Giovanni Block, la musica d’autore “non perde tempo” [INTERVISTA]
Il Teatro Bellini di Napoli si prepara ad ospitare il live del canta-compositore napoletano, sul palco il prossimo 19 gennaio insieme altri artisti di successo per presentare “S.P.O.T”, il suo secondo lavoro discografico.
Non è un luogo accogliente, Napoli, per la giovane musica cantautoriale che da un po’ di anni a questa parte sta vedendo la nascita di molti artisti dalle idee chiare e il cuore colmo di passione ma anche e soprattutto di studio e gavetta; la colpa è probabilmente da imputare ad un sistema locale non ancora perfettamente strutturato per assicurare la giusta assistenza a chi ha tutte le carte in regola per farsi conoscere al di là del proprio porto sicuro, su scala più ampia, ma arrendersi – si sa – non è prerogativa di chi in questa terra è nato e continua ad abitarla e vivere pur se con un occhio e un piede anche fuori, verso altre esperienze, altri sguardi, altri suoni di cui fare tesoro e memoria come dopo ogni viaggio.
E a dimostrarlo è, ora, il canta-compositore Giovanni Block («Una parola che cercherò di farmi approvare dall’Accademia della Crusca», afferma sorridendo nello spiegarcene il significato, ovvero «colui che ha sviluppato negli anni la capacità di immaginare già al momento della composizione, l’arrangiamento e quindi il processo di creazione in verticale della musica, che quel brano avrà»), che dopo 5 anni dal suo primo disco («Il tempo naturale di gestazione di un lavoro, necessario per portare al pubblico un prodotto quantomeno sincero») ritorna a farsi apprezzare dal pubblico e dalla critica con S.P.O.T, interamente scritto, orchestrato e prodotto dallo stesso Block, in concerto il prossimo 19 gennaio sul palco del Teatro Bellini, prima di raggiungere anche la Puglia e la Capitale.
«Questo disco non lo voleva nessuno inizialmente – dichiara –; non era ben accetto dai produttori che avrebbero voluto si ripercorresse la scia del primo, Un posto ideale. L’unico che ha accettato la sfida è stato il mio produttore esecutivo Ninni Pascale» che sicuramente ci ha visto giusto alla luce dell’affetto che sta ricevendo, delle visualizzazioni sui social, della riconoscibilità che sta portando al suo autore («Non mi era mai accaduto di essere riconosciuto dal barista come quello di “Adda venì Baffone”, fa notare divertito).
Del resto, non lasciano indifferenti le 10 (+1) tracce scritte questa volta totalmente in napoletano, e divise tra atmosfere che sembrano attraversare più stati d’animo, ciascuna dedicata a un sentimento, una storia, un personaggio, e che messe insieme raccontano un tempo e un luogo, che è quello sì immaginato da Block, per se stesso, ma nel quale è facile riconoscersi, orientarsi e farlo proprio, per chiunque ascolti.
In nome e grazie a quella condivisione alla cui pratica il vincitore, tra l’altro, del Premio Tenco (2008) e Musicultura (2009) lavora costantemente, e che nel disco si traduce nelle tantissime collaborazioni messe in campo con altrettanto apprezzati musicisti e cantanti della scena partenopea, tra cui Flo, Alessio Arena, Francesco Di Bella, gli EPO, Batà ngoma, Mariano Bellopede e altri ancora. Tutti volti e voci di quel mondo dell’underground cantato con ironia nell’album, quasi a prendersene gioco, e che se pure non va a Sanremo («Ho preso le distanze dal Festival già 5 anni fa – dice Block – e su di esso preferisco non commentare») trova però sicuramente accoglienza, ascolto e visibilità nel luogo di scambio e contaminazione tra artisti del Sud ideato e diretto dallo stesso Giovanni, ovvero “Be Quiet”, la cui nascita – ci spiega – risale a «cinque anni fa quando tornando a Napoli dopo essere stato un periodo a Torino, mi resi conto che volendo incontrare altri cantautori sarei dovuto andare a Milano o Torino o al massimo Macerata, perché nella mia città non erano affatto capaci di organizzarsi». Da lì l’idea, insieme ad altri due amici cantautori di coltivare una nuova mentalità, quella della condivisione, appunto, fino a quel momento inesistente. «Dopo 5 anni, oggi, posso garantire a un giovane diciassettenne o ventenne di non dover andare lontano per incontrare i suoi colleghi e differenza di quanto accaduto a me quando avevo la loro stessa età»; e se anche – come spesso accade – non sono mancate critiche all’iniziativa («Immancabile è l’occhio cinico che si chiede cosa mai possa nascondersi sotto e quale possa essere il reale interesse, ma la verità è che il mio unico obiettivo era questo, abituato come sono a giocare sempre a carte scoperte»), la stessa sta funzionando molto bene come esperimento e crescerà ulteriormente, come dimostra il fatto che, intanto, abbia trovato una casa stabile, ovvero il Bellini, partnership radiofoniche, etichette indipendenti che supportano gli artisti: «Insomma ho creato un circuito del tutto indipendente che supera la figura del manager tradizionale in quanto gli artisti, insieme, diventano promozione per altri artisti».
Se è vero pertanto che ‘o mare va truvann‘ ‘e forte, così come canta il ritornello del pezzo di apertura del cd, Block forte lo è, soprattutto rispetto «alla consapevolezza dei mie limiti e delle mia paure che sono tante, anche se sono un po’ stanco rispetto ad alcune dinamiche. Ma continuo a camminare sulla mia strada senza spinte di alcun genere». Senza perdere ‘o tiempo.
E il percorso pronto a stagliarsi all’orizzonte, siamo certi, sarà lungo.
Ileana Bonadies
Teatro Bellini
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