Nei prossimi giorni a teatro…
Gli spettacoli in scena in Campania dal 29 giugno al 6 luglio.
di Irene Bonadies e Stefania Sarrubba
LA VITA DIPINTA
Testo: Igor Esposito
Interpreti: Tonino Taiuti
Regia: Tonino Taiuti
Quando: 29 Giugno
Luogo: Sala Assoli
Orario: ore 21:00
Note: La vita dipinta è una partitura monologante che prende vita e risuona con il corpo e la voce di Tonino Taiuti sulle note di una biografia rocambolesca, fantastica e surreale. Biografia di un artista immaginario che canta le sue imprese pittoriche e i suoi poetici incontri con alcuni dei grandi maestri che hanno segnato il corso della storia dell’arte del Novecento, lasciandone un’impronta indelebile chi con il proprio vissuto o con la fame interiore, chi con un lascito di immaginazione, coraggio o radicalità.
«Il protagonista della Vita dipinta è un artista immaginario che diviene così testimone e commensale, al contempo, di un’esaltante e necessaria esperienza artistica ed umana che percorre il Novecento. E lo fa attraverso un capriccio o un sogno dell’immaginazione, divenendo specchio e riflesso della follia. Il suo errare immaginifico è simile a quello di un vecchio Don Chischiotte dell’arte contemporanea. A sostegno delle sue imprese – va però detto – che non c’è nessun Sancho Panza, ma una serie di angeli custodi, di cui forse anche noi conosciamo i nomi e i volti. Artista sradicato e solitario, passo dopo passo, sprofonda nel suo delirio e non rinsavisce come il vecchio hidalgo della Mancia; ma, forse, proprio per questo sembra incarnare e ricordarci ciò che scrisse Michel Foucault nella sua monumentale Storia della follia nell’età classica: “La follia, nei suoi vani ragionamenti, non è vanità”. Così come non è vanità l’arte attoriale di Tonino Taiuti. Anarchico e solitario artista della scena napoletana, al quale ho pensato, sin dalla prima battuta, come unico possibile interprete di questo monologo». [Igor Esposito]
«La vita dipinta è un monologo funambolico che attraverso la voce bambinesca d’un folle ci fa sprofondare nel cuore della pittura e dell’arte e lo fa con leggerezza, ironia e dolore; cercando di riportare alla luce versi, pensieri e immagini di alcuni grandi maestri del Novecento. La partitura è una drammaturgia dove prende corpo una scrittura musicale e ritmica che gioca su più registri, che vanno dall’affabulatorio al lirico, dando così la possibilità all’attore di farsi giullare cantastorie oppure oracolo della follia che brucia in un delirio angelico di poesia. Ho sentito, già dalla prima lettura, questo testo come necessario: perché ci mette di fronte al coraggio e alla radicalità che da sempre è – a mio avviso – il cuore pulsante dei veri artisti e che rifugge dal mondano e vano chiacchiericcio in cui, gran parte dell’arte, sembra essersi persa e degradata». [Tonino Taiuti]
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
BRODSKY/BARYSHNIKOV
Interpreti: Mikhail Baryshnikov
Regia: Alvis Hermanis
Quando: 29 Giugno
Luogo: Teatro Politeama
Orario: ore 19:00
Note: BRODSKY/BARYSHNOKOV è un “one-man show” basato sulle poesie del Premio Nobel per la letteratura Joseph Brodsky, interpretato da Mikhail Baryshnikov. Concepito e diretto da Alvis Hermanis – noto regista lettone del New Riga Theatre, che non ha mai nascosto la grande influenza che il poeta russo ha esercitato sul suo percorso artistico – BRODSKY/BARYSHNIKOVè un commovente viaggio nelle profondità delle complesse composizioni del poeta. Interpretato in russo, la madrelingua di Brodsky, Baryshnikov recita una selezione delle toccanti ed eloquenti opere del suo amico di lunga data. La sua sottile fisicità trasporta il pubblico nel mondo interiore di Brodsky allestito con rispetto dall’immaginario di Hermanis
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
FESTA PER LA RABBIA MANCATA
Di: Mariano Bauduin
Interpreti: Antonella Morea, Franco Javarone, Renata Fusco, Matteo Mauriello, Francesca Morgante, Gaetano Amore, Rosario Martone e La Corale Per San Giovanni
Musiche: Mimmo Napolitano e Mariano Bauduin
Quando: 29 Giugno
Luogo: Palazzo Reale – Cortile d’Onore
