Teatro Nazionale di Napoli: una stagione d’autore per il 2016-17
Lo Stabile napoletano rende pubblico il calendario degli eventi per il prossimo anno, puntando su un offerta varia e ricca che, tra il Mercadante e il San Ferdinando, spazia da Euripide a Camilleri, passando per Shakespeare, Pirandello ed Eduardo
Ogni nuova stagione teatrale è un miracolo: vuol significare che gli uomini non hanno ancora smesso di fantasticare e di indagare su sé stessi e su tutto ciò che li circonda.
La nuova stagione del Teatro Stabile di Napoli diretto da Luca De Fusco (qui l’intervista) ha tutte le carte in regola per presentarsi come degna prosecuzione di quel miracolo: 21 spettacoli, i più vari, per Una stagione d’autore che, dalla commedia al dramma passando anche per la musica e la danza, propone nei due cartelloni dei teatri Mercadante e San Ferdinando un’articolata serie di messinscene che vedranno all’opera artisti italiani e stranieri, impegnati su una serie di tematiche intramontabili a cavallo tra potere, amore e disvelamento delle ipocrisie del quotidiano.
Il sipario si alzerà, il 19 ottobre presso la sala di Eduardo, su Liolà, celebre commedia pirandelliana, prodotta dallo stesso Stabile napoletano e affidata alla regia di Arturo Cirillo; nelle vesti dello scanzonato e vitale dongiovanni del titolo, sempre pronto ad assaporare senza remore in un tutto panico la pienezza della vita, è Massimiliano Gallo, accompagnato in scena dallo stesso Cirillo, Milvia Marigliano e Giovanna Di Rauso.
Il Mercadante, invece, aprirà i battenti il 26 ottobre, con uno dei tre omaggi che lo Stabile riserverà a Shakespeare per festeggiare il 4° centenario dalla data di morte: il Macbeth prodotto dalla regia di De Fusco – e per una traduzione di Gianni Garrera -, concentrandosi sul tema dell’origine del male, vedrà in scena come attori protagonisti Luca Lazzareschi e Gaia Aprea; tra le note di regia, De Fusco segnala linee di continuità col suo Antonio e Cleopatra (protagonista del quale fu lo stesso duo di attori) del 2013, lavorando sulla compresenza in scena di attori e proiezione del loro recitare.
Novembre vedrà in scena due testi novecenteschi, ma oltremodo distanti l’uno dall’altro: a partire dal 16 il San Ferdinando offrirà la sua sala a Natale in casa Cupiello (leggi qui la recensione), nella singolare messinscena di Antonio Latella, tutta incentrata su “ la famiglia e le sue relazioni interne” all’interno della quale “tutti sono schiavi di un dedalo di aspettative scontate”, che è valsa al regista di Castellammare di Stabia il premio Le Maschere 2015 per la miglior regia.
A partire dal 30 Novembre, invece, un sarà la volta di debutto mondiale che animerà l’assito del Mercadante: Mascia Musy, Massimiliano Gallo, Giovanna Di Rauso saranno diretti dal giovane regista cileno Cristián Plana, il quale firma la regia di Un tram che si chiama desiderio, opera di Tennessee Williams coprodotta dallo Stabile di Napoli con la Foundacion Festival Santiago a Mil. La piéce, che promette di mantenersi quanto più fedele al testo violento e a tratti paranoide del drammaturgo statunitense, sarà poi rappresentata in Cile nell’ambito dell’edizione 2017 del Festival di Santiago a Mil.
In scena a partire dal 13 dicembre, presso la sala principe dello Stabile, sarà Il giuoco delle parti, altra commedia di Pirandello, per un adattamento di Roberto Valerio – che ne firma anche la regia -, Umberto Orsini e Maurizio Balò. L’adattamento vede il protagonista, Leone Gala (il celeberrimo Umberto Orsini), impegnato in un ripensamento dei fatti narrati dal poeta agrigentino: una tale proposta scenica necessariamente metterà in risalto la soggettività del primo attore, tutto teso in pensieri a metà strada tra la ragione e la follia.
