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Al cinema Academy Astra di Napoli presentato il docufilm del regista ligure, viaggio tra i profughi in cerca di asilo tra dolorose memorie e incerto futuro.

Pippo-Delbono_Vangelo

Pippo-Delbono

Vangelo, docu-film di Pippo Delbono, è stato presentato in anteprima nazionale venerdì 31 marzo presso il cinema Academy Astra di via Mezzocannone, in occasione della rassegna “AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale”, organizzata da ArciMovie, Parallelo 41, Università Federico II e Coinor. Un appuntamento importante che si è aperto sulle note di Anima per ricordare Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel, improvvisamente scomparso pochi giorni fa.
In occasione della serata, Maurizio di Rienzo a nome del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici italiani ha consegnato all’attore e regista ligure il Nastro D’Argento, premio speciale per la regia del suo Vangelo, ottenuto poche settimane fa ma alla cui premiazione, avvenuta il 3 marzo a Roma, Delbono non aveva potuto partecipare.
In sala presente anche Enzo Avitabile, creatore delle musiche del docu-film, accolto con un lungo applauso per i due David di Donatello, come miglior musicista per la colonna sonora del film di Edoardo De Angelis, Indivisibili, e per la Miglior canzone originale, Abbi pietà di noi, scritta per lo stesso film.

Pippo Delbono_Vangelo

“Vangelo”: una scena

Se potrebbe apparire facile e scontata la scelta di affrontare storie di migranti, Pippo Delbono con Vangelo riesce sicuramente a sorprenderci. Disegna un nuovo volto per Cristo e per i suoi apostoli. Non racconta la storia biblica ma attraverso lineamenti lontani dal nostro immaginario ci mostra l’anima di tanti contemporanei Cristo. E non fa altro che metterci di fronte a sguardi di chi ne ha vissute troppe ma ancora non ha iniziato a vivere realmente, di chi ha nella memoria non solo la propria esperienza, ma anche quella di altri che cercavano la salvezza e hanno trovato la morte. Vangelo di un Cristo – in cui il regista non crede – che oggi rivive in questi uomini acquistando nuova forza e nuovo significato.
Laico rituale, Vangelo è unico e singolare.
Il regista incontra i rifugiati in un centro accoglienza ad Asti, quasi per caso, e quasi per caso decide di iniziare questo docu-film, di rappresentare quel Vangelo, tanto desiderato dalla madre che in punto di morte gli aveva chiesto di raccontare. Un momento di sofferenza lo spinge ad andare tra gli ultimi e lo convince che forse sono proprio questi a poterlo aiutare. Ma  il viaggio cinematografico e personale condotto, durato circa un anno e mezzo, Pippo Delbono non lo conduce solo da regista, ma anche da attore: va davanti la macchina da presa e vive con i rifugiati la loro quotidianità che poco alla volta ci mostra.

Pippo Delbono_Vangelo

“Vangelo”: una scena

La cinepresa si muove in maniera libera e non convenzionale, e si sofferma in lunghi primi piano, alcuni particolarmente intensi. Ne è un esempio l’obiettivo fermo sul volto di Nosa Ugiagbe, il Cristo, coronato da una cinta di filo spinato, o ancora su di lui che, immerso nelle acque del mare, urla: «Io non ho mai visto un uomo camminare sull’acqua. Io ho visto solo uomini sprofondare nell’acqua!». Quello che si instaura tra profughi, regista\attore e macchina da presa, dunque, è un rapporto dialettico, dove quest’ultima non si interpone tra chi guarda e chi è guardato ma è filtro di comunicazione.
Emblematiche le parole di chiusura del film, tratte dal Vangelo di Matteo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Sorge allora inevitabile un interrogativo: «Stiamo dando da mangiare, stiamo dando da bere?». Spesso le cose più semplici risultano essere le più complesse, ed è forse ciò che Delbono vuole dirci attraverso il suo ultimo lavoro cinematografico: basterebbe partire da queste parole.

Daniela Campana

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