Afshin Varjavandi firma toPRAY, specchio dell’animo umano [INTERVISTA]
Muovendosi a passo di danza contemporanea, quattro giovani artisti raccontano al pubblico del Teatro Morlacchi di Perugia il viaggio introspettivo compiuto all’interno delle proprie emozioni. A guidarli nel percorso è Afshin Varjavandi.
Dopo il debutto all’ultima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, arriva sul palco del Teatro Morlacchi, questo pomeriggio, alle ore 17, il nuovo spettacolo di Afshin Varjavandi, toPRAY, frutto della personale ricerca interiore del coreografo e di quattro danzatori: Luca Calderini, Mattia Maiotti, Jenny Mattaioli, Elia Pangaro. Ne esce un quadro di emozioni e movimenti che descrivono il viaggio introspettivo nell’animo umano. Noi di QuartaParete abbiamo incontrato il poliedrico ballerino e coreografo, direttore della INC INNprogress collective, compagnia indipendente di giovani artisti che si occupa di danze urbane, visual art e performance, per meglio comprendere la sua forma di danza contemporanea che rifugge gli schemi ordinari e cerca di configurare una nuova forma di espressione personale. Espressione di un multiculturalismo specchio, forse, anche delle sue origini che lo vedono nascere a Teheran in una famiglia persiana composta da madre di origini russe e padre di origini indiane.
Partiamo dal titolo…
toPray è una ricerca interiore. Nasce dalla mia ricerca personale ed introspettiva dell’essere umano e si estende, su mia richiesta, agli interpreti. Il lavoro drammaturgico, quindi, non avendo dato loro testi su cui basarsi, è stato scritto interamente dai ballerini che hanno dovuto compiere una loro ricerca interiore individuale. Ciò che ne è uscito è il nostro racconto dell’animo dell’uomo, narrato dai movimenti dei corpi.
Quattro personalità, quattro ricerche, quattro drammaturgie diverse. Come è riuscito ad unirle?
Sono riuscito a farne un’unica drammaturgia perché ho la fortuna di lavorare con loro fin da quando erano molto giovani. Conosco bene i loro corpi su cui ho già costruito varie coreografie. Avevo, ovviamente, in testa uno “scheletro”, una struttura, erano anni che pensavo a questo lavoro. Iniziata la creazione, piano piano, si sono anche, come dire, intessute le relazioni (chi con l’uno, chi con l’altro e anche con me) e per noi toPRAY è diventata una chiara storia che parte da un punto e arriva ad un altro. Non essendo però un lavoro didascalico è una storia che rimane “segreta”. Occorre assistere alla performance, non si può raccontare.
Che tipo di musica accompagna questo viaggio introspettivo?
Per le musiche, dopo tanti anni, ho sentito il desiderio di chiedere la collaborazione di un musicista. Il disegno sonoro dello spettacolo è dunque composto da Angelo Benedetti, docente al Conservatorio Morlacchi di Perugia e al Conservatorio di Alessandria. Il docente di musica elettronica ha composto non solo alcune parti originali dello spettacolo, ma anche ricomposto l’intero disegno sonoro che risulta essere abbastanza complesso e distribuito in quadrifonia. Abbiamo perciò il suono che nasce da un punto ma si distribuisce poi in altri dello spazio in cui ci muoviamo. Quindi, per risponderti, musiche originali solo in parte. Il resto è ricerca mia. Considera che il mio lavoro si basa sempre sulla musica. È il suono che mi evoca la scena che creo.
Ci fa piacere constatare che Jenny Mattioli è una delle protagoniste dello spettacolo…
Si, Jenny è l’unica figura femminile dello spettacolo, una figura “androgena” che colpisce molto. Con lei siamo al quattordicesimo anno di percorso insieme. È una danzatrice fuori dall’ordinario, molto amata non solo dal pubblico, ma anche dagli addetti del settore. Chiunque vede Jenny rimane folgorato dal suo magnetismo incredibile.
toPRAY è prodotto da La MaMa International. La INC ha dunque sede a Spoleto?
La nostra sede di residenza è a Perugia, al Centrodanza Spazio Performativo dove, tra l’altro, insegno. Ma toPRAY è frutto della residenza presso La MaMa Umbria International di Spoleto, che ne ha curato la produzione.
Come siete arrivati nella Stagione del Teatro Stabile dell’Umbria?
