“La sirena”, con Zingaretti tra mondo reale e fantastico [NTF17]
Il racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa diventa lettura teatrale per la regia e l’adattamento del popolare attore, che conduce lo spettatore in un immaginario viaggio tra estasi e passione.
La sirena è un racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dimenticato come quasi tutta la produzione letteraria dell’autore siciliano – fatta eccezione, ça va sans dire, del celeberrimo Il Gattopardo. Da qualche anno, Luca Zingaretti gira l’Italia e l’Europa portandone in scena il testo, tramite una lettura garbata e appassionata che cattura i presenti dal primo all’ultimo minuto.
L’occasione per assistervi ci è stata offerta, la scorsa settimana (27 e 28 giugno), dal cartellone del Napoli Teatro Festival Italia, con due repliche messe in scena all’interno del chiostro del Duomo di Salerno. Due meraviglie in un colpo solo! Non siamo più in tempo per consigliarvi di recuperarne la visione, possiamo però stimolare la visita di un gioiello del romanico italiano, già teatro di numerose leggende del posto, palcoscenico d’eccezione con i suoi meravigliosi giochi di luce: quasi un peccato sia “soltanto” una basilica.
Ma torniamo allo spettacolo (l’altro!); il piglio con cui Zingaretti porta ciascun spettatore attraverso le maglie dell’incontro tra il giovane laureato Paolo Corbèra e il colto ellenista Rosario La Ciura è la prova più evidente dell’amore viscerale verso il testo di partenza,«di cui mi ha colpito – spiega – la straordinaria sensualità che vi si ritrova»; amore che si coglie nei particolari emozionali con cui conduce la lettura, nelle repentine rimodulazioni della voce per adeguarsi alla personalità ora di uno, ora dell’altro personaggio; nella vibrante commozione con cui chiude il recitato, dando quasi l’impressione di non voler finire lì, ma continuare e continuare ancora. Ad accompagnarlo è Fabio Ceccarelli, che con la sua fisarmonica dà fiato alle musiche preparate per questo reading drammatizzato da Germano Marzocchetti le cui armonie arabeggianti fanno il paio, con splendida naturalezza, con l’architettura arabo-normanna del chiostro mentre il campanile sembra trasformarsi in minareto, così coadiuvando Zingaretti nel condurre il pubblico verso tramonti siciliani di infinita bellezza e ruggente nostalgia; lì dove nemmeno la pioggia incipiente della serata impedisce lo splendido idillio.
È proprio in Sicilia, d’altronde, che è ambientato parte del racconto (mentre l’altra vede i due uomini colonizzare, impacciati, le sponde torinesi del Po). E la saggezza di Zingaretti – pur volto del noto commissario televisivo dalla parlata caratteristica – sta nel non cedere allo scontato concedendo ai suoi fan una facile dizione sicula che ne avrebbe compiaciuto le reminiscenze camilleresche (chi cercava Montalbano sarà probabilmente rimasto deluso): sempre fedele allo spirito proprio delle pagine di Tomasi di Lampedusa, l’attore romano le riporta in vita con appassionata fedeltà, senza inutili orpelli.
In chiusura, come a non voler mollare la mano di nessuno di noi tutti ascoltatori e “viaggiatori”, ancora increduli per il finale sospeso, Zingaretti regala qualche ricordo della Salerno frequentata all’epoca dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica; e dedica a tutte le donne presenti un Montale struggente (Ho sceso, dandoti il braccio) che forse, tuttavia, stride con la lettura appena terminata, così incantata e fuori dal tempo da meritare di concludersi con il finale previsto dal suo autore originario.
Antonio Indolfi
Napoli Teatro Festival
Info e contatti: www.napoliteatrofestival.it