“I Guardiani” di Maurizio De Giovanni
Cambia genere e punta alla fanta-archeologia lo scrittore napoletano di successo, che con il suo ultimo romanzo conduce il lettore tra i misteri nascosti del sottosuolo della sua città.
Nella suggestiva cornice del Museo di Donnaregina, in pieno centro storico di Napoli, ha avuto luogo venerdì 5 maggio la seconda presentazione dell’ultimo libro di Maurizio De Giovanni: I guardiani (ed. Rizzoli). Una sala gremita di appassionati ha accolto l’autore e le personalità chiamate ad intervenire, tra cui il produttore di Cattleya Riccardo Tozzi, il comico Alessandro Siani e l’attrice Serena Autieri a cui era affidata la lettura di stralci dal romanzo.
Il moderatore Enzo D’Errico ha definito l’ultima fatica letteraria di De Giovanni come un voltare pagina rispetto alle precedenti e lo stesso autore ha sottolineato che questo suo romanzo non può essere cristallizzato nel genere giallo. È emerso fortemente dalla discussione il rapporto dell’opera con la città di Napoli, con i vicoli che ne sono il ventre e che raccontano una storia che la modernità, per fortuna, non ha spazzato via. De Giovanni ci parla della Napoli sotterranea, di quei bassi con scalette che scendono e non si sa dove conducano, della stratificazione non solo fisica ma anche culturale della città che ha visto negli stessi luoghi il sovrapporsi di culti differenti e laddove c’era un tempio greco è stata edificata una chiesa cattolica. Non è quindi un caso se il nuovo protagonista del romanzo non è un commissario ma un professore di antropologia, che per giunta ha le stesse iniziali di Maurizio De Giovanni, Marco Di Giacomo, perché, come sottolinea l’autore, è fortemente sentito. Differente anche la genesi del soggetto: se solitamente in un processo definibile pirandelliano i personaggi che nascono nella mente di De Giovanni si nutrono da soli, si “autoscrivono”, in un rapporto aperto con il romanzo che ha conclusioni incerte anche per lo stesso autore, questa volta l’opera nasce come inizio di una trilogia da terminare entro il 2019. Del resto se l’idea era già nella mente dello scrittore la realizzazione ha ricevuto un forte impulso dall’incontro con Cattleya: Riccardo Tozzi spiega questo nuovo modo di intendere il romanzo come serialità, definisce l’opera ambiziosa e meticcia perché nasce da scambi in un ribollire di risorse artistiche che permette l’attraversamento di generi diversi e da cui il romanzo risulta fortemente rivitalizzato.
Con un occhio al presente e uno al passato, insomma, De Giovanni è esponente di una letteratura popolare la cui trama cuce insieme tanti elementi differenti, in un impasto eterogeneamente compatto: miti e culti del ventre di Napoli incontrano influenze derivate dalla giallistica inglese con mezzi espressivi che non si fermano alla sola letteratura ma penetrano nelle contemporanee modalità performative di successo.
Le letture di Serena Autieri hanno suggerito i toni cupi del romanzo che a meno di un mese dalla sua uscita con la casa editrice Rizzoli ha già ricevuto larghi consensi, mentre la comicità tutta napoletana di Alessandro Siani ha portato alla presentazione una ventata di freschezza e spontaneità per un pubblico affascinato e divertito.
Anna Fiorile