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Nel giorno della Festa della musica, inaugurata l’esposizione fotografica curata dal regista del film che omaggia la celebre band inglese e il loro singolare concerto a porte chiuse svoltosi all’interno degli scavi nel lontano 1971.

Foto Cesare Abbate

Foto Cesare Abbate

Antico e contemporaneo si incontrano a Pompei nella mostra Pink Floyd. Live at Pompeii. The exhibition by Adrian Maben, curata dalla Soprintendenza Pompei e dallo stesso Maben, regista del film-documentario girato ormai 45 anni fa proprio all’interno degli scavi con protagonista la mitica band inglese divenuta una icona della musica internazionale.
Raccolta di più di 250 foto, in bianco e nero e a colori, che ritraggono momenti del concerto svoltosi nell’ottobre del 1971 in un anfiteatro volutamente deserto, a cui si aggiungono video e immagini più recenti che ripercorrono la storia del gruppo rock britannico – la cui musica suona in sottofondo accompagnando i visitatori – ma anche le influenze da esso determinate negli anni e gli omaggi musicali ricevuti, tra interviste, dietro le quinte e inediti, la mostra è stata inaugurata non in un giorno a caso: si celebra, oggi, infatti, la Festa della Musica indetta, in tutta Italia, dal ministro per i Beni e le attività culturali e il Turismo, Dario Franceschini, che Pompei, dunque, ha inteso celebrare proprio riportando indietro le lancette dei ricordi a quello che fu sicuramente un evento unico (oggi cristallizzato nell’omonimo video: https://www.youtube.com/watch?v=bnC7TdkRnP4) e che il prossimo 7 e 8 luglio in parte verrà rivissuto con l’atteso concerto di David Gilmour, chitarrista storico dei Pink Floyd.
Ancora una volta, allora, ecco gli scavi archeologici pompeiani farsi collante e tramite tra arte e storia, tra passato e presente, ricoprendo con prestigio quella che è una loro naturale vocazione, del resto, come ben sottolinea il Soprintendente Massimo Osanna: unire e farsi portavoce di valori assoluti e universali, ovvero Bellezza e caducità dell’esistenza, che forse in nessun altro luogo potrebbero coesistere con così naturalezza.
Lungo circa un anno il lavoro di concertazione e collaborazione, tra i soggetti organizzatori, richiesto per dare vita alla mostra, che il regista scozzese – come ha dichiarato – avrebbe voluto, fin dal primo momento, venisse esposta nella piramide realizzata dall’architetto Francesco Venezia che per lungo tempo ha ospitato i calchi (e che ora è in fase di smantellamento) all’interno dell’anfiterato romano, se problemi logistici non fossero intervenuti ad impedirne la realizzazione fino a oggi, quando per la prima volta gli ambulacri che conducono agli spalti superiori sono stati aperti al pubblico e trasformati in una galleria d’arte perpetua che vedrà susseguirsi nei prossimi mesi ulteriori eventi su cui vige ancora il più assoluto riserbo.
L’esposizione sarà visitabile dal 9 all’11 luglio e in maniera permanente dal 18 luglio per tutto il periodo estivo fino a settembre. Per maggiori informazioni visitare il sito: http://www.pompeiisites.org/

Ileana Bonadies

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