Orario: ore 19:30
Note: Il Concerto/spettacolo che io e Mimmo Napolitano abbiamo costruito, si intitola “Festa per la Rabbia Mancata”, un oratorio apparentemente barocco nella drammaturgia, vale a dire organizzato in 12 stazioni, ma con una forma di stile neo-espressionista. Tre gruppi vocali (femminile, maschile e di voci bianche) rappresentano le archetipe figure del Padre, della Madre e del Figlio; queste tre figure diventano la metafora di un conflitto dell’anima per ogni singolo essere umano, nella cui anima convivono entrambe le dimensioni, e queste, spesso in conflitto tra loro, ne mettono in crisi la propria identità. La “rabbia” è quel sentimento che scaturisce da questa crisi. Immaginiamo, quindi, che tale “rabbia” sia alla base di una rivoluzione dell’individuo, il quale ribellandosi alle prepotenze, alle discriminazioni, alle intolleranze – come in una ribellione familiare – faccia scaturire, da tale rabbia, una rivoluzione che permetta all’essere umano di porsi in una condizione di riscatto sociale, civile e umano. I brani musicali che abbiamo composto ed elaborato sono di carattere tradizionale, spesso barocco o religioso; essi sono stati contaminati da musica sudamericana, in quanto è proprio in quel mondo musicale che il senso della “rivoluzione” ha avuto una realtà che oggi è possibile assumere come metafora di una rivoluzione mancata. A tali brani si susseguono dei numeri recitati desunti da Pier Paolo Pasolini, Bertold Brecht, Jose Saramago, Eduardo De Filippo.
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
La nota stonata. Vita breve e coerente di Luigi Tenco
Di: Stefano Valnazuolo
Quando: 30 Giugno
Luogo: Il Teatro Cerca Casa – Serre (Salerno)
Orario: ore 20:30
Interpreti: Massimo Masiello, Stefano Valanzuolo e Mariano Bellopede (al pianoforte)
Note: Lo spettacolo di Valanzuolo ripercorre, invece, il racconto di una vita breve, quella di Luigi Tenco (1938 – 1967), condotto attraverso le sue canzoni. In ognuna delle scene rappresentate, rispetto alle quali le canzoni assumono forma di didascalia, si riflette con coerenza militante un aspetto della personalità del cantautore, affermata fino all’esito estremo: La nota stonata rimanda, tra musica e parole, alla vicenda di un artista spesso sorprendentemente in anticipo sui tempi e regolarmente fuori dal coro, orgogliosamente refrattario alle mode, inattuale per scelta. Il racconto, derivato per riduzione cameristica da uno spettacolo su Tenco messo in scena pochi mesi fa, si basa su frammenti di interviste e su dichiarazioni dello stesso cantautore, raccolte nel turbinoso contesto degli anni Sessanta. Massimo Masiello darà voce e volto a Luigi Tenco, mentre Mariano Bellopede ne celebrerà l’eleganza musicale attraverso la rilettura al pianoforte di alcuni suoi brani, non soltanto i più celebri. I brevi interventi di una terza voce narrante avranno lo scopo di tenere la storia in equilibrio tra la dimensione oggettiva di cronaca e quella, tutta personale, del dramma artistico e morale.
Info e prenotazioni: info@ilteatrocercacasa.it | 3343347090 | 3470963808 | 081 578 24 60
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE (Solitudine da paese spopolato)
Di: Lucia Calamaro
Quando: 30 Giugno e 1 Luglio
Luogo: Teatro San Ferdinando
Orario: 30 ore 20:00, 1 ore 21:00
Interpreti: Silvio Orlando, Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
Regia: Lucia Calamaro
Note: I figli Alice, Riccardo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio ,all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale : che è quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà. Emergono qua e là empatie, distanze e rese dei conti. I familiari di Silvio sono venuti a trovarlo per la messa dei dieci anni dalla morte della moglie… C ‘è da commemorare , da dire, da concertare discorsi. Certo è che, preda del suo isolamento, nella testa di Silvio si installa una certa confusione tra desideri e realtà, senza nessuno che lo smentisca nel quotidiano, la vita può essere esattamente come uno decide che sia. Fino a un certo punto.
