Manlio Boutique

A Sala Ichòs il debutto del nuovo lavoro di Ilinx Teatro tratto dall’opera che valse il premio Femina a Antoine De Saint-Exupéry, racconto di ambizioni e paure lungo la scalata verso la modernità, attraversando l’ignoto.

Ilinx Teatro Volo di notte

Fonte foto Ufficio stampa

Ha debuttato lo scorso 3 marzo nella piccola e accogliente Sala Ichòs di San Giovanni a Teduccio, la nuova produzione firmata Ilinx Teatro, Volo di notte, per la regia di Renzo Francabandera e Michela Mastroianni, che ne ha curato anche la drammaturgia. Il vortice che ha risucchiato il pilota Fabien, raccontato da Antoine De Saint-Exupéry nel romanzo che ha dato il titolo allo spettacolo e a cui esso si è liberamente ispirato, è lo stesso da cui deriva l’etimologia della parola che dà il nome alla compagnia. Un vortice che, nell’opera dello scrittore-aviatore francese, diventa strumento di dolore, ma anche mezzo necessario per percorrere la strada dell’inevitabile cambiamento e continuo progresso.
Attraverso il volo, argomento che ha affascinato l’uomo di tutti i secoli, il tema che emerge prepotentemente è quello della sfida, una sfida con sé stessi, con gli altri, con la natura, oltre ogni limite. Volare, negli anni ’30 del secolo scorso, periodo a cui risale la prima edizione del testo, non era certo impresa facile. Nervi saldi, determinazione, lucidità e la speranza di incontrare un tempo mite lungo la tratta da sorvolare erano i dati fondamentali per assicurarsi un buon viaggio. Ma il pericolo era da mettere in conto e rappresentava un inconveniente del mestiere che spesso poteva tramutarsi in tragedia.

SaintExupery_VoloDiNotte

Il libro

Le pagine di Saint-Exupéry raccontano di questo dramma, di una notte apparentemente perfetta che, all’improvviso, si rivelò “minacciosa e difficile da vincere” per il pilota Fabien, travolto da un turbinio di nuvole, vento e pioggia. La confusione e la concitazione di quegli attimi, restituite sul palco dalla suggestiva immagine dell’aereo in fumo in cui è imprigionato il corpo dell’uomo – Luca Piazza, che evoca con la sua presenza la figura di Fabien -, vivono anche nelle parole del direttore Rivière del quale vengono messe in luce paure e ambizioni. Non si riceve più nessuna notizia dal corriere Patagonia e la tensione aumenta. Affilata come la lama di un coltello si insinua la verità di Rivière, una verità “inesprimibile ed inumana”, quando, alzato l’apparecchio telefonico, sente dall’altro lato della cornetta la voce di Simone Fabien, la moglie dell’uomo che lui ha mandato a morire.
La messinscena mette a confronto due mondi, due modi di pensare e di vivere. I due personaggi, di cui però sembra esser protagonista più che altro il solo Rivière – a vestirne i panni in scena è Luca Marchiori –, apparentemente molto distanti tra loro, si riconoscono nei sogni e nel desiderio di spingersi oltre, in direzione dell’ignoto e del mistero. La disperata ascesa di Fabien, nuovo Icaro, verso le stelle, non è altro che la scalata affannosa verso il progresso che sta compiendo Rivière. Il primo, quasi imbevuto di un’aura mistica, non potendo più salvarsi in alcun modo, decide di perdersi tra le costellazioni, il secondo, invece, sceglie l’oblio degli affetti di chi gli sta intorno, pur di continuare il suo sogno di modernità.

Ilinx Teatro_ Volo di Notte

Fonte foto Ufficio stampa

Nel parallelo tra queste due realtà, la regia ha offerto, a tratti, segmenti di visioni ed intuizioni interessanti, che hanno disegnato chiari elementi simbolici. Ne è un esempio il barattolo che Riviére stringe gelosamente a sé, il quale sia custodisce l’oggetto-emblema del suo sogno sia diventa proiezione e microcosmo della realtà. Ma, nel complesso, la resa della pièce e conseguentemente quella degli attori, hanno risentito di una drammaturgia rimasta fortemente legata all’impronta letteraria del testo. Ciò ha significato un’alternanza troppo invasiva, tra voci registrate e voci recitate in scena, che hanno ridotto la voglia e la capacità, da parte del pubblico, di farsi coinvolgere nel racconto. Quello che, inizialmente, sembrava essere un dialogo a due tra Rivière e Fabien, ha preso, a poco poco e sempre più, le sembianze di una lunga confessione. Pur essendo in scena, al corpo di Fabien non è stata conferita la vita; le sue parole, proprio perché registrate, non hanno avuto la forza per imporsi nella mente degli spettatori, come invece quelle di Riviére. Forse, una piccola parte del pilota è vissuta in ognuno dei presenti, quando il direttore, puntata la luce in platea, ha trascinato anche noi nella sua amara e pesante vittoria.

Antonella D’Arco

 

Sala Ichòs
via Principe di Sannicandro 32/A, San Giovanni a Teduccio – Napoli
Info e prenotazioni: 3357652524 | 081275945 | promozione@ichoszoeteatro.it

Print Friendly

Manlio Boutique