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Tratto dalla penna di Pennac e i disegni Cestac, Un amour exemplaire ha debuttato nell’ambito della diciannovesima edizione del Comicon per la regia di Clara Bauer, raccontando una storia d’amore dal linguaggio universale.

Un amour exemplaire

Foto di C. Cusani

Il paesaggio della Costa Azzurra, nel bucolico quadro che ritrae il piccolo villaggio di Colle sur Loup è la scenografia dell’ “amore da favola” di Jean e Germaine, protagonisti di Un amour exemplaire, andato in scena in prima assoluta il 29 e 30 aprile al Teatro Bellini di Napoli. I pennelli della fumettista Florence Cestac danno forma ai disegni che descrivono la storia. Ad animare i fogli, l’attrice Ludovica Tinghi, che entra ed esce dal fumetto, a seconda dei ruoli a lei affidati dalla regia di Clara Bauer. Prima Germaine, poi la sua amica Rachel, poi una incuriosita presenza che sollecita e accompagna Daniel Pennac nella narrazione.
In scena, lo scrittore, autore del grafic novel pubblicato da Dargaud insieme alla Cestac, è se stesso, un affascinante affabulatore che, col libro tra le braccia, sfoglia le pagine e i ricordi di quando bambino si recava in villeggiatura nel piccolo paese della Provenza, dove avvenne il suo primo incontro con quegli innamorati esemplari. Le partite a bocce, poi quelle a bridge, noiose per un ragazzino di circa otto-nove anni, fecero dirottare gli interessi del giovane Pennac verso la coppia più chiacchierata di Colle sur Loup. Amava “guardarli vivere”, amava giocare con Jean fingendo di far parlare gli oggetti, amava domandare ai due ogni cosa sulla loro vita insieme, considerata dal vicinato, un’unione “improduttiva”. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, non avere figli, non far parte di un circolo da bene, non avere un lavoro era considerato un’onta per la società. I due reietti dal villaggio vivevano così dal 3 aprile del 1927, giorno in cui Jean, il primogenito del marchese di Bozignac, aveva deciso di mandare all’aria un facoltoso matrimonio per passare tutto il resto della sua esistenza amando Germaine, la figlia dello straccivendolo Loignon. “Jean aveva Germaine e Germaine aveva Jean; e del loro amore non parlavano mai”: ci pensava tutto il paese a parlare del loro amore, alimentando un pettegolo chiacchiericcio che si placava nelle sedute spiritiche delle beghine, durante le quali il piccolo Daniel assieme al fratello Bernard si faceva beffe di loro. E al fratello Daniel confida di aver deciso di “amare assolutamente” quelle due figure che viaggiano all’unisono, capaci di ricreare un microcosmo tenero e appassionato, tutto il mondo che hanno scelto di abitare, oltre gli ostacoli, gli “intermediari”, cioè i figli e la “separazione”, cioè il lavoro.

Un amour exemplaire

Foto di C. Cusani

L’amore incondizionato che ha dettato la data di nascita e di morte di due esistenze che prima di quell’emozione non si dichiarano vive, è l’insegnamento che Jean e Germaine lasciano negli occhi e nel cuore dello scrittore e del maestro Pennac, che trova ispirazione per le sue lezioni nei libri antichi di Jean, lascito prezioso dello zio Pacôme. Nella letteratura si scorge il riflesso di altri innamorati celebri, con tutte le implicazioni e complicazioni che hanno reso immortale il loro sentimento. Ma Jean e Germaine sono reali, non appartengono alla letteratura, almeno non prima che la loro storia fosse affidata alla memoria dello scrittore francese e della Cestac, custodi di quell’amore incondizionato che pure ha la sua eco nell’amore della creazione artistica.
Benché la messinscena ha presentato dei ritmi, a volte rallentati, per la necessità da parte dell’attrice di tradurre quanto detto da Pennac, per quanto alcuni meccanismi teatrali siano stati da subito dichiarati, come la trovata di cercare in platea l’attore Massimiliano Barbini, in scena Jean, dallo spettacolo emerge l’intenzione di mettere in luce il processo creativo della Cestac e la nascita, nell’immaginazione, dei personaggi pensati da Pennac, proprio in quel loro scrutare un soggetto adatto tra il pubblico, proprio negli ironici battibecchi tra di loro. La produzione della Compagnia Mia di Parigi e de il Funaro di Pistoia ha il merito di aver creato connessioni tra territori lontani, da qui la coproduzione col Napoli Comicon e con Laila. Connessioni che hanno prodotto un lavoro nel quale si sono incontrati due codici artistici, quello del teatro e quello del fumetto, uniti nel raccontare una storia semplice, ma inusuale nella realtà, nel tentativo di ricercare un rinnovato linguaggio performativo.

Antonella D’Arco

Teatro Bellini
Via Conte di Ruvo, 14 – 80135 Napoli
Info e contatti: 0815499688 – botteghino@teatrobellini.it – www.teatrobellini.it

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