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
BARRY LYNDON (il creatore di sogni)
tratto liberamente dal romanzo di William Makepeace Thackeray
Interpreti: Massimiliano Auci, Sonia Bertin, Gisella Cesari, Silvia Como, Tatiana Dessi, Turi Moricca, Federica Stefanelli, Giovanni Tacchella, Guido Targetti, Pino Tufillaro, Gianmarco Vettori, Vladimir Randazzo
Quando: 30 Giugno e 1, 2 Luglio
Luogo: Teatro Nuovo
Orario: 30 ore 21:00, 1 ore 19:00, 2 ore 21:00
Note: Questo mio Barry Lyndon prende le sue emozioni dal grande film di Kubrick. Il romanzo di Thackeray è servito a delineare caratteri, situazioni, indicare paesaggi e storie a noi lontane, ma forti e indimenticabili. Nella trasposizione teatrale ancora di più ci si vuole avvicinare alla favola nera che racconta la vita avventurosa tra amori e guerre del signor Redmond Barry di Barrybarry, discendente dai re d’Irlanda, così dice sfrontatamente al momento di arruolarsi il protagonista. Egli mente, come gli capitò spesso nella sua vita, e difende le sue menzogne con tutto il suo corpo. Come un capitan fracassa si getta nella rissa, e da sprovveduto lottatore, le prende da tutti.
La caratteristica dello spettacolo si lega alle modalità del sogno, delle cose desiderate ma, ahimè, solo immaginate nella notte, nel guardar le stelle, come se tutto il divenire della vita, prima di mutarsi in realtà, fosse stampato nel firmamento per essere desiderato da chi lo scruta, anche la guerra, non certo cosa buona e desiderabile, è solo sognata e prende il suo avvio tragico e geometrico nel paesaggio fatto di nebbia e ombre. Barry Lyndon, è la rappresentazione dove si parla di cose giuste e di cose ingiuste, del sacro e del profano, tutto per entrare nella vita e coglierne il meglio: Barry s’innamora della donna che, da borghese campagnolo, lo trasformerà nel marchese di Lyndon, senza remore e tentennamenti, varca le soglie dell’aristocrazia e scompagina una realtà che non conosce, solo con il ‘buonsenso’ delle persone comuni, troppo poco. Il suo nuovo mondo gli appare magico e spettrale come se gli altri personaggi fossero fantasmi nel buio e invece sono i nobili che lo detestano perché non appartiene alla loro casta. Le musiche diventano l’esemplificazione degli stati d’animo dei personaggi, le loro parole prendono forma come in un gioco da teatro didattico, fatto di sfondi di carta dorata e argentata, presi in prestito dai palcoscenici di cartone della nostra infanzia, piccoli teatrini sullo sfondo, tra le foglie nere della notte che tutto avvolgono, dove le guerre non hanno mai fine facendosi spazio tra ricevimenti e incontri d’amore e duelli mortali, sagome di personaggi che affollano i salotti manipolate come le marionette giapponesi dagli attori e dai personaggi stessi, in un rapporto simbiotico e poetico di grande seduzione visiva: una rappresentazione teatrale fatta di carne, carta e cartone, in cui campeggiano i fatti dell’amore, ma anche quelli del tradimento e della seduzione. Duelli, incontri furtivi, fughe da Casanova spiantato, che incappa però nella donna più bella e desiderabile, con l’unico difetto di essere già sposata ad un vecchio ricco e senza alcuna voglia di farsi da parte. Come sappiamo Redmond, con la sua per nulla consolidata pratica di arrampicatore sociale, riesce a sposare sì la marchesa di Lyndon, ma poi…?! Il gioco delle immagini da scena di cartapesta, delle musiche di Mozart, Handel, Paisiello e Rossini e tanti altri, anche contemporanei, come Tom Holkenborg, Sakamoto, Alva Noto, Arvo Part e Kronos Quartet e le meravigliose cantate a cappella nella lingua dei padri celtici raccolti da Alan Lomax. Un teatro trionfante nella forma e imbevuto delle storie che si tramandano, che si raccontano come monito per chi ha peccato e per chi, giovane, dovrà ancora peccare. Forse, sotto sotto, lo si potrebbe anche scambiare per un teatro per famiglie, quello in cui la morale è: “…chi sbaglia, paghi finalmente!” Siamo alle soglie della rivoluzione francese, e un uomo, Redmond, che da povero è voluto diventare un capriccioso ricco aristocratico, nel momento sbagliato, nell’ora in cui cadono le teste dei vanitosi ricchi aristocratici, è un uomo che non sa di storia e che da sprovveduto è destinato a soccombere al primo mutar del vento, illuso e maltrattato da tutti e dal suo arrivismo inarrestabile. Alla fine della recita la triste storia di Redmond Barry con la sua gamba amputata, sembra più una conclusione dettata dalla morale vendicativa dell’epoca che non dal volere dell’autore, che guarda al nuovo corso della storia mentre sta per affacciarsi Napoleone Bonaparte!
