“The Atlas of Beauty”, il progetto fotografico diventa un libro
I ritratti della fotografa Mihaela Noroc celebrano la diversità della bellezza femminile nel suo primo libro tratto dall’omonimo progetto social.
Raccontare la bellezza nel mondo attraverso cinquecento foto di donne, scattate da una donna. L’artista è Mihaela Noroc, fotografa rumena 32enne che, cinque anni fa, ha deciso di lasciare il lavoro da produttrice TV, prendere la reflex e mettersi in viaggio.
Così è nato The Atlas of Beauty, una pagina Facebook con oltre un milione di follower e che ora è diventata un coloratissimo libro fatto di sguardi penetranti e storie appassionanti condensate in poche righe. Il sogno di pixel si è trasformato in pagina quando i lavori di Mihaela sono stati notati da Brandon Stanton di Humans of New York, altro progetto di ritrattistica fotografica social.
«È iniziata per curiosità. Non ero concentrata sulle stesse questioni su cui mi concentro ora, adesso sono sicuramente più consapevole di cosa succede nel mondo,» dice Mihaela. «Il paese che ha fatto scattare la molla per iniziare il progetto è stato l’Etiopia, lo ripeto spesso. Un posto unico, lì si vedono così tante religioni e donne diverse che coesistono in un modo bellissimo. Così ho cominciato a vedere la bellezza naturale che già immaginavo dentro di me, senza saperlo.»
Mihaela parla delle donne etiopi con una luce speciale negli occhi.
«Si possono incontrare le donne delle tribù del sud che non si coprono il seno, le donne musulmane dell’est che indossano il burqa e i cristiani ortodossi, tutti insieme nel raggio di cinquecento kilometri,» racconta.
«Ciascuna di esse ha il proprio modo di vedere le cose, eppure coesistono. Capire che possiamo coesistere con chi è diverso da noi è estremamente importante di questi tempi. E poi Lucy, la prima donna, è stata ritrovata lì, quindi forse è per questo,» conclude ridendo.
Differenza e bellezza sono due parole che Mihaela usa spessissimo e di cui tiene a dare la sua personale visione, contro tutte le interpretazioni sbagliate che se ne fanno oggi.
«Oggi c’è una versione della bellezza ipersessualizzata che non è necessariamente veritiera. Donna è sinonimo di bellezza, per me,» dice.
«La nostra immagine di donne viene distorta. Infatti, non capisco mai quando le persone restano stupite dai miei lavori. Si tratta di semplici ritratti, tutte le foto di donne dovrebbero essere così. Non è possibile che siamo abituati a vedere rappresentata esclusivamente un solo tipo di bellezza artificiale nei media e non i diversi tipi di bellezza naturale. Dovrebbe essere il contrario.»
Mihaela ha sempre fotografo le donne da quando ha ricevuto la sua prima macchina fotografica a sedici anni, un regalo del padre pittore. A chi le chiede provocatoriamente perché solo le donne sono ritratte nel suo libro, la fotografa risponde a tono.
«Ci sono anche due ritratti di uomini con le loro storie importanti all’interno del libro, ma fotografare un uomo è semplicissimo. Gli uomini non devono chiedere il permesso a nessuno, non hanno paura di essere rapiti o di essere disonorati dalla loro famiglia semplicemente per una foto.»
Fotografare le donne, invece, è estremamente difficile. Mihaela racconta di come a volte le sue muse sono socialmente obbligate a chiedere il permesso persino ai fratelli minori.
«Ci sono così tante fotografie perfette che ho scattato solo in mente, ho ricevuto tantissimi rifiuti. Ma quando ti dicono sì, si fidano di te, è come un miracolo, per me è pura magia.»
I suoi tre obiettivi sono le uniche armi che Mihaela ha per combattere l’immagine stereotipata delle donne, sebbene cerchi di usare solo il più piccolo di essi, un 40mm, in posti particolarmente pericolosi per non dare nell’occhio come “la fotografa bianca, bionda e sola”.
La maturazione di Mihaela come donna e artista passa anche per il suo progetto, oltre che dall’aver raggiunto ormai la soglia dei trent’anni, come lei stessa scherza su.
«Quando ho iniziato a viaggiare, ero concentrata soltanto sull’aspetto fisico dei miei soggetti, ma sono cambiata tantissimo da allora,» ammette. «Ho capito che le donne in alcune parti del mondo vivono situazioni impensabili, mentre io in Romania non mi sono mai sentita inferiore in quanto donna. Dobbiamo parlare ancora e ancora di questioni di genere e di uguaglianza.»
Uno degli aspetti positivi di The Atlas of Beauty è l’indurre una riflessione in chi osserva le foto, riflessione che non si limita ai follower occidentali.
«Le persone dei paesi che visito, sì, anche gli uomini, traggono conclusioni dopo aver visto le mie foto, riflettono e, nel migliore dei casi, cambiano. Cominciano a rispettare di più le loro sorelle, madri, e le donne nelle loro vite. Un piccolo passo, no?»
I viaggi di Mihaela l’hanno portata ovunque, dall’amato Iran, che consiglia di visitare a chiunque, all’Italia. La fotografa è stata anche a Napoli nel settembre dello scorso anno e alcune immagini di donne scattate proprio nel capoluogo campano sono finite nel libro, tra cui quella di Monica, Francesca e Rosanna, tre sorelle dai capelli riccissimi e dal sorriso contagioso ritrovatesi in città, pur vivendo in parti diverse dello stivale.
«Rispetto il modo in cui gli italiani restino così legati alla famiglia, è bello riuscire a ritagliare del tempo per chi si ama, nonostante le difficoltà. Io non sempre ci riesco.»
Ci sono molti altri viaggi in programma per Mihaela e molti paesi in cui vorrebbe ritornare, tra gli oltre cinquanta che ha già visitato. «Voglio andare ovunque, non ci si stanca mai di viaggiare! Ci si stanca di restare sempre nello stesso posto.»
Cosa consiglierebbe a chi vuole mollare tutto e viaggiare? «L’importante è avere delle buone scarpe. Questo è il mio sesto paio,» dice mostrando orgogliosa le sue scarpe da ginnastica.
The Atlas of Beauty può essere ordinato su amazon.it in formato rigido e digitale.
Stefania Sarrubba