Teatro… di posa: il cinema incontra il palcoscenico in 7 film
Dal 1950 ai giorni nostri, una carrellata di alcuni dei film più interessanti (e apprezzati dal pubblico) ambientati a teatro.
Tutto il mondo è un palcoscenico. La citazione di Shakespeare, tratta da Come vi piace, è stata abusata e stravolta da più parti per riferirsi al girotondo della vita che imita l’arte. Cosa succede, invece, quando è tutto lo schermo a farsi palco? La sintesi di due linguaggi artistici, il cinema e il teatro, che si fanno ibrido unico nel raccontare storie passando anche per le tavole di legno. Molti, moltissimi sono i film che mostrano i retroscena dell’universo teatrale. Qui di seguito ne abbiamo scelti sette, in un piccolo viaggio nel mondo meta: il cinema che non è più solo cinema, il teatro che non è solo teatro, mai.
Eva contro Eva (All About Eve, 1950) di Joseph L. Mankiewicz
La scalata sociale dell’innocentina Eve Harrington (Anne Baxter), perpetrata a suon di bugie e inganni, ai danni della star di Broadway Margo Channing (Bette Davis). Straordinarie le due protagoniste nel raccontare il conflitto tra l’amarezza dell’attrice in là con gli anni che si vede scavalcata e la violenza della giovane collega, pronta ad assorbirne ogni gesto e a farlo proprio. La pellicola vinse sei Oscar. In più, Marilyn Monroe in uno dei suoi primi ruoli importanti. Imperdibile.
Per favore, non toccate le vecchiette (The Producers, 1967) di Mel Brooks
Al suo esordio alla regia, Brooks presenta bene le disavventure artistiche sì, ma soprattutto economiche di Max Bialystock (Zero Mostel), produttore teatrale. Ad aiutarlo, Leo Bloom (Gene Wilder), contabile paranoico. L’obiettivo del duo? Mettere in scena lo spettacolo più brutto della storia, per poi intascare i soldi della produzione. Inconfondibile l’ironia poco politically correct, tra frodi fiscali e jokes sul nazismo, che è valsa al film la famosissima trasposizione teatrale e il remake nel 2005.
L’ultimo metrò (Le dernier métro, 1980) di François Truffaut
Altri i toni per il secondo capitolo dell’incompleta trilogia sullo spettacolo del regista francese. Dopo il cinema di Effetto notte, L’ultimo metrò è il teatro che lotta contro il potere. Nella Francia occupata, l’attrice Marion (Catherine Deneuve) dirige la compagnia del marito, regista ebreo, nascosto per sfuggire alla cattura. Lo spettacolo, di cui è protagonista con il giovane della Resistenza Bernard Granger (Gérard Depardieu), è il perno intorno al quale tutto precipita. È il film-tributo di Truffaut alla resilienza dell’arte.
Pallottole su Broadway (Bullets Over Broadway, 1994) di Woody Allen
Siamo nei Roaring Twenties, i ruggenti anni Venti. A New York, il giovane drammaturgo di belle speranze David Shayne (John Cusack) mette in scena il suo spettacolo. L’impresa è finanziata da un boss della mafia, desideroso di trovare un ingaggio per la fidanzata priva di qualsiasi capacità. Tra attori protagonisti nevrotici, scagnozzi dotati per la scrittura e molte, troppe catastrofi, Allen porta alla luce le vicissitudini più divertenti del teatro. Divertenti perché, spesso, vere.
Stage Beauty (2004) di Richard Eyre
Se sul teatro elisabettiano il film più noto è Shakespeare in Love, sul periodo della Restaurazione segnaliamo questa accurata pellicola britannica. Durante il regno di Carlo II, alle donne è ancora vietato calcare le scene. Kynaston (Billy Crudup), il migliore tra gli attori in ruoli femminili, viene spodestato dalla sua assistente Maria (Claire Danes), che debutta nei panni di Desdemona, ottenendo l’attenzione del re. All’abolizione del divieto, i due dovranno affrontare cambiamenti, concorrenza e pregiudizi: potranno riuscirci soltanto alleandosi.
Cesare deve morire (2012) di Paolo e Vittorio Taviani
Il coraggioso esperimento dei fratelli Taviani è condensato nei 76 minuti di questo docu-film in bianco e nero. Dopo il buio, gli attori che hanno interpretato il Giulio Cesare tornano nelle loro celle. Cesare, Bruto, Cassio, Antonio e gli altri sono tutti detenuti (o ex) della sezione di massima sicurezza del carcere di Rebibbia. I sei mesi di prove, l’incontro col Bardo, i ragionamenti sulla libertà del corpo e quella dell’anima, l’arte che allenta le catene nel punto in cui sembrano più strette.
Birdman (2014) di Alejandro González Iñárritu
Prima dell’orso di The Revenant, c’è stato l’uomo-uccello di Birdman, Oscar al miglior film 2015. Riggan Thomson (Michael Keaton), indissolubilmente legato al personaggio del supereroe che gli è valso la popolarità, tenta di disfarsene mettendo in scena a Broadway una pièce tratta da Raymond Carver. Il fallimento professionale, sentimentale e familiare cantato dalla voce interiore e mostrato attraverso l’illusione di un solo piano-sequenza: è il cinema che raggiunge il teatro nel suo punto più alto e spiega le ali.
L’ultimo, in ordine cronologico, è l’iraniano The Salesman (Forushande, 2016), presentato a Cannes, in cui il quotidiano di una coppia di attori viene influenzato dalla messinscena parallela di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Il 2016 è stato anche l’anno dell’Hamlet con Benedict Cumberbatch, ripreso dal Barbican di Londra per un appuntamento speciale sul grande schermo. Sembra che il dialogo tra cinema e teatro, più vitale che mai, possa fidelizzare gli spettatori nei confronti di entrambi i linguaggi. Ah, se le sale teatrali si riempissero con la stessa facilità di quelle cinematografiche! Ma questa è un’altra storia (da raccontare?).
Stefania Sarrubba