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
ROSE IS A ROSE IS A ROSE IS A ROSE
Di: Ivana Sajko
Con: Sabrina Jorio
Regia: Tommaso Tuzzoli
Quando: 30 Giugno
Luogo: Cortile delle Carrozze al Palazzo Reale di Napoli
Orario: ore 21:30
Note: Un incontro tra un uomo ed una donna una notte in discoteca. Il loro ritorno a casa attraverso la città in una notte di guerra. Un autobus che brucia con passeggeri ignari, la loro fuga dal pericolo. L’arrivo a casa di lui. L’amore tra i due e un risveglio che ha il sapore dell’abbandono.
«Un vortice di parole – scrive Tuzzoli – che danza su di un motivo d’amore. Un vortice di parole che frammenta il ricordo per ricostruirlo solo alla fine lentamente. Un vortice di parole che dà vita ad un testo confessione ad un testo affermazione della propria esistenza. Rose is a rose is a rose is a rose di Ivana Sajko, giovane autrice croata, è un testo che abbiamo voluto tradurre e presentare per la prima volta in Italia, affascinati da una scrittura densa fatta di luce e buio, di corpo e anima, di violenza e ironia. Una scrittura veloce che toglie il respiro e togliendolo ne chiede un altro più profondo, più consapevole, frasi che come orli taglienti lasciano cicatrici sui corpi, nella mente, nelle emozioni.
Una storia d’amore che prende vita sulle macerie di una guerra inattesa. Una notte d’amore che si trasforma in un miracolo inaspettato, in una fuga dal dolore, in un incastro tra corpi, in una mattina dove la luce apre le porte all’abbandono. Una storia che chiede di essere ricucita pian piano. Il ricordo di chi narra è fatto di piccoli indizi, di ripetizioni ossessive. Il ricordo diviene l’ostacolo. Il ricordo vuol essere cullato, vuol riaffiorare un po’ alla volta e l’unico modo per ricostruirlo è la scrittura. Il personaggio/autrice narra i fatti ed esorcizza gli avvenimenti attraverso l’atto della scrittura tramutando la parola in una partitura a più voci. Sogno ad occhi aperti, allucinazioni fatte di voci che affollano una memoria e che chiedono di essere ascoltate. Una rosa è una rosa ma le sue spine possono ferire».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
Il giorno dei morti
Di: Maurizio de Giovanni
Quando: 30 Giugno, 1 e 2 Luglio
Luogo: Real Orto Botanico di Napoli
Orario: ore 21:00
Interpreti: Paolo Cresta e Ramona Tripodi
Adattamento e Regia: Annamaria Russo
Note: Napoli, autunno 1931, il commissario Luigi Alfredo Ricciardi avvia un’indagine non autorizzata sulla morte, apparentemente accidentale, di un orfano.
Info e prenotazioni: 0815422088 | 3473607913 | www.ilpozzoeilpendolo.it
L’Inedito
Di: William Shakespeare
Quando: 1 Luglio
Luogo: Terme-Stufe di Nerone
Orario: ore 21:30
Interpreti: Maria Adele Attanasio, Deborah Fedrigucci, Fabio Magnani e Renato Preziuso
Regia: Stefano De Luca
Note: Sapori e colori di una rappresentazione shakespeariana, con i suoi toni da commedia mescolati a quelli da dramma, senza avere un copione ma utilizzando l’improvvisazione teatrale come materia prima per una ricerca approfondita (ma anche sapientemente leggera) di modalità, temi e archetipi ricorrenti nelle sue opere.
Shakespeare cucinato e proposto come lui stesso non avrebbe saputo immaginare.
Info e prenotazioni: infoteatroalladeriva@gmail.com | 081 868 8006
DIARIO DI UN PAZZO
Di: Mario Moretti
Quando: 1 e 2 Luglio
Luogo: Galleria Toledo
Orario: 1 ore 21:00, 2 ore 19:00
Interpreti: Nando Paone
Regia: Alessandro Maggi
Note: «Il protagonista delle Memorie di un pazzo di Gogol’, Aksentij Ivanovic Popriščin, è un piccolo funzionario insignificante con manie di grandezza, che trascorre una monotona esistenza impiegatizia, svolgendo mansioni ripetitive e frustranti e nutrendo un amore senza speranza per la figlia del direttore. Una volta diventato completamente pazzo, l’eroe di Gogol’ chiede la mano della fanciulla e si proclama re di Spagna, convinto di trovarsi di fronte alla corte spagnola anche quando, al termine del racconto, viene condotto in manicomio.
