Manlio Boutique

Al teatro La Giostra di Napoli la pièce diretta da Massimiliano Rossi che racconta come dei gesti di grande coraggio, capaci di deviare il corso della storia, nascano spesso da cose che con la storia hanno ben poco a che fare.

TRENI_STRETTAMENTE_SORVEGLIATI_(ph_Alessandro_Palumbo)_01

Foto Alessandro Palumbo

Se il cinema è del teatro una evoluzione, sarebbe meglio dire derivazione, qualcosa di direttamente consequenziale, accade talvolta che la strada si percorra a ritroso e che sia il teatro stesso a seguire una grammatica che rompe la sottile barriera divisoria tra le due forme di rappresentazione, mostrando chi è che comanda e riportando la chiesa al centro del villaggio. Treni strettamente sorvegliati di Massimiliano Rossi, che ha ideato e diretto il progetto, oltre ad essere anche uno degli attori in scena, è un esempio di questa modalità rappresentativa in cui il teatro pare far sue alcune forme espressive del cinema. Non a caso, quella andata in scena al teatro La Giostra di Napoli fino a domenica 4 febbraio, è un’opera ricavata da un romanzo e poi da un noto film per la regia di Jiri Menzel, tra le altre cose premiato con un Oscar.
Il movimento dei personaggi, l’intento di ricreare più piani d’azione all’interno di uno stesso quadro, l’alternarsi di questi piani nell’essere centrali prima e periferici successivamente, sono gli elementi di interesse primari del lavoro, che prova ad ampliare i confini della scena, cercando e trovando spazi anche al di fuori dei limiti fisici del palco (servendosi, ad esempio, del piano superiore del teatro). Dettagli non secondari, essi denotano un’impronta registica molto forte in cui le intenzioni stilistiche dei movimenti scenici sono sapientemente mescolate all’intreccio narrato, frutto di una delle opere letterarie ceche più note, quella omonima di Bohumil Hrabal, che come tutte le opere di rilievo ha un valore simbolico senza tempo.

TRENI_STRETTAMENTE_SORVEGLIATI_(ph_Alessandro_Palumbo)_01

Foto Alessandro Palumbo

Siamo nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti, in cui le istanze partigiane iniziano ad essere urgenti. Miloš, il protagonista, proviene da una famiglia in cui padre e nonno sono entrambi morti per mano dei tedeschi ed è innamorato di Masa, alla quale ha avuto possibilità di dimostrare la sua virilità fallendo però miseramente con conseguente tentativo di tagliarsi le vene per senso di umiliazione. Salvato, torna a lavorare alla stazione ferroviaria con l’intento di sfidare nuovamente questa ansia. È nello scenario del luogo dove i convogli arrivano e ripartono che si sviluppa l’intera messinsce. Qui, ad un tempo cadenzato dal suono di un orologio che “è sempre bello” – chiunque passi da lì non può fare a meno di constatarlo – i dubbi, le paure e le insicurezze di Miloš per l’agognato debutto sessuale invadono i dialoghi e, in quanto disagi, appaiono insormontabili e prioritari rispetto a qualsiasi altra cosa. Come a dire che superano in rilevanza la storia che sta facendo il suo corso, incessantemente, sotto i piedi di Milos e degli altri addetti alla sorveglianza ferroviaria. Le vite normali, d’altronde, sono complesse strutture tenute in piedi da pochi punti saldi mescolati a inessenzialità e incertezze. Determinano la storia, le vite normali, spesso lo fanno senza saperlo, non rendendosi conto di essere locomotrici della storia, di dettarne l’andamento, sospingendola e poi rallentandola, senza dubbio determinandola. È la quotidianità, del resto, a fare la storia, a dispetto delle date simboliche celebrate sui libri. Delle vicende normali, come lo scioglimento dei timori di Miloš, la storia si fa come diretta conseguenza.

TRENI_STRETTAMENTE_SORVEGLIATI_(ph_Alessandro_Palumbo)_05 (1)

Foto Alessandro Palumbo

L’agognata maturità viene raggiunta grazie al “navigato” collega Hubicka, il quale gli permette di appartarsi con Viktoria, giovane staffetta partigiana incaricata di consegnare l’esplosivo col quale far saltare in aria un treno tedesco carico di munizioni. Un incontro sessuale che libera Milos dalle incertezze, al punto da far germogliare prepotentemente in lui l’istanza antinazista e proporsi di portare a termine il sabotaggio, durante il quale perderà la vita.
Questo adattamento di Treni strettamente sorvegliati, oltre a una lezione di coraggio, dunque, dà l’impressione di volerci narrare l’anticamera dei grandi eventi storici, quel luogo innocente nel quale gli uomini, mossi da spinte diverse, personali e non necessariamente ideologiche, si rendono inconsapevolmente attori protagonisti di momenti che deviano il corso della storia stessa.
E sul palco il notevole affiatamento tra gli attori del cast (formato da Giovanni Buselli, Angela Rosa D’Auria, Pietro Juliano/Massimiliano Rossi, Giuseppe Villa, Giuseppe Fiscariello, Adele Vitale, Antonio Clemente, Noemi Giulia Fabiano, Sara Lupoli, Marco Aspride, Michele Capone, Valerio Lombardi) dà percezione di un lavoro di preparazione minuzioso e dettagliato, esatto riflesso di una messinscena che fa della coralità un elemento chiave (come accaduto per altri lavori precedenti di Rossi). In cui irrinunciabile, però, diventa sottolineare i meriti del protagonista Giovanni Buselli, il quale dimostra di avere fatte sue, pienamente, le sfaccettature di un personaggio che evolve nel corso della narrazione e restituisce a pieno l’idea di un ragazzo che diventa uomo all’improvviso, con troppa fretta.

Andrea Parrè

Teatro La Giostra
Via Speranzella 81 Quartieri Spagnoli – Napoli
contatti: 081405632, 3492187511, 3488100587 – lagiostrateatro@gmail.com

Print Friendly

Manlio Boutique