“L’oeil du cyclone”, al Roma Tre Film Festival il toccante film del regista africano Sékou Traoré [CINEMA]
Proiettata sul grande schermo al Teatro Palladium, nel quartiere Garbatella a Roma, la pellicola – tratta da un noto spettacolo teatrale – è già vincitrice del Francofilm 2017 ed esempio vincente di realizzazione a basso costo.
Giunto alla sua dodicesima edizione, il Roma Tre Film Festival si terrà fino al 14 maggio al Teatro Palladium nel cuore della Garbatella. Tante le proiezioni, gli incontri e i convegni previsti nell’ambito della rassegna. Ideato e diretto da Vito Zagarrio, l’evento è aperto a tutti e non soltanto agli studenti. Da chi ama la settima arte a chi ha voglia di cercare nuovi spunti di riflessione, la manifestazione è il punto di raccordo di idee e suggestioni che ricostruiscono l’attualità internazionale più stringente, nonché il percorso cinematografico di ieri e di oggi del nostro Paese. Con il ricordo del regista Marco Ferreri nel ventennale della sua morte e gli appuntamenti, tra gli altri, con Edoardo De Angelis (Indivisibili) e Paolo Genovese (Perfetti sconosciuti) l’omaggio alle pellicole italiane è forte e quanto mai necessario.
A destare grande interesse anche l’evento speciale del Festival organizzato in collaborazione con l’Institut Français-Centre Saint Louis di Roma. Mercoledì 10 maggio alle 15.00, infatti, è stato proiettato L’oeil du cyclone di Sékou Traoré, originario del Burkina Faso. Già vincitore del Francofilm 2017, il lungometraggio era stato presentato in prima europea nella sezione eventi speciali Flash alla 25esima edizione (2015) del Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina. Emma Tou (Maimouna N’Diaye) è un’avvocatessa di successo. Pur essendo inizialmente titubante, decide di difendere il ribelle conosciuto come Hitler Mussolini (Fargass Assandé), un bambino soldato ormai diventato adulto e accusato di aver compiuto numerosi crimini di sangue. Fa paura a tutti quest’uomo: è violento e parla malvolentieri, ma Emma è determinata e vuole scoprire a tutti i costi la verità.
In una storia cruda e realistica, il regista africano mostra tutte le sfaccettature di una guerra che distrugge e logora chi la vive, a vantaggio delle sole autorità al potere. Ricostruendo dall’interno un processo difficile e a porte chiuse, messo in piedi ad arte dal governo stesso per nascondere la realtà dei fatti, Sékou Traoré realizza un film che convince e che arriva al cuore e alla mente, nonostante il basso budget disponibile per produrlo e l’incertezza tecnica evidente in alcuni frangenti.
Ciò che più di tutto colpisce della pellicola è l’interesse mediatico che si sviluppa nei confronti del caso. Ci sono giornalisti internazionali, gli unici ammessi in aula per assistere all’udienza, e poi c’è la gente del posto, radunata in un piccolo chiosco cittadino e rapita dagli ultimi aggiornamenti radiofonici. Queste persone comuni fanno il tifo per l’una o per l’altra fazione, per la giustizia delle istituzioni o per l’imputato. Non c’è alcuna differenza tra il seguire una serie televisiva poliziesca o un episodio davvero accaduto. Solo che la verità, quella del mondo reale, fa talmente male da avere dei risvolti raccapriccianti e inaspettati. Come una doccia fredda, il colpo di scena arriva nel finale, chiudendo il cerchio di una storia estremamente complessa, in cui la dicotomia tra piena consapevolezza e perdita di controllo è l’unica chiave di lettura possibile.
Adattamento per il grande schermo di uno spettacolo teatrale, L’oeil du cyclone è la rappresentazione lucida di ragioni che non conosciamo e di condizioni e stati d’animo che possiamo solo immaginare.
Noemi Giulia Sellitto