Enrico IV a cavallo con la follia
Franco Branciaroli affronta l’opera di Luigi Pirandello, da attore e regista. Lo spettacolo, prodotto da CTB Teatro Stabile di Brescia e Teatro de Gli Incamminati, è in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 15 novembre.
L’ultima prova da attore e regista di Franco Branciaroli lo vede impegnato nell’Enrico IV di Luigi Pirandello. L’opera, scritta dall’autore agrigentino nel 1921, andò in scena per la prima volta al Teatro Manzoni di Milano, nel febbraio dell’anno seguente. Il testo risulta quasi il testamento della poetica pirandelliana in bilico tra ciò che appare e ciò che è, in cui il piglio umoristico dello scrittore indaga l’inesorabile fluire del tempo a cui soccombe il protagonista. Un protagonista senza nome, il cui emblematico anonimato assume una forma importante, addirittura quella di un imperatore, Enrico IV, nei cui panni il personaggio è imprigionato, dopo una caduta da cavallo durante una parata in costume storico, da qui l’idea di credersi il sovrano nato a Goslar. La latitanza dal suo Io cosciente lo ha privato del viver consapevole la giovinezza e lo ha proiettato in un mondo costruito sulla finzione.
Nella regia di Branciaroli il cavallo, quid materico che ha scatenato la follia, viene moltiplicato in una ripetizione ostentata del simulacro nella scenografia curata da Margherita Palli, che si è occupata anche dei costumi, e assale il pubblico con una visione quasi claustrofobica dell’immagine che caratterizza il primo atto dello spettacolo. La scena descrive la condizione mentale malata di Enrico, percepita e creduta tale dagli altri protagonisti della tragedia: la Marchesa Matilde Spina (Viola Pornaro) e sua figlia Frida (Valentina Violo), il Barone Tito Belcredi (Giorgio Lanza), il dottore Dionisio Genoni (Antonio Zanoletti), il giovane Marchese Carlo Di Nolli (Tommaso Cardarelli), nipote di Enrico e il vecchio cameriere Giovanni (Giovanni Battista Storti). Nel suo svuotarsi dagli oggetti scenici, invece, essa delinea la lucidità di Enrico IV, ora guarito, che sceglie, quindi, consciamente d’ingannare chi lo circonda. La burla è disvelata ai suoi finti consiglieri Landolfo (Sebastiano Bottari), Arialdo (Mattia Sartoni) e Bertoldo (Andrea Carabelli), che in alcuni dettagli assumono la natura da infermieri di manicomio. Nel monologo-confessione la crudeltà espressa è così limpida che spiazza gli spettatori per la maestria con cui viene agita sul palco da Branciaroli. La sua voce, che era stata stridula e dalle modulazioni esasperate nel mentre recitava la parte dell’imperatore, sfiorando la lezione sulla phoné assorbita da Carmelo Bene, diventa calda, ferma, perentoria e confidenziale rendendo di una naturalezza inimmaginata le parole di Pirandello, estremamente cerebrali. Ad amplificare l’attenzione e la suggestione di questo quadro, il lavoro di Gigi Saccomandi, che a poco a poco affievolisce le luci fino a disegnare una luna rosso-arancione, perfettamente tonda come la macchia di trucco da clown che Enrico IV ha impressa su metà del volto.
Tocca le corde della spontaneità anche la prova attoriale di Giorgio Lanza che merita di esser citato tra gli altri. Lui è Tito Belcredi, l’antagonista di Enrico, nella vita e in amore, il quale, colpevole di aver aizzato il cavallo su cui montava l’uomo provocandone la caduta, merita la morte per mano dello stesso. Il momento di acume tragico è incorniciato dal ritorno dei cavalli calati dall’alto e dei ritratti della Marchesa di Toscana e di Enrico IV che sbalzano fuori dalla tela assumendo il corpo e la voce di Frida e di Carlo Di Nolli. Prestatisi alla farsa messa in piedi dallo psichiatria, abile sarto dei costumi che vestono, sono le maschere di un déjà-vu che il dottor Genoni cerca di indurre nella memoria del protagonista, per liberarlo dai fantasmi della mente che gli hanno fatto compagnia per dodici anni e che lui ha trattenuto a sé per altri otto. Le geometrie metafisiche, i volumi, le macchine sceniche, a memoria di regie ronconiane, confezionano uno spettacolo teso ad una contemporaneità a tratti atemporale, ma in questo forse non perfettamente compiuto da una recitazione a volte accademica ed enfatica che ha accentuato la non quotidianità del datato testo di Pirandello.
Forza e poesia hanno comunque caratterizzato lo spettacolo di Branciaroli, interprete potente e sensibile che nella scena finale ha restituito in un’immagine il senso profondo dell’opera. Enrico IV, lucido omicida del suo rivale, monta sul cavallo, un cavallo da giostra e si lascia incoronare re dei folli dal medico che prima ha cercato incessantemente e in maniera vana di curare la sua pazzia e che ora riconosce la malattia, come hybris di altri, espiata da lui.
Antonella D’Arco
Teatro Bellini
Via Conte di Ruvo, 14 – 80135, Napoli
Info e contatti: www.teatrobellini.it – botteghino@teatrobellini.it – 081 54 99 688
Orario spettacoli: martedì, giovedì, venerdì e sabato, ore 21.00; mercoledì, ore 17.30; domenica, ore 18.00