Manlio Boutique

Uno degli allestimenti che più hanno fatto la storia del balletto italiano inaugura in Umbria la lunga tournèe che vedrà Anbeta Toromani e Alessandro Macario danzare nei teatri italiani sulle note di Cajkovskij.

Foto Yasuko Kageyama

Foto Yasuko Kageyama

Debutta al Teatro Morlacchi di Perugia sabato 29 ottobre ore 18 (in replica domenica ore 17) Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio ed Emanuele Luzzati, proprio nella ricorrenza del decimo anniversario della scomparsa di quest’ultimo.
Nato nel 1989 per i danzatori Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, quando Amodio era direttore dell’Ater Balletto, il balletto narra della fantasia di una bambina che, giocando e parlando coi suoi giocattoli, li fa vivere nel mondo magico dell’immaginazione il cui confine con la realtà è molto sottile: uno schiaccianoci può benissimo essere un principe e un’ombra sulla parete diventare un drago in quel mondo dove desiderio e paura, sogno e incubo si sovrappongono in continuazione. Una rivisitazione in chiave psicologica del balletto normalmente popolato di fate, che lascia tuttavia intatto l’elemento fiabesco poiché nulla è più magico della fantasia infantile. A spiegarci come cambia il racconto rispetto alla storia originale tratta dal racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, è il Maestro Amodio che oltre ad esserne il regista ne è anche coreografo: «La mia versione è basata sul ruolo di Drosselmeyer, padrino di Fritz e Clara, che è colui che inventa dei momenti  magici e, al contempo, anche inquietanti nella storia. A differenza della versione originale, non abbiamo l’albero di Natale e lo spettacolo si apre con Drosselmeyer, costruttore di orologi, di bambole meccaniche e di automi, davanti al sipario che canta la Canzone dell’orologio. La festività natalizia si intuisce dallo stato d’animo dei due ragazzi seduti su lettino che mostrano di aspettarlo con ansia. Questo accade grazie ad un gioco di luci del  teatro delle ombre di Paolo e Caterina Valli che interagisce con la mia coreografia».
La storia de Lo Schiaccianoci rimanda al pubblico la visione del mondo degli adulti attraverso gli occhi di una fanciulla (Clara). Un mondo che alla ragazza appare sì divertente e grandioso ma al contempo in grado di creare in lei una sensazione di incertezza e paura. Ne è un esempio la ‘fiaba della noce’ contenuta nella pièce secondo cui, mentre la Regina prepara il banchetto per gli ospiti, alcuni topi iniziano a razziare le prelibatezze. Il marito, accorso in suo aiuto, fa uccidere tutti i roditori: solo la regina dei topi riesce a sopravvivere e, per vendetta, morde la figlia della reggente trasformandola in un mostro. Una scena che lo stesso Amodio definisce “angosciante” per un pubblico di bambini ma che viene subito stemperata dal momento risolutivo della ricerca della ‘noce dura’ e del giovane virtuoso in grado di romperla per eliminare il sortilegio.

Foto Yasuko Kageyama

Foto Yasuko Kageyama

La scenografia e i costumi offrono un impatto cromatico di grande effetto sul palcoscenico…   
I costumi e la scenografia sono di Emanuele Luzzati. Ci siamo ispirati al mondo settecentesco/ottocentesco durante cui era tutto molto esagerato. Basti pensare che all’epoca, ad esempio, utilizzavano delle parrucche di vetro per adornarsi quando partecipavano alle feste. Non a caso i nostri invitati, durante i festeggiamenti, avranno appunto delle parrucche incredibili e ci saranno degli accenni di passi che richiamano la breakdance.
Come mai proprio la breakdance?
Perché quando ho creato lo spettacolo era il momento in cui stava nascendo, come divo, Michael Jackson. In quel periodo era venuto a trovarmi un caro amico che gli dava lezione che ci ha fornito degli spunti su questo linguaggio di  danza.
La danza classica è contaminata, perciò, da altri stili…
Durante la festa ci sono citazioni di break sempre intercalate ed intrecciate con la tecnica accademica. Nel divertissement, oltre alla danza classica, ci sono delle situazioni di danza folcloristica, di danza “moderna”, di danza cinese, di danza russa. Praticamente il corpo vive a trecentosessanta gradi senza nessun limite di stile. Vi è un intreccio di diverse situazioni. Sono molto curioso come coreografo e devo sempre trovare degli spunti che mi diano delle suggestioni. Ad esempio nel primo atto ci sono due nonni in poltrona. L’ispirazione mi è venuta da un dipinto di Savinio De Chirico: ho inserito questi nonni che hanno le poltrone incorporate nel costume.

Foto Yasuko Kageyama

Foto Yasuko Kageyama

Perché definisce lo spettacolo ‘teatro a trecentosessanta gradi’?
È Teatro a trecentosessanta gradi perché c’è anche la parola. Abbiamo un parlato registrato quando la Regina dei topi viene per vendicarsi e poi abbiamo anche un trampoliere pieno di orologi che dialoga con Clara e le racconta una storia.  C’è, dunque, coreografia ma anche teatro. A me piace che la danza abbia anche una componente teatrale perché il movimento in sé si arricchisce e prende un significato quando il contorno, la scena, i costumi, le luci, i colori hanno un proprio senso. È una scelta frutto anche dalla mia esperienza alla Scala di Milano durante il periodo condiviso con Visconti, Strehler e tanti altri registi. Abbiamo colto questa magia e ce la siamo conservata per poi trasformarla secondo il nostro personale gusto.
In tutti questi anni Lo Schiaccianoci ha subito variazioni?
No. L’ho creato per la  Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, due splendidi interpreti, ed è rimasto identico. Gli unici cambiamenti sono stati fatti in base agli interpreti che si sono succeduti perché ad ogni interprete occorre adattare alcune sezioni di coreografia più adatte alla sua personalità e alle sue specifiche qualità.

Francesca Cecchini

Teatro Morlacchi
Piazza Morlacchi, 13, Perugia
contatti: Botteghino Telefonico Regionale 075.57542222 – www.teatrostabile.umbria.it

Print Friendly

Manlio Boutique