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Inserito dall’Unesco, nel 2001, nell’Elenco delle Memorie del mondo, lo storico testo di Henrik Ibsen debutta al Teatro Nazionale napoletano per la regia di Claudio Di Palma e l’adattamento di Raffaele La Capria.

Foto Marco Ghidelli

Foto Marco Ghidelli

Riuscirà la nostra Nora a trovare le giuste motivazioni per restare in casa Helmer e abdicare al suo proposito di abbandono del tetto coniugale? Pur lasciando il brivido della scoperta ai gentili lettori che si avvicineranno al capolavoro ibseniano per la prima volta, e in scena in questi giorni al Teatro Mercadante di Napoli, ci tocca subito avvisare gli altri che no, questa rilettura ad opera di Raffaele La Capria non tenta conclusioni azzardate, né altera il corso consueto del testo di Casa di bambola, consegnandoci una pièce che, anche grazie alla regia puntuale di Claudio di Palma, resta nell’alveo tradizionale prefigurato dallo stesso autore norvegese, fluendo piacevolmente per un centinaio di minuti.
A ben vedere, è lo stesso La Capria – che con questa produzione continua la sua collaborazione con lo Stabile dopo il ciclo di allestimenti a lui dedicati nel 2014 – a sottolineare l’intento di “liberare il testo dalle lungaggini tipiche della drammaturgia del tempo”, limitandosi ad un lavoro di limatura che colpisce in particolare i personaggi secondari. In tal modo, l’autore napoletano sortisce un duplice effetto: da un lato, svanisce parzialmente la tridimensionalità dell’opera di Ibsen, venendo meno il confronto tra Torvald, Nora e gli altri comprimari di cui non sempre, in questo modo, si riesce ad apprezzare l’utilità ai fini della caratterizzazione; dall’altro, ciò porta in primissimo piano il confronto tra i coniugi, con tutti i dilemmi morali e sociali che l’autore norvegese sapeva di suscitare.

Foto Marco Ghidelli

Foto Marco Ghidelli

La Capria ammette, nell’introduzione all’adattamento, di aver considerato centrale la “critica ai rapporti di dominazione in seno al matrimonio borghese che anticipa le questioni del femminismo moderno”, puntando sul confronto Nora-società del tempo che, per contrasto, fa sentire tutta la distanza temporale del testo originale; una sensazione di lontananza acuita da una traduzione che non appare improntata al più marcato realismo.
La scenografia ed i costumi (rispettivamente, opera di Luigi Ferrigno e Marta Crisolini Malatesta) non restano particolarmente impresse mentre alla fotografia di Luigi Saccomandi il merito di riuscire a restituire, pur nella sua semplicità, lo spettro di emozioni che si avvicendano sul palco.
A donare la propria voce a Nora, Henrik che ne interpreta compitamente l’evoluzione caratteriale,  mentre Torvald è lo stesso regista Di Palma; e se le loro  performance attoriali (insieme a quelle degli altri personaggi: Alessandra Borgia, Giacinto Palmarini, Autilia Ranieri, Paolo Serra) unitamente alla messinscena conservano un alone di tradizione, concedendo pochi spunti di originalità rispetto al consueto svolgersi degli eventi, non per questo lo spettacolo risulta perderne in godibilità, portando comunque a compimento una lettura che ci è apparsa apprezzata dalla platea accorsa alla prima nazionale della messinscena che resterà in scena fino al 17 aprile al Teatro Mercadante.

Antonio Indolfi

Teatro Mercadante
Piazza Municipio, Napoli
Orari: martedi e venerdi ore 21.00; mercoledi e giovedi ore 17.00; sabato ore 19.00; domenica ore 18.00
Contatti: www. teatrostabilenapoli.it | Biglietteria: 0815513396 | biglietteria@teatrostabilenapoli.it

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