Manlio Boutique

La commedia zombie di Netflix arriva alla sua seconda stagione in attesa della terza ancora da confermare.

di Stefania Sarrubba

santa clarita diet

Una scena

La commedia horror Santa Clarita Diet, la serie che ha visto la più lunga permanenza televisiva di Drew Barrymore sul piccolo schermo finora, è arrivata alla sua seconda stagione, disponibile su Netflix dal 23 marzo scorso, riproponendo il connubio tra cannibalismo e femminilità in una nuova luce.
Barrymore, qui anche produttrice esecutiva, interpreta Sheila Hammond, madre, moglie e metà del duo di agenti immobiliari insieme al marito Joel (Timothy Olyphant), suo fidanzato dai tempi del liceo. I due conducono una vita noiosamente perfetta nella cittadina di Santa Clarita, insieme alla figlia sedicenne Abby (Liv Hewson), finché Sheila non espelle l’equivalente in vomito delle cascate del Niagara durante un incontro con dei clienti e sviene. Si risveglierà non-morta eppure incredibilmente vitale e con un implacabile interesse verso la carne umana.
La serie, creata da Victor Fresco e con il regista di Zombieland Ruben Fleischer tra gli esecutivi, non è ancora stata ufficialmente rinnovata da Netflix per una terza stagione, ma lo meriterebbe. Segue la scia delle zom-com, le commedie zombie che stanno sul filo del rasoio tra un genere e l’altro, tra scene disgustose e gag irriverenti. Tuttavia, Santa Clarita Diet non è particolarmente memorabile né per l’uno né per l’altro elemento, sebbene funzioni e diverta con il suo pastiche a tratti demenziale, ma perché traccia una prospettiva sul cannibalismo connessa a una visione di femminilità potente e rigogliosa.
Nel momento in cui si rialza da non-morta, Sheila si sente più viva di quanto si fosse mai sentita in passato. A farne le spese saranno le regole e le convenzioni sociali, mai i suoi sentimenti verso marito e figlia, immutati nonostante gli insoliti spuntini. Soprattutto, però, Sheila, prima della trasformazione una donna romantica e piuttosto remissiva, comincia ad assecondare tutti i suoi istinti sessuali senza timori di sorta.
Cede al consumo di carne umana perché spinta da quello che definisce “un brivido nella vagina”, legando l’appetito vero e proprio a quello sessuale, adesso incontenibile e vissuto in maniera paradossalmente più sana. Molto più aperta sui suoi bisogni primari, in contrasto con le rappresentazioni femminili che si vedono sullo schermo, tanto più quando frutto della mente di uno showrunner uomo, Sheila non risparmia a Joel i particolari di un orgasmo avuto mangiando un fegato umano.

santa clarita diet

Una scena

Il cannibalismo come allegoria di un più generale appetito verso la vita e i suoi aspetti “scomodi”, riservati alle mura domestiche o nello spazio buio sotto le lenzuola, è stato di recente al centro della rivoluzione sessuale di Raw, il cannibal movie franco-belga della regista Julia Ducornau. L’adolescente Justine, proveniente da una famiglia di vegetariani convinti, assaggia carne animale e poi umana, in un crescendo di esperienze sensoriali e sessuali che la porteranno alla scoperta di sé.
Il cannibalismo si piega particolarmente bene a farsi espediente narrativo di un femminismo vitale e aggressivamente positivo e Santa Clarita Diet ne è solo l’ultimo esempio. Nonostante il binomio femminilità e cannibalismo non sia nuovo sul piccolo e grande schermo – basti pensare al b-movie del 1989 Donne Cannibali – il punto di vista degli ultimi lavori di genere è totalmente rinnovato.
In Donne Cannibali, scritto e diretto da J.F. Lawton (nei credits come J.D. Athens), che sarà sceneggiatore di un filmetto chiamato Pretty Woman, è ancora avvertibile forte e chiaro lo sguardo maschile che crea le fiere eroine mangiacarne in abiti succinti a immagine e somiglianza di sogni erotici irreali. Questo controverso stereotipo da sbadiglio che ricorda le Amazzoni di Wonder Woman è del tutto assente nei nuovi lavori. Le “nuove cannibali” sono esempi di femminilità reali e Santa Clarita Diet è rilevante in questo senso.
Mentre il cannibalismo femminile di The Neon Demon di Winding Refn appare problematico perché non direttamente collegato alla sessualità, quanto più alla gelosia e all’invidia verso chi è simile a noi, e il Jennifer’s Body di Diablo Cody vede Megan Fox nelle vesti di un bellissimo demone che perde di vista la sua umanità, c’è da puntualizzare che Sheila resta umana anche da non-morta ed è questo che rende Santa Clarita Diet interessante e fresco come un delizioso cuore pulsante appena strappato.

Print Friendly

Manlio Boutique