“White Rabbit, Red Rabbit”: istruzioni per l’uso del teatro
Da dicembre ad aprile, per sei lunedì, il testo di Nassim Soleimanpour in scena sul palco del Piccolo Bellini. Affidato a Enrico Ianniello il primo degli appuntamenti che vedranno attori ed attrici, ogni volta diversi, interpreti, insieme al pubblico, di questo gioco teatrale.
Realtà ricettiva e vivace, aperta ad accogliere le varie forme dell’arte e del fare arte, il Teatro Bellini di Napoli non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di ospitare, all’interno del suo trasversale palinsesto culturale, White Rabbit, Red Rabbit, spettacolo scritto da Nassim Soleimanpour e prodotto in Italia da 369gradi. Da dicembre ad aprile, sul palco della sala piccola del teatro di via Conte di Ruvo, per sei lunedì, gli spettatori potranno assistere alla messinscena, da parte di un interprete ogni volta diverso, del testo dell’autore iraniano, testo, definito dal medesimo “qualcosa che sembra uno spettacolo”, ma si avvicina di più ad un esperimento antropologico – come se il teatro poi non lo fosse -, che ha per cavie il pubblico, l’ attore e lo stesso autore.
Il primo ad accogliere la sfida di rappresentare la volontà artistica di Soleimanpour è stato Enrico Ianniello. Già, di una sfida si è trattata per il bravo attore di Caserta, all’oscuro del testo e senza la guida di una regia, capace, da subito, di tracciare un empatico percorso condiviso con il pubblico, lungo il quale non sono mancati le risate e gli spunti di riflessione. La prima delle tante regole imposte dal gioco consiste infatti in una lettura a prima vista del copione, da parte dell’attore, che scopre, man mano, in quale direzione l’autore conduce la narrazione e l’azione scenica. Un’altra regola, invece, la devono seguire i giornalisti, ai quali è chiesto di non scrivere una canonica recensione, ma di riportare solo le impressioni che l’acuta penna del drammaturgo ha lasciato nella mente di chi ha ascoltato le sue parole. È così che l’autore, terminata la performance, continua a giocare con chi ha incontrato la sua scrittura, una scrittura pregna di interrogativi e che pone interrogativi.
Perché, allora, scrivere di White Rabbit, Red Rabbit? Perché White Rabbit, Red Rabbit, mentre racconta una favola di uomini e animali, rappresentazione onirica e surreale di un universo in cui vige l’unica regola dell’ homo homini lupus, ben più feroce e crudele di quelle a cui costringe Soleimanpour, è in realtà un vademecum per chi fa teatro o vorrebbe farlo, per chi vede teatro e per chi lo studia, ed è il racconto di una parte del mondo più ad est di noi.
Impedito a viaggiare, Nassim Soleimanpour è stato spinto a scrivere dall’esigenza di voler e sapere rappresentata la sua idea in giro per il mondo, affidando al teatro la trasmissione del suo sentire. Per struttura e contenuto la drammaturgia può infatti esser rappresentata in ogni luogo e in ogni tempo, senza smarrire la sua forza. É qualcosa che ha a che fare col mito e con il rito del teatro; solide gambe su cui poggia la sua origine: il mito quale storia sempiterna, il cui valore resta invariato, indipendentemente dalla modalità di rappresentazione, e il rituale teatrale, attorno a cui si raccoglie la collettività.
La decostruzione dei ruoli dell’autore, dell’attore e dello spettatore in cui la natura di ognuno scivola nei panni dell’altro e dell’altro ancora, fino al punto tale che “nessuno è chi dovrebbe essere”; l’ambiguità che porta all’inganno; la menzogna; la fantasia; la levità del gioco e le sue regole restrittive; l’obbedienza e i suoi limiti, senza i quali, però, non si sarebbe potuta giocare la partita decisiva, nella quale è in palio la libertà, costruiscono il teatro e la comunità teatrale, disvelandone i suoi meccanismi. All’interno di essa c’è chi insegue il coniglio rosso e chi lo diventa, chi indossa le orecchie da coniglio bianco e chi decide di vestire la pelle di uno dei tanti animali, protagonisti della favola raccontata da Nassim Soleimanpour. Ad ogni uomo-animale la scelta del suo ruolo, la scelta di dare risposte o di fare altre domande, la scelta di decidere se continuare a giocare.
Antonella D’Arco
Teatro Bellini di Napoli
Via Conte di Ruvo, 14; 80135 – Napoli (NA)
contatti: 0815491266 – http://www.teatrobellini.it/