Quater. Diario di un’ape operaia (e sfruttata)
Un alveare come allegorico call center prende vita nel testo drammaturgico di Giulia Lombezzi, per raccontare il lavoro che abbrutisce di una ape operaia qualsiasi determinata a non arrendersi.
“Tratto da uno sciame di storie vere”: recita così il sottotitolo di Quater – Diario di un’ape operaia, scritto e interpretato da Giulia Lombezzi, in scena alla Sala Ichos di San Giovanni a Teduccio (Na) dal 18 al 20 dicembre, insieme a Filippo Pezzini alla cui voce e chitarra è affidata la costruzione dal vivo della colonna sonora dello spettacolo vincitore, nel 2014, del premio di drammaturgia “Per voce sola”.
E in effetti di storie vere, che come tasselli di un mosaico compongono l’immagine di una Italia che arranca, sul lavoro così come nella quotidianità di una vita difficile da definire, si compone la drammaturgia messa a punto dalla piccola ape Maya/Giulia che attraverso un linguaggio diretto, frenetico, grottesco ma al contempo realista, tratteggia con surreale credibilità un affresco tutto italiano che nello sfruttamento di un lavoratore tipo impiegato in un anonimo call center trova la premessa per parlare di precarietà, disillusioni, coraggio e resistenza. Per raccontare la storia di uno che in realtà è la storia di tanti e che, per quanto possa essere stata declinata nel tempo nei modi più vari, a teatro così come al cinema o tra le pagine di un libro, mai perde purtroppo di attualità e mai non riesce a non tirare dentro, tra le sue trame, chi la ascolta, come se si stesse raccontando proprio di lui/lei e dell’alveare caotico in cui è calato, fatto di velocità, ritmi massacranti, produttività a tutti i costi, finta propensione all’ascolto, spersonalizzazione.
E il non lavorare in un call center non rende affatto immuni dal comprendere le dinamiche e gli effetti di una macchina lavorativa-distruttiva così congeniata, ma anzi è proprio questa dimensione – scelta non a caso dall’autrice – ad acquisire esemplarità universale e come tale assurgere – con semplicità non banale, senza moralismi, ma piuttosto con sarcastica ironia – a nuova, necessaria, denuncia. Fastidiosa come il ronzio di un’ape ma in grado, al contempo, proprio come un’ape, di produrre anche nettare vitale, miele che fortifichi e non faccia arrendere, sul palcoscenico e nella realtà.
Eh si, perché nel provare a raccontare con le giuste parole quanto visto, inevitabile si delinea il parallelo tra la storia drammatizzata e quella della vera protagonista che la interpreta, nel suo essere e voler fare l’attrice: facce – entrambe – di una stessa problematica che è nelle sfide da affrontare e superare, nei curriculum da inviare, nelle risposte da attendere, nei clienti/spettatori da convincere (per essere premiati in busta paga con un lievissimo aumento o con un applauso), che trova i suoi molteplici punti di contatto tra finzione teatrale e vita concreta. Ulteriormente ponendosi come gancio alla cronaca più recente, che racconta di vittime inconsapevoli, di banche che falliscono, di persone raggirate e che nella messinscena firmata dalla Lombezzi trova spazio tra i mille volti descritti dall’altro lato della cornetta, con quella leggerezza che serve solo come lo zucchero a rendere più sopportabile la pillola da ingoiare, ma lascia intatta l’amarezza che cela. E che nel finale – dopo che un ritmo sostenuto e parossistico ha segnato l’intera durata del monologo, dimostrando grande abilità dell’attrice nel gestirlo con disinvoltura e impeccabile controllo – emerge in tutta la sua malinconia, come un frangente lucido di autenticità pronta di lì a poco ad essere nuovamente sopraffatta dal brusio di un alveare ancora troppo distratto e miope per ascoltare la sua unica ape parlante e pensante.
Ileana Bonadies
Ichos Zoe Teatro
Via Principe di Sannicandro, 32/A – San Giovanni a Teduccio, Napoli
Info e prenotazioni: 3357652524- 081275945.