La follia, dunque, diventa l’unica scappatoia per un uomo miserabile e senza qualità che, in modo quasi paradossale, riconquista alcuni tratti di umanità proprio quando perde l’uso della ragione: un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dell’eccessivo potere della pubblica amministrazione, con l’improduttiva pedanteria delle consuetudini, delle forme, delle gerarchie; uno spettacolo in cui il pazzo di Gogol’, grazie alla multiforme vis comica e alle malinconiche venature interpretative di Nando Paone, si erge a simbolo di un mondo burocratico che viene messo efficacemente in discussione.
L’impiegato modello, prodotto più tipico dell’impersonale macchina burocratica dell’epoca di Nicola, uomo senza alcuna qualità, descrive il proprio progressivo impazzimento che si trasforma in conflitto di un uomo malato contro una realtà organizzata in modo talmente folle da far tornare Popriščin uomo con il compirsi della sua follia.
Ma la “follia” de Le memorie di un pazzo, se discende direttamente dal tema elaborato dagli scrittori romantici, risulta allo stesso tempo differente. Se il poeta romantico rappresenta con la follia l’unica possibilità di fuga dagli angusti limiti della ragione obiettiva, del raziocinio dei benpensanti che, per il romantico, si identifica con la schiavitù della vita quotidiana, la rigidità degli ordinamenti sociali, la miseria delle necessità materiali; se la follia, in definitiva, detiene per il romantico una forza primitiva di rivelazione: rivelazione che l’onirico è reale, per Popriščin la follia diviene certamente l’unica via di salvezza, ma lontana (poiché Popriščin non le appartiene) da quella tipica della schiera dei folli romantici, sognatori ispirati ed esteti che un abisso divide dall’uomo comune. Popriščin non è fratello dei folli hoffmanniani, né dei loro doppioni russi, l’Antioch di Polevoj o i folli artisti di Odoevskij, per citarne alcuni. Popriščin è la manifestazione più tipica del filisteo; egli è un lacchè fin nel profondo dell’anima. Il suo pensiero e il suo linguaggio riflettono quasi ossessivamente la realtà cui egli appartiene fino ad apparire inverosimili, fino a cadere nel grottesco. In questa prospettiva, Popriščin è una caricatura, e non solo la caricatura del nobile decaduto, del činovnik, egli è anche la caricatura del folle romantico».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
SCENE DA UN MATRIMONIO
Di: Ingmar Bergman
Interpreti: Julia Vysotskaya e Federico Vanni
Regia: Andrej Konchalovskij
Quando: 3 e 4 Luglio
Luogo: Teatro Mercadante
Orario: 3 ore 19:00, 4 ore 21:00
Note: Dopo l’allestimento della shakespeariana Bisbetica domata (2013-2014), Andrej Konchalovskij firma la sua seconda regia italiana per lo Stabile di Napoli, affrontando uno dei lavori più noti di Ingmar Bergman, Scene da un matrimonio. Inizialmente girato per la televisione, in sei episodi della durata complessiva di 300 minuti, il film uscì al cinema nel 1973 in una versione di 167 minuti, consentendo al vasto pubblico dell’epoca di verificare come il dizionario delle gioie e delle difficoltà della vita coniugale finisse con l’utilizzare termini comuni a tutte le latitudini.
Il non detto di Marianne e Johan, una coppia apparentemente felice, finisce con l’esplodere con violenza in seguito alla decisione di lui di abbandonare moglie e figlie per una studentessa. Johan si rivela però come una persona estremamente fragile, vittima delle proprie pulsioni e di un perbenismo fino a quel momento autoimposto.
Chi in definitiva riesce ad avere una tenuta più a lungo termine (nonostante l’ansia, le suppliche e gli incubi) finisce con l’essere Marianne nei confronti della quale l’ormai ex marito vorrebbe continuare a mantenere una forma assurda di possesso non concedendole il divorzio ed essendo geloso dei rapporti con altri uomini da lei a sua volta instaurati.
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
SCÈNES DE LA VIE CONJUGALE
Di: Ingmar Bergman
Interpreti: Laetitia Casta e Raphaël Personnaz
Regia: Safy Nebbou
Quando: 3 e 4 Luglio
Luogo: Teatro Politeama
Orario: 3 ore 21:00, 4 ore 19:00
Note: Scènes de la vie conjugale racconta vent’anni della vita di una coppia, vent’anni di amore e di disamore, di complicità e d’incomprensione. Vent’anni di verità e di menzogne che oscillano incessantemente tra la passione e la solitudine. Una storia eterna come la notte dei tempi.
