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Rosario Lisma, accompagnato in scena da Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, porta sul palco del Piccolo Bellini, dal 10 al 15 gennaio, Peperoni difficili. La verità chiede di essere conosciuta, spettacolo di cui è anche autore e regista.

Foto Fabio Artese

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Arriva al Piccolo Bellini Peperoni difficili, spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Rosario Lisma. La produzione del Teatro Franco Parenti, in collaborazione con Jacovacci e Busacca, è reduce dal successo che ha visto applaudire la pièce e gli attori, accanto a Lisma, Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, al loro primo debutto nel 2014.
La scena è la modesta casa di un parroco di un paesino di provincia, in cui si racconta uno spaccato della vita di padre Giovanni (Rosario Lisma), attorniato dagli amici di sempre Filippo (Andrea Narsi) e Pietro (Ugo Giacomazzi). I due sono fratelli, ma sono molto diversi tra loro. Il primo, è un bidello con la passione per il pallone che seda il rimpianto di non esser riuscito a diventare un calciatore di serie A, allenando la squadra dei bambini della parrocchia; il secondo, è un arguto e intelligente analista finanziario, curioso e pieno di interessi, affetto da paralisi spastica, malattia che il fratello e padre Giovanni, per quanto sia possibile, cercano di tenergli nascosta. Ad irrompere nella quotidianità, scandita dai sensi di colpa di Filippo, troppo preso dalla fine del suo matrimonio e dal dolore della perdita e del fallimento – che tenta di esorcizzare grazie al conforto della confessione e alle parole accomodanti di Giovanni -, sopraggiunge Maria (Anna Della Rosa), la sorella missionaria del prete, di ritorno dall’ Africa. Giovane donna, in odore e alla ricerca di una santità laica che nobiliti la sua vita, Maria è l’elemento divisorio e aggregativo, al tempo stesso, di quelle tre esistenze, resistenti nei confronti di ciò che possa turbare il loro precario equilibrio, in bilico tra mezze verità e tante bugie.

Foto Fabio Artese

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Con i suoi gesti sinceri e le sue parole schiette Maria introduce nell’accogliente salotto del fratello, crocevia di dubbi e incertezze, la verità che chiede di esser conosciuta, il quid, racchiuso nel sottotitolo dello spettacolo, che dà senso e sapore alla ricetta dei peperoni difficili. Il piatto tipico della tribù africana dove ha vissuto la donna, rappresenta uno status da raggiungere per tutte le donne di quella tribù, proprio in virtù della sua difficoltà di esecuzione. E la teglia di peperoni, preparati con tanta cura, rovesciata maldestramente da Pietro, riunisce i quattro attorno alla tavola rotonda. Seduti a quel tavolo, in quella che sembra essere una serata per festeggiare l’amicizia, si consuma il pasto più caldo, quello di cui tutti loro sembrano essere più affamati: il bisogno di confronto, di comprensione e il racconto della realtà, nuda e cruda per come essa si mostra. Tra le risate, e lo spettacolo ne offre tante, anche grazie all’affiatamento e alla bravura degli interpreti, si pensa, si discute e si dà avvio ad una disputa teologica che scomoda addirittura Tommaso d’Aquino e Sant’Agostino. La conversazione diventa una vera e propria sfida tra la verità di fatto, maturata dall’esperienza diretta e la verità di parola, legata alle Sacre Scritture e al mistero della fede. Gli elementi in scena, presenti ed evocati, e la drammaturgia parlano e vivono di questo conflitto, che si risolve nell’universale tra verità e finzione, e il teatro sembra esser il luogo più adatto.

Foto Fabio Artese

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Se il tema, però, può apparire banale, solo nella misura in cui accomuna i più nella riflessione personale, la scrittura di Lisma è ricercata, pur non appesantendo il testo che vuol rientrare nel genere della commedia. Un libro di Pirandello che non si trova, la mancanza di specchi nella casa di Pietro e anche le grottesche maschere che fanno visita a Giovanni in sogno, non sono altro che i simboli della proiezione di una realtà che vuole apparire per come più piace e conviene, piuttosto che semplicemente per come è. Ma lo smascheramento, che piano piano avviene, ha prodotto già delle crepe, attraverso cui la luce della fiammella della candela che Maria tiene stretta a sé, mentre si racconta, illumina la mente e i pensieri dei tre uomini, ora rivolti al cambiamento. È la luce della verità, di cui la donna, a tratti sembra assumerne il simulacro, una verità desiderata e addirittura amata da Pietro, che a un passo dal baciarla-raggiungerla ne viene respinto-accecato. Giovanni, Filippo e Pietro al chiarore di quella luce sono costretti ad un esame su se stessi e ad un’analisi sulle relazioni interpersonali costruite fino a quel momento.
La valutazione introspettiva che interessa i protagonisti, tocca tutti. Ogni ambito è messo al vaglio di quel lume. Il prete indaga il suo operato nella comunità e nelle dinamiche tra fratello e sorella, Filippo accetta la separazione dalla moglie e col sorriso sulla bocca affronta un nuovo inizio e l’amicizia tra tutti i personaggi assume un nuovo colore, in particolar modo tra Giovanni e Pietro. I due attori principali della disputa teologica, prima fermi su posizioni diametralmente opposte, ora si cercano e si trovano nelle loro due solitudini. “Non ci siamo sempre detti la verità, noi due?” è la domanda che Pietro, più di una volta, pone a Giovanni, ed è qui la chiave di lettura del loro rapporto la cui soluzione è tutta nella più umana delle debolezze: una bugia, accompagnata da una carezza tra le lacrime, che sembra sconfessare il cambiamento, a gran voce richiesto dalla forza della verità, ma che silenziosamente è il simbolo che esso è avvenuto.

Antonella D’Arco

 

Piccolo Bellini
Via Conte di Ruvo 14, 80135 Napoli
Orari spettacoli: da martedì a sabato ore 21.15; domenica ore 18.00
Info: 0815499688 | botteghino@teatrobellini.it | www.teatrobellini.it

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