“Lost Generation”, ovvero l’amore ruggente tra Scott e Zelda Fitzgerald [NTF17]
Il turbinio di passioni e illusioni dei giovani artisti della generazione perduta, prende corpo in un frenetico atto unico in scena a Palazzo Reale per la sezione Osservatorio del Napoli Teatro Festival Italia.
Zelda e Scott, Scott e Zelda. Le due metà dell’insieme più controverso e affascinante del Novecento, la coppia più invidiata d’America, ma anche quella che è finita col soccombere a un destino avverso. I Fitzgerald sono parte di quella Lost Generation che dà il titolo all’opera di e con Alessandra Crocco e Alessandro Miele, in scena in data unica (ieri 26 giugno) nella bella cornice del Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale nell’ambito del Napoli Teatro Festival. In due a reggere bene l’insolito palco, gli attori attraversano a ritmo di swing e jazz le diverse fasi della loro storia d’amore e dei Roaring Twenties, quei ruggenti anni Venti che culmineranno con la crisi del ’29 a spezzare l’incanto di un benessere apparentemente senza fine. Dal primo botta e risposta sulla pista da ballo, passando per momenti teneri intervallati dai tanti, troppi litigi a squarciagola fino all’epilogo da coppia maledetta appena sussurrato. I dialoghi giocosi e affettati e le liti cervellotiche sono specchio dell’animo di due forti personalità letterarie, eppure sono i monologhi intimisti diretti agli “altri”, al pubblico, la parte migliore di Lost Generation.
I cambi d’abito repentini e il suggestivo, frenetico disegno luci di Angelo Piccinni contribuiscono a creare un senso di inarrestabilità ineluttabile. Scott e Zelda viaggiano su una macchina che oggi diremmo d’epoca, accelerando inconsapevoli verso l’ultimo schianto. La fine vedrà lui morire di infarto nel 1944 e lei perire nell’incendio dell’ospedale psichiatrico in cui era rinchiusa appena pochi anni dopo. Gli Zelda e Scott di Crocco e Miele somigliano a una coppia disillusa di Millennials. I quasi trentenni di oggi, accecati dalla convinzione di possedere talento e qualità eccezionali, che si trovano a fare i conti con la bruciante realtà del fallimento. I due sono artisti che assaporano il successo nel lasso di tempo di una cometa, per poi vomitarsi addosso insicurezze e frustrazioni individuali. “Gli egoisti sono capaci di grandi amori” dirà a un certo punto Scott. Un apparente controsenso che rivela l’intensità quasi aggressiva con cui i due si amano e che li porterà all’asfissia. Zelda e Scott sono vittime di quel dare e pretendere amore e devozione fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sorso di veleno che i due si passano nell’ultimo bacio magrittiano, nascosti al mondo da un velo sottile. La straziante, onesta lettera d’amore e morte che Scott scrive a Zelda sul finale riesce a far dimenticare alcuni fastidiosi momenti presi in prestito dal noioso Ultimo bacio di Muccino. Poco importa se l’anziana signora in prima fila sonnecchia senza pietà mentre Scott apre il suo cuore. Sono pur sempre le undici di sera, orario, questo, prediletto dagli artisti festaioli della Lost Generation, ma forse poco adatto alla last generation.
Stefania Sarrubba
Napoli Teatro Festival
Info e contatti: www.napoliteatrofestival.it