Sposati da dieci anni, Marianne e Johan sono una coppia moderna che sembra essere al riparo da qualsiasi minaccia. Tuttavia dietro un’apparenza di benessere e felicità trapela lo scontento e l’insoddisfazione. Un giorno Johan annuncia a Marianne che si è innamorato di un’altra donna e che ha intenzione di andare a vivere con lei a Roma. Comincia così una radiografia scottante delle relazioni amorose, in cui malgrado le lacerazioni e i ricongiungimenti, la coppia sembra destinata ad amarsi per sempre.
«“Ho scritto questo film per mettere ordine nel mio armadio zeppo di esperienze diverse”. Nel 1973 Liv Ullmann e Ingmar Bergman, dopo anni di vita insieme, sono ormai separati – scrive il regista Safy Nebbou. Bergman in qualche mese scrive Scènes de la vie conjugale. Girato per la televisione, l’opera si compone di sei episodi da cinquanta minuti ciascuno. Per l’uscita in sala, Bergman conserva la struttura in sei scene ma sopprime circa due ore. Questi tagli rinforzano il sentimento di claustrofobia. Oggi più che mai, in un tempo in cui viviamo una netta contrapposizione tra la relazione amorosa e il bisogno di individualismo, le parole di Bergman risuonano prepotentemente.
Lo spettacolo non si chiede mai perché, ma solo come. Assistiamo ad una separazione senza fine e a tutte le conseguenze che ne possono derivare. Non c’è riflessione a posteriori, solo il momento presente. Il dialogo è chirurgico, l’intrigo concentrato.
Amo il teatro intimista, organico, animale, spogliato di qualsiasi fronzolo. I corpi che si attraggono e si respingono, il desiderio e il disgusto, il sesso e il tradimento, la menzogna e il compromesso, la solitudine e la disperazione. In un luogo unico, un uomo e una donna si affrontano senza esclusione di colpi. Un solo luogo e due attori. Il terreno di gioco è quello della messa a nudo per far sorgere la vita palpitante in tutta la sua potenza e le sue contraddizioni. Il punto di vista proposto non prevede né giudizi, né voyeurismi: ciascuno può proiettare la propria esperienza perché spingeremo fino al parossismo la funzione catartica del teatro.
Dietro le maschere di Marianne e Johan, Laetitia Casta e Raphaël Personnaz, recitano senza recitare. In una preziosa connivenza, ognuno dei due pretende di guidare l’altro, di prevaricarlo. Vivere da soli è insopportabile, ma vivere insieme è troppo difficile. Nello spettacolo recitazione e regia sono indissolubilmente legate. I personaggi nascono da un incontro tra l’attore e il ruolo, al di là della parola, e sono caratterizzati da una accentuata corporeità, cruda e umana. Sono corpi feriti e selvaggi, fragili e potenti, che si avventurano senza giri di parole alla ricerca dell’amore assoluto, dell’amore folle, dell’amore all’ultimo respiro».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
ANFITRIONE
drammaturgia e regia: Teresa Ludovico
Interpreti: Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni Serratore
musiche dal vivo: Michele Jamil Marzella
Quando: 3 e 4 Luglio
Luogo: Teatro Trianon Viviani
Orario 3 ore 21:00, 4 ore 19:00
Note: «Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più, e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono! Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi.
Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi. In essa il sommo Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme animali, vegetali, naturali, decide, per la prima volta, di camuffarsi da uomo. Assume le sembianze di Anfitrione, lontano da casa, per potersi accoppiare con sua moglie, la bella Alcmena, e generare con lei il semidio Ercole.
Giove-Anfitrione durante la notte d’amore, lunga come tre notti, racconta ad Alcmena, come se li avesse vissuti personalmente, episodi del viaggio di Anfitrione. Durante il racconto il dio provò, per la prima volta, un’ilarità che poi si premurò di lasciare in dono agli uomini. “Abbandonato il regno delle metamorfosi, si entrava in quello della contraffazione” (R. Calasso).
“Aprite gli occhi spettatori, ne vale la pena: Giove e Mercurio fanno la commedia, qui” (Plauto). Da quel momento nelle rappresentazioni teatrali il comico e il tremendo avrebbero convissuto e avrebbero specchiato le nostre vite mortali ed imperfette. Dopo Plauto in tanti hanno riscritto l’Anfitrione e ciascuno l’ha fatto cercando di ascoltare gli stimoli e le inquietudini del proprio tempo. Ho provato a farlo anch’io».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
IL CANTICO DEI CANTICI E ALTRE STORIE
Drammaturgia: Luca Zingaretti – Giuseppe Cesaro
Letture di: Luca Zingaretti
Musiche originali eseguite dal vivo: Arturo Annecchino
Quando: 3 e 4 Luglio
Luogo: Teatro Naturale di Pietrelcina (BN)
Orario: ore 21:30
Interpreti: Chiara Lagani e Fiorenza Menni
Regia: Luigi De Angelis
Note: “Ho aperto il chiavistello della porta al mio diletto, ma se n’era andato già via, di già egli s’era ritirato. La mia anima si è liquefatta al suo parlare. Io l’ho cercato, ma non l’ho trovato. L’ho chiamato, ma non mi ha risposto.” (Ct 5,6)
La relazione più intima che ogni essere umano custodisce gelosamente è quella con la divinità – fosse pure per ripudiarla o dimenticarne il mistero. La fede, intesa come intreccio di promesse, dubbi e tradimenti, è il rapporto che ritorna.
