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In scena, sul palco del Civico 14 di Caserta, sabato 20 e domenica 21 gennaio, lo spettacolo di Fortebraccio Teatro, Cantico dei Cantici, vincitore di due Premi Ubu 2017, nelle categorie “miglior attore/performer” con Roberto Latini e “miglior progetto sonoro” con Gianluca Misiti.

Fortebraccio Teatro, IL CANTICO DEI CANTICI 2 ©Angelo Maggio

Foto Angelo Maggio

“Vi scongiuro, non svegliate il mio amore che dorme, finché non voglia lei, finché non voglia lui. Non svegliatelo, non svegliatela, non svegliateci!”. Nel sogno-messinscena di Roberto Latini, la Sposa e lo Sposo del Cantico dei Cantici lodano all’unisono il sentimento che li unisce, li attraversa e li allontana. Da qui, forse, la volontà di far abitare il palco da una presenza androgina, una rockstar sul viale del tramonto, cappotto viola, lungo fino alle caviglie, parrucca scura, rossetto e gli occhi cerchiati di nero da un trucco pesante; una presenza che trattiene in sé il maschile e il femminile, l’amore e il rovescio della sua medaglia, la condizione in cui l’umanità vive in sua assenza: la solitudine.
La scena dimidiata tra la panchina a dondolo, in precario e pur certo equilibrio, e la postazione da speaker radiofonico, messe a specchio, delinea i due mondi che costituiscono la realtà quotidiana dell’attore. Due mondi separati e sempre connessi tra di loro dalla cornetta di un telefono; oggetto del desiderio, perché s’intuisce che l’uomo cerca al di là di quell’apparecchio la voce del/della suo/sua “diletto/a”, e, al tempo stesso, causa del suo tormento, perché quel telefono non squillerà mai. Gli spazi hanno il loro doppio nei due tempi scanditi dall’accensione e dallo spegnimento della scritta “ON AIR”. In onda è la lettura del Cantico, cadenzata da una voce che ricorda l’idea, riguardo il suo uso, elaborata da Carmelo Bene, del rifiuto a costruire una voce sul senso e che producesse senso; fuori onda, invece, la voce, in una dimensione più intima, restituisce significato ed emozione. Sembra di assistere ad una di quelle trasmissioni notturne alla radio nelle quali i problemi di cuore del singolo vengono partecipati e condivisi da chi è in ascolto. E un po’ è così. Latini ci conduce in un’esperienza sensoriale, attraverso le varie fasi e i momenti di un sentimento che tutti ci accomuna, grazie ad una lettura mai banale di esso.
La poesia e la forza che disegnano il suo corpo-voce in scena sono contenute nelle parole del Cantico dei Cantici, libro dell’Antico Testamento che alcuni fanno risalire al sapiente re Salomone, altri al IV secolo a.C. , e che solo in seguito fu inserito nella visione cristiana. Spogliato delle influenze storiche e filologiche, il canto d’amore dello Sposo alla sua Sposa e viceversa, è ricodificato da Latini, in parole, immagini e suoni. «Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire, di andarle poi a cercare in giro per il corpo, di averle lì nei pressi, addosso, intorno»; come addosso agli spettatori piombano le musiche, curate da Gianluca Misiti, e le suggestioni che da esse derivano.
Ogni scelta registica, costruita sulla partitura musicale e sonora, ha contribuito a fare di Cantico dei Cantici una performance, un’opera d’arte contemporanea che accade proprio lì ed ora, e che in quello spazio e in quel tempo destabilizza e trasforma lo spettatore. Parole e suoni si fondono fino a creare una voce ipnotica; voce ipnotica che racconta la disperazione, il disfacimento e la dolcezza decadente di un’anima rifiutata. Proprio il rifiuto, ricordato anche tramite la citazione della scena tra Deborah e Noodles di C’era una volta in America e che rielabora l’erotismo del Cantico nella ricerca del sesso, farmaco placebo dell’oggi per curare la mancanza dell’amore, dopo aver subito l’abbandono; accompagna il solitario speaker. Ai suoi interrogativi, ai nostri, non c’è nessuna voce, dall’altra parte della cornetta, che possa darci delle risposte.

Antonella D’Arco

 

Teatro Civico 14
Via F. Petrarca (Parco dei Pini) c/o Spazio X – 81100, Caserta
contatti: 0823441399 – info@teatrocivico14.it – www.teatrocivico14.org

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