Ma dicembre, a partire dal 21, sarà anche il mese di un grande classico del teatro napoletano: Miseria e Nobiltà, secondo spettacolo firmato dalla regia di Arturo Cirillo, che accompagnerà gli spettatori del San Ferdinando fino all’8 gennaio. In scena, oltre a Cirillo e a Giovanni Ludeno, un Tonino Taiuti che vestirà da mattatore gli abiti di Felice Sciosciammocca, nel ruolo che fu di Totò.
Il primo mese del 2017 vedrà il Teatro Mercadante ospitare ben 3 messinscene: il 4 gennaio sarà la volta di La creatura del desiderio, opera tratta dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri, con la regia di Giuseppe Dipasquale. La piéce, coprodotta dallo Stabile di Napoli e dal Teatro Stabile di Catania, intende sviluppare la storia burrascosa del celebre pittore Oskar Kokoschka e della pittrice e compositrice Alma Mahler, due personalità tra le più interessanti del Novecento, che promettono di dibattere sulle radici dell’Europa e sui suoi mutamenti prevedibili.
A seguire vedrà la luce Scandalo, in scena tra il 24 e il 29 gennaio, testo inedito di Arthur Schnitzler – la data di pubblicazione è il 1898 -, prodotto da Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti e Mittelfest 2015; l’opera, per una traduzione di Ippolito Pizzetti e con la regia di Franco Però, avrà come protagonisti in scena Franco Castellano e Stefania Rocca, testimoni di un amore che sfigura le convenzioni borghesi con crudele leggerezza, conducendo per mano gli spettatori in questa amara commedia.
Ultimo degli appuntamenti di gennaio è Minetti, al via dal 31 gennaio: la messinscena, il cui testo di base è l’omonima commedia scritta nel 1976 da Thomas Bernhard e tradotta in italiano da Umberto Gandini, si giova del ritorno a Napoli di Eros Pagni, diretto ancora una volta da Marco Sciaccaluga: le premesse perché il vecchio Minetti porti ancora una volta la poesia in teatro ci sono tutte.
Ma gennaio festeggerà anche il trentennale dalla morte di Annibale Ruccello: nella sala di via Foria sarà di scena Ferdinando, per la regia di Nadia Baldi – produzione Teatro Segreto – e con protagonista sull’assito Gea Martire, nella convinzione di omaggiare la memoria del drammaturgo di Castellammare col suo testo più famoso.
Il primo giorno di febbraio 2017 coinciderà con la prima al San Ferdinando di Mal’essere, una riscrittura napoletana dell’Amleto di William Shakespeare realizzata da Fuossera, ‘Op Rot, Sha One, ‘O Zulù e Capatosta. Il progetto, ideato e diretto da Davide Iodice, vuol partire dalla rilettura di una delle più celebri opere shakespeariane per declinarla poi secondo gli stilemi tipici dei rapper napoletani, i quali, più che ragionare sull’essere o il non essere, finiranno per farsi bardi di un malessere che, come afferma lo stesso regista, meglio e più degli altri artisti contemporanei sanno “esprimere, a parer mio, […] oggi”.
Il Mercadante inaugurerà il nuovo anno a partire dall’8 febbraio con Giulio Cesare, terzo ed ultimo appuntamento della stagione dedicato al bardo di Stratford-Upon-Avon. La piéce, prodotta dallo Stabile del Veneto, a firma dello spagnolo Alex Rigola – già direttore della Biennale di Venezia – si avvarrà della capacità drammatiche di Michele Riondino, artista poliedrico che farà vibrare la scena dei temi più propri dell’opera di Shakespeare, su tutti quello del fascino del potere per il potere.
