Jack lo Squartatore
La storia dell’assassino più famoso nella Londra di fine Ottocento, rivive a Il Pozzo e il Pendolo di Napoli per la regia di Annamaria Russo.
Whitechapel, Londra. Il cuore dell’East End oggi si divide tra grandi mercati, luoghi di integrazione culturale e religiosa. Di Jack lo Squartatore, che insanguinò quell’area un tempo degradata nell’autunno del 1888, restano tracce labili figlie del consumismo: tour organizzati nei luoghi degli omicidi, un macabro turismo dell’orrore che pare accettabile in quanto datato alla lontana epoca vittoriana. Tra i serial killer più cupamente noti della storia britannica, Jack the Ripper continua a turbare l’immaginario collettivo anche dalle assi del palcoscenico de Il Pozzo e il Pendolo, ormai punto di riferimento a Napoli per gli appassionati del giallo e del gotico. Le vicende di Jack lo Squartatore, andate in scena fino al 13 dicembre per la regia di Annamaria Russo, sono liberamente tratte da Il pensionante, romanzo del 1913 di Marie Belloc Lowndes ispirato al famoso e mai catturato omicida londinese.
È quasi inverno. I coniugi Bunting gestiscono una piccola, squallida pensione nella zona est di Londra. Sempre vuota, è il correlativo oggettivo di un matrimonio infelice, fatto di assenze e brutalità. Ellen si impegna per sbarcare il lunario molto più del marito ubriacone e della figlia Daisy. Perciò, quando arriva il signor Sleuth, unico ospite, la donna cerca di assecondarne le bizzarre abitudini. Mentre sulla città cala un gelo irreale, il quartiere è sconvolto da numerosi omicidi di prostitute, opera di un killer spietato, che proprio all’interno della modesta pensione potrebbe nascondersi. La paranoia del capofamiglia Bunting contagia anche lo spettatore, in un gioco sul filo del terrore alla ricerca dell’assassino. Lo spazio scenico amplifica l’angoscia dei personaggi, quattro animali in trappola che solo all’esterno delle mura domestiche possono essere loro stessi, e non sempre nella versione più piacevole.
L’adattamento getta una tetra luce sulla condizione femminile dell’epoca affrontando tematiche forti che, valicando spazio e tempo, si fanno specchio dell’attualità: prostituzione, povertà, aborto e violenze domestiche vengono raccontati con la crudezza che meritano. L’angusta sala da pranzo, fulcro dell’azione, diviene un coacervo di difetti umani, strambe manie e inquietudini che esplodono in quelli che erano tradizionalmente i momenti più conviviali della Londra di fine Ottocento: i pasti e le letture dopo cena. Scene quotidiane che accostano la trivialità dell’azione ai dipinti di Caravaggio, con un sapiente chiaroscuro a illuminare i quattro protagonisti – Marco Palumbo, Lucia Rocco, Fabio Rossi, Sabrina Silvestri -, a scolpirne in viso luci e ombre, a farne un simbolo universale di bontà e cattiveria riunite in un solo individuo. Stesso design luci evocativo anche per uno dei momenti di più alta potenza visiva dell’intero spettacolo: lo slow motion che vede i membri della famiglia intenti in un’animata discussione a tavola mentre il pensionante è alle loro spalle, pronto a uscire. Una scena molto forte, la cui efficacia viene esaltata dai movimenti degli interpreti. Ciascuno di essi, infatti, riesce a rendere le ambiguità del proprio alter ego a suo modo con un semplice gesto. Su tutti, spicca Lucia Rocco nel ruolo di Ellen Bunting. L’attrice disegna una tensione delle piccole cose dal suo ingresso in scena al finale intenso verso cui accompagna lo spettatore, portato per mano all’interno di un vicolo buio come quelli londinesi, dilaniato dal timore e dalla voglia di svelarne gli orrori.
Funziona la trovata straniante di accostare le versioni al piano di canzoni contemporanee, come Sweet Dreams e Nothing Else Matters, all’ambientazione vittoriana. L’effetto alienante si insinua nella mente del pubblico già nella scena iniziale, preparandolo fin da subito a essere ricettivo, pronto a raccogliere gli indizi sparsi lungo questo riuscito atto unico che si spera sinceramente di rivedere in cartellone a Il Pozzo e il Pendolo in futuro.
Stefania Sarrubba
Il Pozzo e Il Pendolo
Piazza San Domenico Maggiore, 3 – Napoli
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