Il progetto dal titolo “Il Cantico dei Cantici e altre storie” mira ad esplorarne i vincoli, da millenni articolati in preghiere, confessioni, silenzio e canto, mettendo a fuoco quella tensione che arriva a permeare l’essere umano in ogni sua fibra, coinvolgendone parola e corpo. Impossibile dimenticare come nelle raffigurazioni delle estasi mistiche, una per tutte la Santa Teresa del Bernini, siano tutte le membra della vergine a riempirsi di Dio, innervando l’immagine del suo tocco.
Partendo dalle straordinarie parole d’amore del Cantico dei Cantici, e attingendo alle testimonianze che animano diverse tradizioni spirituali, il progetto vuole mettere in luce e far risuonare l’esperienza di uomini e donne che hanno più di altri approfondito il paradossale colloquio d’amore tra la creatura e il suo creatore (padre, sposo, amato che abbandona e riappare).
A dar voce a questo colloquio è lo straordinario talento di Luca Zingaretti, impegnato in questo progetto anche come co-autore della drammaturgia, con Giuseppe Cesaro. Da una ricerca di testi curata da Doriana Licusati nasce quel che è un invito a cogliere le riflessioni, la devozione ma anche la rabbia e la tragica richiesta di risposte che l’essere umano rivolge a Dio.
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
SO HERE WE ARE
Di: Luke Norris
Regia: Silvio Peroni
Quando: 3 Luglio
Luogo: Cortile delle Carrozze al Palazzo Reale di Napoli
Orario: ore 21:30
Note: Vincitore del premio Bruntwood 2013 per Playwriting, l’opera prima del ventottenne Luke Norris So Here We Are è un racconto su ciò che può accadere quando non succede niente, uno sguardo compassionevole sulle giovani vite interrotte e un toccante ritratto di amicizie infantili che faticano ad accettare la loro vita adulta.
Il dialogo di Luke Norris è esilarante ma non così spiritoso da sembrare artificiale. È autenticamente banale, come se avesse registrato le conversazioni sugli autobus o nei pub o, data l’immaturità dei personaggi, nei campi da calcio; questo approccio naturale e realistico è la vera forza del testo. Le rivelazioni e gli snodi della vicenda narrata non avvengono mai in un modo sorprendente, ma come naturali evoluzioni drammaturgiche.
«La regia – afferma Silvio Peroni – è tesa a far emergere le storie e i conflitti dei protagonisti attraverso un gioco teatrale scevro da “effetti”. Vuole far affiorare l’elemento drammaturgico in sé. Un lavoro incentrato sugli attori, sulla capacità di raccontare e sulle relazioni che si dovrebbero stabilire fra autore, attore e spettatore; un triangolo comunicativo che pone l’accento sul messaggio del testo e sulle immagini emotive che le parole del testo ricreano. Il messaggio potrebbe perdere di valore nel momento in cui l’attenzione viene focalizzata sulla spettacolarità della rappresentazione e progressivamente si perderebbe anche l’attitudine nel riflettere sul perché si è scelto di mettere in scena un determinato testo. L’urgenza di comunicare un messaggio viene spesso relegata a una dimensione meramente estetica. Viene meno, dunque, la riflessione che il pubblico dovrebbe fare al termine dello spettacolo, che esuli da una prima analisi tecnica o qualitativa. Il messaggio del testo è quasi sempre più complesso e articolato della visione univoca del regista: sarà lo spettatore, che a seconda della sua provenienza sociale e culturale, percepirà in modo individuale le molteplici sfumature di un testo. La funzione del regista è quella di fare emergere questi messaggi scoprendo le naturali spinte vitali che ogni personaggio mette in gioco nell’opera teatrale. Per fare questo bisogna partire dall’osservazione del quotidiano cercando di capirne i modi, i mezzi e i bisogni comunicativi; ogni essere umano, così come ogni personaggio, ha in sé dei conflitti che si esprimono attraverso la relazione con gli altri personaggi, ha in sé desideri, ambizioni, modi di pensare e modi di esprimersi, una necessità comunicativa e una propria funzione nei rapporti interpersonali».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
Edipo Re(O)
Da: Sofocle
Quando: 3 Luglio
Luogo: Real Orto Botanico di Napoli
Orario: ore 21:00
Interpreti: Danilo Rovani, Daniela Cenciotti, Antonio De Rosa, Salvatore Sannino, Antonio Gargiulo, Gianluca Masone, Rita Russo, e il coro di Denise Capuano, Giuseppe Di Gennaro, Luca Lombardi
Adattamento e Regia: Gianmarco Cesario
Note: Da millenni Edipo ripercorre la sua tragedia umana, in una sorta di thriller psicologico. Indagando sulle cause di un omicidio, Edipo scopre la sua vera storia, la sua identità e, soprattutto, il se stesso interiore.
