Killer Shake!speare
Otto sketch per quattro autori tratti dalle opere del Bardo, prendono forma allo ZTN per la regia di Gennaro Monforte, a riprova della vitalità delle visioni e vicende narrate a 400 anni dalla loro scrittura.
Tagliare Shakespeare a pezzetti per ricucire ognuno di essi nella trama del vivere contemporaneo: questo l’intento di Killer Shake!speare, spettacolo per la regia di Gennaro Monforte in scena dal 14 al 16 aprile allo ZTN, spazio teatrale giovane gestito da giovani a due passi da piazza Dante.
Si scende nella sala che diventa una camera ardente: al centro la bara del compianto William alla quale sono collegati mediante un cordone ombelicale gli attori già presenti in scena, vestiti interamente di nero tra le luci rosse, contrasto cromatico dominante. La bara viene aperta e lo spettacolo ha inizio: quale sarà l’eredità di Shakespeare? Vengono tirati fuori dalla cassa oggetti diversi con cui Fabrizio Botta, Antonio D’Alessandro, Emanuele Iovino, Marilia Marciello e Giada Pignata allestiranno le ambientazioni tratte da otto opere shakespeariane, tra commedie romantiche, tragedie e drammi storici.
La prima “Lady M deve morire”, da Macbeth, si concentra sulla figura femminile perfida e manipolatrice da cui l’uomo si sente schiacciato. “Come sarebbe Macbeth ai giorni nostri?”: un marito frustrato di un’insoddisfatta maniaca del controllo che lo avvince come in una camicia di forza, segno di costrizione ma al tempo stesso di punizione per l’omicidio commesso.
Alcuni cartelli presenti in sala vengono voltati ed annunciano il titolo di un nuovo sketch, il secondo, tratto dal Riccardo III, “Il successore”. La brama di potere di Riccardo III diviene la brama di potere e controllo da parte dei mafiosi, che uccidono senza scrupoli pur di raggiungere i loro scopi, esattamente come il protagonista dell’opera di Shakespeare. Molto acuta la trasposizione in chiave mafiosa degli omicidi dinastici, così come del resto il Riccardo III drammatizzava eventi contemporanei all’autore.
Ancora drammatizzazione di fatti storici nel Riccardo II, opera da cui è tratta la terza scena del nostro spettacolo dal titolo “L’ultimo quarto d’ora”. Vengono qui presentati gli ultimi minuti di vita di quell’uomo chiuso in prigione che tanto ricorda il protagonista dell’opera del Bardo. La sua conversazione con l’umile stalliere che gli porta da mangiare diventa causa di morte per il primo che teme di essere avvelenato dall’alto ma finisce per essere soffocato dal basso.
Legato ai drammi storici anche il protagonista dello sketch “Buon compleanno, Falstaff!”, dall’Enrico IV, segnato dal sarcastico leitmotiv: “È il compleanno di Falstaff ma non c’è un cazzo da festeggiare”. L’uomo si aggira con una pistola in mano, gioca alla roulette russa con la sua vita nel giorno in cui dovrebbe festeggiarla mentre alle sue spalle altri personaggi strisciano sul pavimento, si lamentano, sono spaventati. Figura da taverna, il Falstaff in scena paragona la sua vita ad una bottiglia ormai vuota.
In una ripresa dei classici shakespeariani non si poteva trascurare Romeo e Giulietta, ma come attualizzare l’amore tra il giovane Montecchi e la figlia di Capuleti? In-dependence vede due innamorati all’interno di una realtà degradata: lui un drogato, lei una sognatrice, entrambi cercano l’indipendenza ma sono vittime di una situazione statica da cui è impossibile uscire. Il veleno della versione originale diventa la droga e il pugnale una lametta con cui tagliarsi le vene.
In tema d’amore, e in questo caso di gelosia, l’Otello contemporaneo è arabo. Otello 2017 è il quadro che maggiormente suscita il riso tra il pubblico e vede l’ironica rappresentazione dei luoghi comuni circa il rapporto di coppia tra la moglie araba sottomessa e il marito fanatico religioso. La liberazione del prigioniero americano svela che certi comportamenti servono solo “a salvare le apparenze” ma davanti all’adulterio purtroppo troppi uomini da oriente a occidente sono uguali e così “si consuma l’omicidio più antico del mondo”.
Il penultimo, ironico, sketch, è annunciato dal cartello “Una libbra di carne”, da Il mercante di Venezia. L’ambientazione è natalizia ma per il marito infedele non ci sarà molto da festeggiare: un contratto è stato violato, in questo caso quello matrimoniale e la moglie Shylock pretende la sua libbra di carne.
Chiude la carrellata “Lear 2.0” tratto da Re Lear. Come nel capolavoro dell’autore inglese, il vecchio padre chiede una dichiarazione di amore ai figli ma nell’epoca moderna la dichiarazione dovrà avvenire su facebook, a suon di like e condivisioni. Uno sketch divertente che non manca di mostrare la scena dell’accecamento di Lear.
Un’operazione sagace insomma quella compiuta dai quattro autori, Maurizio D. Capuano, Antonio D’Alessandro, Gennaro Monforte e Francesco Rivieccio, che mantiene la promessa di attualizzazione del famoso drammaturgo con uno spettacolo dinamico, che pur legando gli episodi tra loro intorno al tema dell’omicidio – come evidenziato dal titolo -, lo fa con una giusta dose di graffiante ironia e modernità.
Anna Fiorile
ZTN
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