La Medea “pulp” di Lavia
In scena al Mercadante di Napoli, fino al 28 febbraio, il classico euripideo interpretato da un’intensa Federica di Martino, volto di una indagine sulla dignità femminile e la paura dell’estraneo.
A poco più di un anno da Sinfonia d’autunno, Gabriele Lavia torna al Mercadante con Medea, nuova edizione della tragedia di Euripide, tradotta per l’occasione da Maria Grazia Ciani in un italiano moderno e vivace che non fa sentire i quasi duemila e cinquecento anni di distanza dall’originale greco.
La vicenda narrata, d’altronde, è senza tempo: una donna tradita ed abbandonata (Medea, appunto) decide di vendicarsi mietendo vittime tra i cari del proprio ex partner (lo sventurato Giasone, un ottimo Daniele Pecci) fino a compiere l’assassinio dei suoi stessi figli: niente che non possa essere trovato tra le cronache dei giornali di provincia, magari a parti (e sessi) invertiti, come faceva notare l’oggi compianto Umberto Eco in una bustina di Minerva di qualche anno fa.
A vedere questa versione firmata dal regista milanese, sembra tuttavia di assistere in qualche modo alla prosecuzione di Sinfonia d’autunno, per il medesimo indugio utilizzato nella resa del dolore dei protagonisti e lo stesso tono monocorde conferito alle lamentationes della protagonista femminile. Medea (una Federica di Martino che non si risparmia per tutta l’ora e mezza di spettacolo) non manca mai di farci presente la sua infelicità, lo strazio insostenibile che porta seco e men che meno la causa primaria di tutti i suoi patemi: Giasone, padre dei suoi figli e novello sposo della figlia del re Creonte; al testo (da questo punto di vista fedele all’originale euripideo) fa il paio un’interpretazione ed una regia che non lesinano di sottolineare i tormenti della protagonista, talvolta probabilmente eccedendo fino alla caricatura.
Pecci affronta il suo Giasone con personalità, concedendogli incertezze credibili e cingendo le sue azioni con una plausibile aura di dabbenaggine tipicamente maschile; non può rimproverarsi molto nemmeno a Federica di Martino, che mette il suo fisico al servizio di uno dei ruoli più famosi del teatro di ogni tempo, fino al nudo integrale della doccia chiamata a lavare via gli ultimi rimorsi per i delitti compiuti.
Diversi, quindi, i risvolti positivi di questa messinscena; e interessante è la scenografia di Alessandro Camera (sua era anche quella di Sinfonia d’autunno; a differenza di quella usata per il capolavoro bergmanniano, però, questa punta tutto su un minimalismo che accresce il senso di “atemporalità” della storia narrata). La sensazione generale, tuttavia, è che sia mancato quel pizzico di carattere necessario a reinterpretare un classico di questa portata, magari accentuando la chiave interpretativa di una Medea straniera tra stranieri, che timidamente fa capolino di tanto in tanto; preferendo una marcata esaltazione delle emozioni dei protagonisti, esasperata dall’accompagnamento musicale vagamente “pulp”, a tratti quasi inquietante.
I molti liceali accorsi per la replica pomeridiana di giovedì 18 hanno applaudito con riverenza al termine della recita; consci, forse, di aver scelto un’occasione non semplice per avvicinarsi all’arte teatrale.
Antonio Indolfi
Teatro Mercadante
piazza Municipio – Napoli
Informazioni: 081.5524214 – info @teatrostabilenapoli.it – www. teatrostabilenapoli.it
Biglietteria: 081.5513396 – biglietteria @teatrostabilenapoli.it