Animali notturni: Mayorga secondo Cerciello
Il tema della solitudine esistenziale raccontata attraverso la vita di quattro personaggi, emblema di un malessere sempre più attuale.
La volpe conosce tanti trucchi, il riccio solo uno ma importante
(Archiloco)
Nato da un breve testo teatrale scritto nel 2002 dallo spagnolo Juan Mayorga su commissione del teatro Royal Court di Londra interessato a dei ritratti della situazione politica del momento in diverse nazioni, Animali notturni ha come tema originale quello della Legge sull’immigrazione in Spagna.
Mayorga, infatti, mette all’inizio del testo la questione immigrazione, citando la legge 3754 che prevedeva l’espulsione immediata per gli immigrati senza permesso di soggiorno, ma in realtà il suo è solo un pretesto per analizzare argomenti molto più personali, ovvero la solitudine dell’essere umano nella società attuale, sia si tratti di una persona semplice che di un intellettuale, e le dinamiche sottili dei rapporti umani. Quanto siamo davvero in grado di entrare in relazione, in confidenza, in sintonia con l’altro e quanto vogliamo davvero farlo?, si domanda.
Del resto, come i personaggi di Mayorga – la coppia bassa e quella alta -, siamo tutti sempre più chiusi nel nostro mondo, in quello che ci creiamo con le nostre certezze come ad esempio il lavoro oppure le quotidiane abitudini tra programmi tv e piccoli gesti, o anche i nostri libri. E così facendo, disabituati ad instaurare rapporti, a rompere il confine di riserbo e disinteresse verso l’altro da se, per avere compagnia ricorriamo a degli espedienti quali possono essere oggi i social network e il mondo digitale.
L’uomo basso, uno dei quattro protagonisti, ha bisogno di un mezzo per uscire fuori dal suo mondo misero e sterile fatto di lavoro e pochi interessi, sia per poter suscitare l’interesse di un’altra persona, con la quale poter instaurare un rapporto di amicizia e condividere tempo, esperienze, pensieri, sia per fare tutte le cose che non riesce a fare con la moglie, la donna bassa. Per tal motivo pensa bene di ricattare, in maniera semplice e diretta, un vicino di casa, l’uomo alto, che ha scoperto essere un immigrato senza permesso di soggiorno, per costringerlo a trascorrere del tempo con lui. In realtà vorrebbe semplicemente evadere dalla solitudine da cui si è circondato, dalla sua quotidianità riempita di cose da fare e aggiustare, e popolata solo dalla moglie, ma non sa come farsi un amico, come riscuotere l’interesse e l’affetto di un’altra persona senza coercizione. E così piano piano, partendo dalla semplice richiesta di bere un bicchiere di vino insieme, l’uomo alto, chiuso anch’esso giorno e notte nel suo mondo di libri e parole, compagnie preferite anche alla moglie, la donna alta, si ritrova a fare sempre più cose insieme al suo vicino di casa.
Come il riccio della favola di Archiloco chiede alla volpe di fargli solo un po’ di posto nella tana per non bagnarsi il muso e finisce con il cacciare dalla tana la volpe, così l’uomo basso, partendo da una semplice richiesta, conquista sempre più tempo e spazio nella vita del suo vicino di casa. Ma entrambi tengono lontano le rispettive mogli da questa frequentazione: uno perché in realtà non la ritiene adatta a fare determinate cose, l’altro perché pensa di poter gestire da solo questa ambigua relazione di forza. In realtà anche questo allontanamento è frutto della solitudine in cui sono cadute entrambe le coppie. La donna bassa, privata dal marito sia delle mansioni domestiche che degli svaghi, e soggiogata a lui tanto da non riuscire a chiedergli di fare nulla, si è costruita il proprio mondo intorno alla tv, un fantomatico dottore e ai piccioni da sfamare al parco. La donna alta, invece, vive tra i suoi libri da tradurre, ma anch’ella quando sente affievolire sempre più l’affinità elettiva con il marito, concentrato come ogni intellettuale solo sul proprio ego e sul proprio lavoro, si costruisce un mondo parallelo popolato da un immaginario spasimante col cappello.
L’incomunicabilità all’interno delle coppie porta col tempo ad uno sbilanciamento dell’equilibrio falsato che si è venuto a creare con la conseguenza che, mentre gli uomini all’interno del loro rapporto hanno trovato un modo per soddisfare il proprio ego, tra il fare mille piccole cose e lo scrivere – seppure semplicemente una biografia di un uomo sterile-, le donne, divenute consapevoli del loro essere sole e semplici pupazzi nelle mani dell’altro, rompono i rapporti di forza esistenti tra i protagonisti. La donna alta decide allora di allontanarsi definitivamente dal proprio compagno mentre la donna bassa, agendo anche lei come il riccio, riesce a spodestare il marito dal ruolo di regista dei giochi. Ed è proprio quando ciò avviene che automaticamente si ha la naturale conclusione dello studio compiuto da Mayorga su quelli che, come gli animali notturni, sono persone non popolari, poco amate e quindi sempre più sole.
Sebbene il testo sia stato scritto nel 2003 e sia stato portato in scena già da varie compagnie e con vari allestimenti, particolarmente convincente risulta questa produzione dei Teatri Associati Napoli con la Fondazione Campania dei Festival per la regia di Carlo Cerciello (andata in scena lo scorso 14 e 15 gennaio al TAN – Teatro Area Nord di Napoli dopo il debutto estivo nell’ambito del Napoli Teatro Festival del 2016) che riesce a far incastrare perfettamente drammaturgia e azione, e a rispondere alla tipologia di teatro di Mayorga, ovvero un teatro che stuzzichi l’immaginazione e induca alla riflessione.
Sul palco, Lello Serao e Imma Villa, nei panni della coppia bassa, e Luca Saccoia e Sara Misaglia in quelli della coppia alta, i quali grazie alla comprovata esperienza attoriale che li accomuna e la capacità di personificazione di un personaggio che li contraddistingue, sono in grado di colorare con diverse sfumature il testo, marcatamente asciutto e minimale proprio come da intenzione dell’autore. A completare e arricchire il lavoro di squadra, le luci di Cesare Accetta, le musiche di Paolo Coletta e la scenografia di Roberto Crea (nella terna finalista per migliore allestimento scenico nel Premio Ubu per il teatro 2016) che, rispondendo sempre alla cifra stilistica di Mayorga caratterizzata dall’essenzialità anche negli allestimenti, concorrono non solo a creare una netta separazione spaziale della scena ma anche a sottolineare i rapporti di forza tra i protagonisti rendendoli come pupazzi giganti di un plastico in cui sono ingabbiati.
E così, scrutati dai protagonisti come se fossimo animali notturni, ci sentiamo anche noi, spettatori seduti in platea, esseri sempre più rari e soli, chiusi nei nostri mondi di cui in realtà sappiamo aprire solo piccole finestre verso ciò che ci circonda, pupazzi nelle mani di qualcuno che decide per noi o di qualcosa che ci impegna e condiziona la vita a tal punto da allontanarci dall’altro.
Irene Bonadies
TEATRO AREA NORD
Via nuova Dietro La Vigna 20 – Napoli
contatti: 081.5851096 – 340.1098705
teatriassociatinapoli@gmai