Malammò o della Madonna puttana
Luigi Credendino debutta alla regia con il testo scritto da Valerio Bruner in prima assoluta in scena al Teatro di Contrabbando di Fuorigrotta per raccontare la storia di una donna disperata salvata dalla felicità.
Di amori malati, maledetti, che orribilmente sfigurano i tratti del corpo e dell’anima e che annichiliscono, con la propria furia, la fibra intera dell’essere umano son piene le pagine della letteratura come delle cronaca, di ogni epoca e di ogni tempo.
Ma, in questa messe di visi consumati, di lacrime e dolori, ogni faccia ha una propria storia e, con questa, una propria peculiare dignità; il volto prescelto, in scena sul palcoscenico del Teatro di Contrabbando dal 18 al 20 dicembre, è quello di Malammò, figura di prostituta, nata dalla penna di Valerio Brunner, in cui sincreticamente si intrecciano la dimensione sacra e quella profana.
Per la regia di Luigi Credendino, sul palco è la bella Chiara Vitiello che, rannicchiata al suolo, trafitta da un raggio di luce, si lamenta sottile, in crescendo; e sebbene il suo grido penetrante sia canto d’emergenza, bisogno di ordine, desiderio di serenità, tuttavia una nota lasciva nella sua voce lascia intendere un’impossibilità di vivere una vita piana, quieta e buona.
La sua è un’anima selvaggia, ineducata, e i suoi movimenti, le sue parole, la rendono più simile ad una bestia che a una donna del mondo civile: in lei è lo stato di natura – anche se si tratta di una bestialità probabilmente indotta dai mostri di fuori e per reazione ad essi -, il sesso, la maternità, l’acqua, gli elementi primi. La sua lingua è un napoletano crudo, quello che nasce nella miseria e negli stenti, la sua veste è quella, lunga e ariosa, che offre i seni e le gambe alla vista, tipica per chi deve mettere in vendita il proprio corpo.
Malammò è il suo nome d’arte – se quella di attirare gli uomini si possa considerare arte -, lei è nata in un mercato, e fin dalla tenera età ha preso l’abitudine di “andare a trovare” gli operai del padre: perché il sesso è atto di ribellione e le sue gioie furiosamente intense valgon bene i patimenti postumi che ne vengano. Ma pure in tutta questa congerie di oblio è possibile un amore: gentile nell’animalità, condannato a perdersi eppure genuino.
Ma, a un tratto, Malammò si trasfigura: inseguendo, nascosta e vergognosa, i passi dell’amato, passando dinanzi ai bassi e alle miserie degli uomini, ella si sovrappone lentamente all’immagine della Maddalena. Una puttana selvaggia si trasforma nella “prostituta ‘e Dio. A nomm’ ‘e Dio”, nella schiava d’amore che rassetta ed amministra le faccende domestiche di chi, in realtà, pur essendo Dio, “era tale e quale a me: carne”.
Un Dio amato; un Dio a cui si preferisce Barabba, un Dio mandato a morire “pecché accussì adda ghì”, un Dio con la cui morte si sopisce la frenesia dell’animo della Maddalena.
La messinscena, profittando del bel contesto del Te.Co., riesce, in trasparenza, a far vedere ciò che vuol mostrare al pubblico, anche se la ripetitività dei gesti sul palco rischia di intorpidire l’occhio dello spettatore; è primo vagito artisitico, cui va dato tempo e modo per crescere e modulare il proprio canto.
Da segnalarsi certamente è la scelta delle musiche di scena, ben perturbatrici e capaci di effondere in platea uno spirito di qual certa concitazione; la scena e i costumi, curati da Federica Rubino, pur nell’elementarità degli oggetti che sono sull’assito, sono in grado di dare allo spettatore le giuste coordinate mentali per accogliere la piece.
Antonio Stornaiuolo
Te.Co. – Teatro di Contrabbando
Via Diocleziano, 316 – Fuorigrotta (NA)
Giorni e Orari: venerdì e sabato dalle 20:30 | domenica dalle 18:30
Per info e prenotazioni: 334 214 2550 – teatrodicontrabbando@gmail.com – www.teatrodicontrabbando.com