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Dieci i Paesi coinvolti, per circa trenta eventi che celebrano l’VIII edizione della Giornata Internazionale della Commedia dell’Arte. L’associazione SAT fa rivivere le maschere in giro per il mondo, in quello che è il Carnevale del teatro.

Commedia dell'Arte Day

Commedia dell’Arte Day

Ieri 25 febbraio si è celebrato l’anniversario della Giornata Internazionale della Commedia dell’Arte, giunta alla sua VIII edizione. Non è un caso la data:  in quel giorno, nel lontano 1545 si stipulò il primo contratto con cui la “fraternal compagnia” di comici di Maffio da Padova s’impegnava a rimanere unita per “recitar commedie di loco in loco” al fine di “guadagnar denaro”. Quell’atto notarile sanciva la nascita del teatro professionistico e, in una certa misura, anche la nascita della Commedia dell’Arte, che pure esisteva già dagli inizi del Cinquecento. Il cartellone di quest’anno, in ricordo dell’attrice Lydia Biondi, scomparsa nel giugno del 2016, vede presenti – spalmati in più giorni – circa una trentina di eventi in giro per il mondo. Italia, Francia, Inghilterra, Polonia, Spagna, Olanda, Israele, Messico, Stati Uniti e Australia, che ospita a Sidney la Capitale mondiale della Giornata Internazionale della Commedia dell’Arte, faranno da palcoscenico per spettacoli, workshop e conferenze volte a rinvigorire la memoria di questa antica pratica teatrale. Come, tra ‘500-‘600, la compagnia di Alberto Naselli, o quella dei Gelosi tenuta su da Francesco e Isabella Andreini, o quella degli Accesi o ancora quella dei Fedeli si spostavano in tutt’Europa, su un carrozzone pieno di sogni e di speranze, per cercare pubblico e per trasmettere i modi e le tecniche della Commedia facendo conoscere la loro arte, così la manifestazione, che dal 2010, annualmente, viene organizzata dall’associazione SAT, conserva il carattere itinerante delle origini.
La natura di girovaghi fu la ragion d’essere della continua contaminazione dei generi spettacolari all’interno della Commedia. Indossare una maschera, far recitare tutto il corpo, con l’ausilio della danza e della musica e un’accentuata espressività creavano un linguaggio universale, codificato e codificabile anche dal pubblico che non poteva comprendere l’idioma con cui erano state imbastite le battute del canovaccio. Un canovaccio esile, che per lo più disegnava le scene e l’intreccio, era lo sfondo per l’improvvisazione degli attori i quali, indossata la maschera del loro personaggio, davano l’avvio allo spettacolo.

Le maschere

Le maschere

L’improvvisazione che, tutt’oggi come allora, era frutto di uno studio e di un’attenta propensione all’ascolto che gli interpreti assumevano in scena, negli anni andò a determinare un repertorio per ogni carattere, essendo questo interpretato sempre dallo stesso artista. Già, perché i personaggi della Commedia dell’Arte erano sostanzialmente sempre gli stessi e costituivano la tipizzazione delle varie categorie sociali, attraverso le quali i guitti si prendevano gioco proprio di quella società che li confinava ai margini della vita comune. Gli innamorati, gli unici a non mascherarsi, rappresentavano la speranza di una felice risoluzione della vicenda, dando risalto al potere dell’amore, in un periodo storico in cui il matrimonio era per lo più visto e vissuto come un affare da concludere tra famiglie, Pantalone simboleggiava il commercio, il Dottore il sapere accademico, il Capitano fanfarone era, neanche a dirlo, per la contingenza storica, di patria spagnola e i servi, o per meglio dire gli Zanni, si dividevano tra la piccola borghesia e il cosiddetto proletariato, rispettivamente portati sul palco dai costumi di Brighella ed Arlecchino. In questo modo la struttura drammaturgica della Commedia analizzava anche i rapporti uomo-donna, servo-padrone e quelli familiari, generalmente genitori-figli, divenendo di fatto lo specchio ridanciano in cui si riflettevano le debolezze dell’uomo e del mondo in cui viveva. Ma la sua essenza eversiva e rivoluzionaria non poteva esser tollerata, per molto tempo, dal potere. Quel mondo meraviglioso, che addirittura ammetteva, per la prima volta, le donne a recitare, instaurava un rapporto di comunione totale tra lo spettatore e l’attore,  non più confinato al di là della quarta parete, fino alla completa catarsi del pubblico attraverso il riso. Potente strumento di fantasia e libertà, forma di teatro politico, perché nato in piazza e per la πóλιϛ, venne arginato e ristretto entro limiti che lo portarono, a metà del Settecento, a spegnersi pian piano e a trasformarsi, ad esempio, in Italia nel teatro dei burattini e in  Francia nella pratica del mimo.
Il compito dell’associazione SAT è quindi di farsi portavoce di tutte le istanze e i valori della Commedia dell’Arte, a lungo dimenticati. Grazie alla Giornata Internazionale, per circa una settimana, le maschere si animano, di nuovo, in quello che è il carnevale del teatro, non andando molto lontano dal rito sociale, la festività del Carnevale, che a loro diede la vita. Tra le varie ipotesi di formazione della Commedia, oltre la farsa atellana, le improvvisazioni del teatro di Plauto e Terenzio e ancora la farsa italiana, il contesto carnevalesco è considerato il substrato da cui la commedia derivò la sua forza. Nella festa pagana, poi cristiana, mutuata dalle dionisiache greche e dai saturnalia romani, il sovvertimento delle regole e dei ruoli consente l’uccisione del dispotico re, grazie alla condanna di un tribunale fatto da  uomini mascherati, quegli uomini che, almeno una volta all’anno, possono decidere se salvare o condannare il proprio servo, un attimo prima il loro padrone, e consegnargli il berretto frigio, simbolo di una libertà fino a quel momento negata e poi concessa.

Antonella D’Arco

Per informazioni: www.commediadellarteday.org

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