Van Gogh Immersive Experience: l’opera d’arte nell’epoca della sua proiettabilità
Nella chiesa di San Giovanni Maggiore a Napoli in mostra fino al 25 febbraio le opere del pittore olandese in video mapping.
Ancora poco più di un mese per immergersi nei capolavori di Vincent Van Gogh a Napoli grazie alla mostra multimediale che resterà all’interno della Basilica di San Giovanni Maggiore fino al 25 febbraio. Questo esperimento napoletano è soltanto l’ultimo tra quelli di video mapping che mirano a trasformare l’arte in video-arte, insieme alla Klimt Experience alla Reggia di Caserta.
Qualcuno forse ricorderà Una Mostra Impossibile che nel 2014 aveva portato sotto lo stesso tetto le opere in digitale di Leonardo, Raffaello e Caravaggio, tra i primi tentativi multimediali nel capoluogo campano. Oltre tre anni dopo, le installazioni di videoarte continuano ad attirare visitatori, ma ne varrà la pena?
Nella sala principale della chiesa monumentale di San Giovanni Maggiore è possibile, al prezzo di 12 euro per un biglietto intero, ripercorrere le fasi della vita del pittore olandese. I quadri vengono proiettati sulle pareti barocche, lasciando che ciascuno vi interagisca coi propri tempi e modi. Un divano in pelle, alcune sedie a sdraio e dei tappeti diventano insoliti punti di osservazione per le opere 3D in continuo mutamento, mentre il visitatore se ne lascia avvolgere completamente.
Alla mostra vera e propria si accompagna, al costo aggiuntivo di 2 euro, il momento più bello di questa iniziativa: un viaggio in realtà virtuale che ripercorre i passi di Van Gogh ad Arles in Provenza, creato da un team di sviluppatori che ha impiegato sei giorni di fila per la progettazione. Il visitatore resta sospeso nella camera dell’artista, anche ricostruita all’ingresso della mostra, e fluttua tra le campagne e le stradine, fermandosi ad osservare i paesaggi e gli scorci cittadini che ispirarono il pittore. Inoltre, ogni venerdì alle ore 19 è possibile assistere allo spettacolo Vincent Van Gogh nel Manicomio di Saint Paul con Antonello Cossia e Titti Nuzzolese, pièce che ripercorre uno degli episodi più significativi della vita del pittore, il quale si recò spontaneamente all’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole per essere ricoverato nel maggio 1889.
Tornando alla mostra vera e propria, il lavoro di video mapping sfrutta gli splendidi interni della chiesa per fornire al visitatore una realtà aumentata, trasformando drasticamente la fruizione rispetto a quella museale. Impensabile, per dirne una, ammirare il più famoso della serie de I girasoli, ubicato al Rijksmuseum di Amsterdam, da distesi, non fosse altro che per le file di turisti.
Il video mapping, al contrario, apre a un tipo di fruizione meno sacralizzata, ma nel contempo più personale e personalizzabile, nonché condivisibile. Quell’aura di cui parlava il filosofo tedesco Walter Benjamin nel suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, e che caratterizza ancora il reverenziale rapportarsi a un quadro in una galleria, sparisce per fare posto alla ricezione nella distrazione. Una ricezione a 360° da cui si viene investiti, ma di cui si avverte meno il peso. L’elemento visivo del progetto avvicina l’arte pittorica a quella cinematografica, la più “distratta”, secondo Benjamin. Ed ecco che ci si accoccola sul divano, si parla sottovoce mentre si osservano i quadri ruotare, si notano particolari nuovi che si vuole condividere con chi si ha accanto. La fruizione si fa collettiva, meno silenziosa, più adatta, probabilmente, all’era della condivisione esasperata in cui ci troviamo.
È questo il tipo di arte e di conoscenza della stessa attraverso i suoi più autorevoli rappresentanti verso cui stiamo andando? Forse, e non è necessariamente una cosa negativa. La Van Gogh Immersive Experience accosta tutti gli autoritratti di Van Gogh e ne fa un montaggio cronologico in pochi minuti impossibile in qualsiasi altra modalità di fruizione. In questo caso, il visitatore smette di ragionare a compartimenti stagni e accede a un godimento dell’arte diverso che gli permette di stabilire delle connessioni tra le opere meno evidenti con la fruizione singola.
Quello che chi scrive trova discutibile, invece, è il prezzo del biglietto. Ben venga che l’arte pittorica trovi una forma nuova nei giochi di proiezioni, una forma che consente a tutti di accedervi, valicando le limitazioni logistiche e geografiche, a patto però -riteniamo – che il costo non superi quello della fruizione museale, che resta comunque un’esperienza irripetibile, forse l’esperienza per eccellenza.
Il biglietto della Van Gogh Immersive Experience è di poco inferiore a quello del Rijksmuseum, ma non regge il confronto con l’ingresso gratuito alla National Gallery di Londra, che conserva alcuni tra i più famosi quadri del geniale pittore.
L’uscita dagli spazi e dalle modalità tradizionali della fruizione, probabilmente, dovrebbe essere accompagnata da un’accessibilità a tutto tondo dell’arte, come è avvenuto per fotografia e cinema, entrambe accessibili a un costo inferiore rispetto a musei e teatro. Certo, gli artisti di video mapping non si limitano a riprodurre le opere, bensì a creare legami tra queste e il luogo che le ospita, eppure pagare più di dieci euro per lasciare che gli astri de La notte stellata si muovano sul soffitto stride con il concetto stesso di democratizzazione dell’arte di cui tale mostra è emblema.
Se questo impasse può essere superato lo si vedrà soltanto con il tempo. Sebbene le due modalità non siano intercambiabili o equivalenti, non è da escludere una tendenza del pubblico a preferire quella più facile perché maggiormente a portata di mano. Diventando di massa e popolare, il video mapping diventerà anche a portata di portafoglio e, solo allora, il passaggio ad arte democratica sarà completo.
Stefania Sarrubba
Van Gogh Immersive Experience
Basilica di San Giovanni Maggiore, Rampe S. Giovanni Maggiore, Napoli
Lunedì – Venerdì: 10 – 19
Sabato: 10 – 20
Domenica: 14 – 20
Info e prenotazioni: 0815448891 – 0815441872