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Ospite al Teatro Verdi di Salerno lo scorso fine settimana, l’attrice romana ha portato in scena i suoi ruoli più popolari senza perdere se stessa.

Virginia Raffaele

Virginia Raffaele

Far emergere l’essenza più nascosta, scoprire l’io più autentico di sé. E poi avventurarsi nei meandri di un’individualità che, a volte, fatica a venire a galla, smarrita com’è nel vortice dell’omologazione quotidiana. Anche inconsciamente, sono questi gli obiettivi che ciascuno si pone per la propria persona, spesso sforzandosi una vita intera senza riuscire a raggiungerli. Eppure, in un’ora e mezza circa, Virginia Raffaele ce l’ha fatta: sul palco, nei panni di personaggi tanto diversi tra loro e davanti a una platea divertita dalle sue formidabili imitazioni. Nel suo spettacolo Performance, andato in scena al Teatro Giuseppe Verdi di Salerno dal 16 al 19 novembre, l’attrice ce l’ha fatta e si è messa a nudo. “Io sono Virginia Raffaele”, ha dichiarato, liberandosi dalle fattezze dell’artista serba Marina Abramović, rappresentata fino a quel momento come simbolo dell’arte performativa stessa.
Ballerina, cantante, comica. In un vero e proprio one woman show, diretto da Giampiero Solari e scritto con lui assieme a Piero Guerrera e Giovanni Todescan, la professionista romana ha saputo destreggiarsi da sola tra innumerevoli ruoli. Con lei soltanto il maestro Teo Ciavarella che, con il suo accompagnamento musicale al pianoforte, ha alleggerito e guidato i rapidi cambi di scena.
Dalla criminologa Roberta Bruzzone alla gag su Francesca Pascale, da Belén a Ornella Vanoni: un trasformismo camaleontico, quello della Raffaele, che ha raggiunto il suo acme con l’interpretazione della poetessa transessuale Paula Gilberto Do Mar. Da non dimenticare l’immaginaria Giorgiamaura, aspirante concorrente di Amici di Maria De Filippi, diventata ormai famosa per i suoi slogan. Molteplici maschere, dunque, racchiuse in un’unica soggettività, capace di scindersi e ritrovarsi al tempo stesso con una consapevolezza rara. Per tutta la durata della performance, infatti, si assapora una decisa volontà di affermazione del proprio io, prospettata ai presenti sempre in chiave ironica ma non per questo meno efficace nello scavare in profondità. A sottolinearlo i giochi di specchi e le videoproiezioni, che legano tra loro buona parte delle esibizioni.
In una sorta di dramma pirandelliano al contrario e al limite tra arte e psicologia, Virginia Raffaele riscopre se stessa attraverso lo studio minuzioso dell’altro. Non limitandosi al solo aspetto esteriore, riesce a far sue voci e movenze, al punto che a volte risulta difficile distinguere l’interpretazione caricaturale dal personaggio reale. E se il suo talento non è stato una sorpresa per il pubblico, con l’inaspettato finale è stata in grado di stupirlo ancora una volta.

Noemi Giulia Selitto

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