Devo riconoscere il merito ad Adele Bevilacqua (Ndr. responsabile danza del Teatro Stabile dell’Umbria) che ci ha sempre sostenuto. Ha seguito i nostri lavori ed ho sempre trovato in lei una persona eccezionale dotata di grande sensibilità. Pensa però che, prima di arrivare al Teatro Morlacchi, ci sono state tournée negli Stati Uniti e la partecipazione ad una produzione cinematografica.
Perché, secondo lei, la danza contemporanea stenta tanto ad entrare nei grandi circuiti italiani?
Sostanzialmente, credo, avvenga perché l’Italia è un paese legato alla storia, alla tradizione da cui non sempre riesce a staccarsi. Lo vediamo in ogni campo artistico. Prendi, ad esempio, la Biennale d’Arte di Venezia. È fortemente sostenuta da artisti stranieri…
L’innovazione, però, parte sempre dalla tradizione e la danza contemporanea è una evoluzione della danza classica…
Si, ma non necessariamente. Il percorso del classico è l’eccellenza per quanto riguarda l’acquisizione della consapevolezza del corpo. Per la tecnica, forse no, secondo me. Io non ho studiato danza classica. Vero è che la danza va conosciuta tutta. Forse io non ho una base classica potente ma sicuramente sono uno che fin da ragazzino la danza classica l’ha “guardata” e seguita.
Forse non una base classica potente ma, sicuramente, nei suoi spettacoli si nota un grande spirito evocativo delle emozioni. Mai uno spettacolo fine a se stesso ma sempre sull’onda della ricerca…
Mi fa piacere sentirtelo dire perché è la stessa cosa che dicono anche le persone più al dentro nel settore della danza. Quello che mi viene riconosciuto, spesso, è l’impatto evocativo del mio lavoro e penso che questo sia semplicemente, genuinamente, frutto del riflesso di quello che sono io nella vita. Sono uno che cerca il significato in ogni minima cosa.
Parlando di cinema, il 14 gennaio è uscito il nuovo film di Giuseppe Tornatore Corrispondenza, la INC INNprogress è presente nella pellicola. Come mai?
Tutto è nato in modo buffo. Un giorno mi è arrivata una mail in cui una persona, che non conoscevo, asseriva di scrivere per conto di Giuseppe Tornatore. Pare che il regista, avendo visto il mio lavoro, desiderasse avere delle informazioni tecniche, registiche, amministrative e quant’altro. Lì per lì stavo per eliminare la mail pensando ad uno spam poi, incuriosito, ho deciso di chiamare il numero telefonico presente nella missiva. Mi sono informato ed ho scoperto che era tutto vero. Tornatore, cercando lavori di danza nel web, ha trovato un mio video su You tube che lo ha colpito e ha deciso di contattarmi. Ne è uscita un’esperienza eccezionale a fianco di un regista straordinario che ha una luce evidente molto particolare attorno a sé.
Come vi inserite nel contesto del film?
C’è una scena durante la quale la protagonista è seduta in teatro e quello che sta guardando è il nostro spettacolo. Io e i ragazzi il 14 gennaio eravamo seduti tutti insieme in sala a guardare il film.
Cosa ha in programma Afshin Varjavandi per la sua compagnia?
toPRAY sarà in scena anche il 23 gennaio al Teatro di San Fedele di Montone e, a marzo, in Calabria. Sempre nello stesso mese saremo anche a Spoleto, all’interno di una rassegna dedicata ai giovani coreografi organizzata da La MaMa Umbria International. Lo spettacolo sarà il “prodotto punta” del festival. Il 5 e il 6 saremo invece al Teatro La MaMa dell’East Village a New York. Ho anche in mente un nuovo lavoro per la prossima estate, ma non ti posso dare anticipazioni. In realtà non ne do mai perché, come ti dicevo prima, prima di definire esattamente un progetto, questo, per me, deve partire e man mano che le cose si evolvono, creo il mio “disegno.
Un bel percorso…
Decisamente e posso dire che lo meritano perché hanno una dedizione eccezionale e un’umiltà di fondo non indifferente. La loro punta di forza, secondo me, sta proprio nel carattere. Oltre l’aspetto professionale, loro sono delle “belle” persone e non sono semplicemente ballerini.
Francesca Cecchini
toPRAY sarà in scena domenica 17 gennaio al Teatro Morlacchi di Perugia ( 075.57542222 – www.teatrostabile.umbria.it) e sabato 23 gennaio alle ore 21 al Teatro San Fedele di Montone (339.1154535 – 339.4543372 – teatrosanfedele@teatrosanfedele.it).