Ultimo evento di febbraio, Il genio dell’abbandono – la cui prima si terrà il 22 dello stesso mese -, giovane romanzo del 2015, scritto da Wanda Marasco e finalista dell’ultimo premio Strega. La regia, a cura di Claudio Di Palma, vuol seguire la storia del più grande scultore italiano otto-novecentesco, quel Vincenzo Gemito le cui faccende d’infanzia e il cui rapporto con Napoli segnarono per sempre la sua produzione e la sua ricezione presso il pubblico.
Marzo si presenta particolarmente vario nella programmazione del cartellone. Si avvicenderanno difatti, nei due teatri dello Stabile, tre appuntamenti peculiari e diversificati: comincerà il Mercadante, spalancando le porte a Madame Pink, commedia musicale scritta – con la collaborazione di Rene De Ceccaty – e diretta da Alfredo Farias, ambientata ed incentrata sul Nord America, che vedrà protagonista Gaia Aprea. Tra il 1 e il 12 marzo le peculiari atmosfere del regista franco-argentino sorprenderanno gli spettatori, narrando il traumatico passaggio dall’innocenza alla violenza della semplice Madame Pink.
A seguire, grazie alla collaborazione intessuta dallo Stabile di Napolo con il Teatro Alexandriskij di San Pietroburgo, a partire dal 22 Marzo i registi russi Valery Fokin e Nikolay Roshin porteranno in scena Le Troiane di Eschilo, dramma sempiterno e prima delle due messinscene dedicate al teatro greco, che si avvarrà di un cast interamente italiano, tra cui spiccano i nomi di Angela Pagano, Giovanna Di Rauso, Autilia Ranieri e Federica Sandrini.
A chiudere il mese, infine, il Circus Don Chisciotte, messinscena di e con Ruggero Cappuccio – sull’assito insieme a Giovanni Esposito -, che sarà in scena dal giorno 23 fino al 2 aprile. L’incontro tra il colto vagabondo Michele Cervante ed un girovago nullatenente incontrato per le vie notturne di Napoli condurrà con levità il loro dialogo sulla via della visionarietà – così peculiare nella poetica di Cappuccio, per la cui capacità di reinvenzione del linguaggio teatrale, napoletano e non, si è felicitato lo stesso De Luca -, tutta protesa tra sogno e saggezza.
Ultimo mese di programmazione ordinaria, Aprile vedrà l’ingresso della danza sui due palcoscenici: quasi contemporaneamente (a partire dal 4 nella sala principe, dal 6 per quanto riguarda il San Ferdinando) partiranno i due progetti di Emio Greco e Pieter Scholten da un parte, Noa Wertheim dall’altra. I due noti coreografi attivi ad Amsterdam offriranno agli spettatori del Mercadante due spettacoli, ambedue prodotti dal Ballet National de Marseille e da ICKamsterdam: Rocco e Extremalism porranno in evidenza il corpo, nelle sue incredibili capacità di mutarsi e di adattarsi alle difficoltà; di altro tenore è Yama, il progetto dell’israeliana Noa Wertheim con la sua compagnia Vertigo Dance Company – che troverà posto nella sala di via Foria – le cui premesse sembrano situarsi a mezzo tra misticismo poetico e spiritualità new age.
A partire dal 19 aprile, sarà ancora una volta in programmazione l’Orestea che grande successo di pubblico ha ottenuto, e sulla quale si è già avuto modo di esprimersi dopo averla vista lo scorso anno (parte I: qui – parte II: qui)
Ultima messinscena della stagione sarà Morte di Danton, tratta da un importate autore ottocentesco, Georg Büchner, e messa in scena da una notevole figura del teatro contemporaneo, Mario Martone che ne cura scene e regia, avvalendosi della traduzione di Anita Raja. La messinscena, che sarà nella sala di piazza Municipio dal 26 aprile fino al 7 maggio, vedrà impegnato un cast d’eccezione (su tutti, Giuseppe Battiston), impegnato nella realizzazione di quel convulso periodo storico che vide la contrapposizione di Maximilian Robespierre a Georges Jacques Danton, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.
Antonio Stornaiuolo
Teatro Stabile di Napoli
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