“Nella gioia e nel dolore”, matrimonio o resilienza?
All’Elicantropo di scena, fino al 29 gennaio, uno spettacolo vivace – presentato da Contromano Teatro di Molfetta – che parla di matrimonio, di preparativi e di due che tutte queste cose non sono certi di averle scelte.
È realistico credere che non vi sia liturgia più addomesticante del matrimonio. L’essere umano, soprattutto quello che si crede più emancipato culturalmente, riesce a divincolarsi dalla ricorrenza del genetliaco, da quella del capodanno, dalle festività natalizie, ma il matrimonio no, quello non lo elude. Le nozze sono un passaggio imprescindibile della vita di tutti noi (quasi tutti noi), anche se da affrontare semplicemente sotto forma di discussione sul tema.
È forse questa la ragione che ha spinto i giovani Alessia Garofalo ed Elio Colasanto di Contromano Teatro a concentrarsi – in veste di autori, registi e interpreti – sul carattere di necessità che molto spesso e molto presto fa capolino nella vita di molte persone: la necessità di sposarsi, di sistemarsi. È davvero urgente sancire la propria Unione con il fatidico sì? È davvero necessario unirsi e legarsi a qualcuno per essere felici? Sono domande ancestrali, alle quali non potremo mai dare una risposta univoca, ma sono senza dubbio interrogativi sollevati da Nella gioia e nel dolore, spettacolo in scena al teatro Elicantropo dal 26 al 29 gennaio 2017.
Un excursus vivace e divertente, oltre che intensamente riflessivo, sull’approdo di due ragazzi pugliesi al giorno di un matrimonio figlio di direttive familiari. I protagonisti, infatti, non sanno di non volersi sposare, semplicemente si convincono di fare la cosa giusta mentre sciorinano i propri dubbi, ritenuti fisiologici, accolti con indulgenza, a poche ore dall’incontro all’altare. Intanto, una torta, una grande torta campeggia al centro del palco, e su di essa, mentre il racconto si dipana, si muovono i personaggi. Interessante elemento scenico di un impianto curato da Riccardo Mastrapasqua, con luci a cura di Alessandro Grasso, la torta, si diceva, è una parte per il tutto: essa proietta lo spettatore all’interno della cerimonia, come se stessimo guardando un documentario che ci porta in un micromondo con inquadrature zoomate ad alta definizione sui dettagli, i momenti che scandiscono i preparativi e la cerimonia, ovvero la wedding planner, l’estetista, l’abito, i menù speciali per celiaci e parenti allergici a qualche alimento.
E come tutti i documentari, l’approccio è descrittivo, scientifico, refrattario a sentenziare. Racconta un matrimonio combinato da due futuri suoceri intenti a riparare un errore di giovinezza: le loro nozze mancate. Triste, certamente deprimente, pensare ad unioni motivate dalla sola ricerca di una apparente serenità, scissa dall’amore. Ma basta tutto ciò per concludere che si celebrino solo i matrimoni che non si dovrebbero celebrare e che al contrario restano vivi, nella mente di ognuno di noi e sotto forma di amaro rimpianto, quelli che avremmo voluto celebrare? Brassens e le sue “Passanti” (o se si preferisce De André nella versione in lingua italiana) forse asserirebbero che sì, è così. Ma naturalmente non basta, sarebbe una visione parziale in tutti i sensi, oltre che ad appannaggio esclusivamente maschile e se ci fosse questa certezza, non esisterebbero matrimoni, quelli giusti così come quelli sbagliati.
Dunque, che siate sposati da tanto, da poco o che non lo siate affatto, la messinscena vincitrice del premio Giovani realtà del teatro 2014 merita di essere vista, con la dovuta dose di leggerezza e un indispensabile tocco di realismo funzionale a non deprimersi.
Andrea Parré
Teatro Elicantropo
vico Gerolomini 3 – Napoli
contatti: 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio) – promozionelicantropo@libero.it