Teatro dal mondo: la nobile, minuziosa arte del Kathakali nel Kerala
Misto di danza, musica e teatro, il Kathakali è originario del sud dell’India e fa dei micro movimenti facciali la sua cifra.
di Stefania Sarrubba
Nel lembo a sud-ovest dell’India, nello stato del Kerala, le tradizioni, gli usi e i costumi sono diversi dal resto del subcontinente. In questa terra che profuma di cocco, usato per tutto, dalla cucina alla cura del corpo, anche il teatro mostra le sue peculiarità, con una variante di teatro-danza nota come Kathakali.
Nonostante sia molto antico, il Kathakali si è sviluppato come forma teatrale compiuta solo a partire dal diciassettesimo secolo ed è tuttora molto popolare nel sud dell’India. Questa performance ibrida prevede l’uso di costumi e trucchi sgargianti, con maschere e gioielli, indossati fino a poco tempo fa esclusivamente da compagnie maschili.
Negli ultimi anni, il Kathakali si è aperto anche a performer femminili. Un risultato sorprendente rispetto ad altre aree del subcontinente, Il Kerala è stato, infatti, una società matrilineare che ha attribuito grande importanza alle figure femminili fin dall’antichità.
Le performance di Kathakali – che possono durare fino a nove ore! – si incentrano su una serie di micromovimenti facciali e gesti capaci di rappresentare una vasta gamma di emozioni. Quelle che per il pubblico non abituato al Kathakali sembrano espressioni pressoché identiche, sono diversissime per l’attore.
Il Kathakali è una forma di teatro muto, che fa del volto e del corpo strumenti per trasmettere messaggi agli spettatori. Le principali espressioni facciali, note come navarasas, sono nove. A queste si accompagnano ventiquattro tipologie di gesti della mano, detti mudras. Con una sola alzata di sopracciglio millimetricamente differente da un’altra, gli attori possono trasmettere amore, comicità, tristezza, rabbia, coraggio, paura, disgusto, meraviglia o tranquillità.
Gli attori di Kathakali, racconta uno di loro sul palco, devono sottoporsi a un training durissimo che dura circa un decennio. La formazione comprende musica, recitazione e danza, arti da perfezionare prima di poter entrare a far parte di una compagnia di Kathakali.
La trama è effettivamente un elemento secondario del Kathakali. Le storie attingono perlopiù alla mitologia hindu, con protagoniste figure archetipiche distinguibili dai colori dipinti sul volto: il verde per gli eroi e i nobili, il rosso per i demoni, il giallo per bramini e donne.
La preparazione degli attori, a cui il pubblico assiste in religioso silenzio, precede lo spettacolo vero e proprio e ne diventa parte integrante. Tutti i pigmenti utilizzati sono di origine completamente naturale, mescolati all’immancabile olio di cocco.
I combattimenti, che incorporano movimenti presi in prestito dalle arti marziali indiane, sono un vortice armonico e sinuoso. Gli incontri sono scanditi dal tintinnio dei gioielli indossati dagli attori e dalla musica incessante suonata dai musicisti sul palco, colonna sonora del Kathakali.
La dicotomia bene-male, un tema ricorrente nel Kathakali, si risolve, ovviamente, nel trionfo dell’eroe sul demone. Sebbene l’esito della trama, piuttosto semplice, appaia scontato, è il percorso che accompagna il pubblico per mano fino alla fine a essere la vera essenza del Kathakali. Si tratta di un percorso lungo, tortuoso, talvolta complicato per il pubblico occidentale, ma suggestivo e che rende il Kathakali un’esperienza irripetibile non solo al di fuori dell’India, ma del Kerala stesso.