Info e prenotazioni: 0815422088 | 3473607913 | www.ilpozzoeilpendolo.it
Era mio Padre
Da: Osvaldo Soriano
Interpreti: Paolo Cresta e Zac Alderman
Quando: 4 Luglio
Luogo: Real Orto Botanico di Napoli
Orario: ore 21:00
Note: Un’epopea romantica e drammatica allo stesso tempo, in cui l’autore rispolvera il ricordo del padre. Un atto d’amore verso la memoria di chi ha continuato negli anni a vivergli dentro. Un viaggio struggente alla ricerca del senso della vita e delle cose.
Info e prenotazioni: 0815422088 | 3473607913 | www.ilpozzoeilpendolo.itONDE
liberamente ispirato alle opere e alle vite di Virginia Woolf e Katherine Mansfield
elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione: Elena Bucci
con la partecipazione di: Marco Sgrosso
Quando: 4 e 5 Luglio
Luogo: sala Assoli
Orario: 4 ore 21:00, 5 ore 19:00
Note: «Rubando parte di un titolo famoso, – scrive Elena Bucci – chiamo Onde questo progetto di spettacolo, in onore al movimento continuo e di lunga durata che emana dalle opere di Virginia Woolf e Katherine Mansfield, a tratti invisibile eppure presente, che arriva oggi qui e si propaga oltre, con una vibrazione mite e continua capace di rompere i vecchi equilibri e di instaurarne di nuovi. Sono onde energetiche che creano un contatto diretto con vite famose e non famose e generano in me il desiderio di raccontare e di trasformare la realtà con l’uso degli strumenti che ho avuto in dono dai maestri. La loro scrittura è per me maestra di teatro, con i colpi di scena, le immersioni nell’immensità del dettaglio e gli improvvisi allargamenti di orizzonte, i cambi di luce, di suono, l’emergere dei personaggi e il loro svanire e perdersi, come fossi appostata sulle ali di un grandissimo uccello in volo che si allontana e si avvicina vertiginosamente. Il desiderio di osservare con la massima partecipazione e con il massimo distacco la vita che va, mi porta ad affrontare un incontro da tempo rimandato. […] Da questo girovagare non vorrei trarre una sorta di ritratto biografico, ma piuttosto evocare atmosfere e una serie di storie e personaggi inventati – anche se in parte ispirati alle opere o osservati dal vero – che mi permettano di tradurre in teatro un’intima suggestione che non sa trovare ora tutte le parole. Deriva forse dalla precisa sensazione che la dedizione e il talento di queste artiste abbiano aperto lo sguardo di molti sulla necessità di dare ascolto ad una visione prettamente femminile che bilancia e muta un ordinamento del mondo tutto maschile rinominando le relazioni con i sentimenti, il pensiero, i valori delle cose e le emozioni, ma rifuggendo da competizioni legate al genere».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
LA RESA DEI CONTI
Di: Michele Santeramo
Con: Daniele Russo – Andrea Di casa
Regia: Peppino Mazzotta
Quando: 5 e 6 Luglio
Luogo: Teatro Nuovo
Orario: ore 21:00
Note: Chi è l’uomo? Se ne può avere fiducia? La domanda è sempre attuale . Ognuno se la pone quotidianamente a proposito delle persone che incontra e prima ancora, a proposito di se stesso. Di fronte alla scelta tra il bene e il male come ci comportiamo? Perché all’uomo capita di scegliere il male? Anche il proprio male? Perfino quando vorrebbe scegliere il bene? Cosa comporta la libertà di scelta? Che condanna sarebbe se ci rendessimo conto che siamo liberi senza esserne capaci? E se Gesù, decidesse oggi, di tornare sulla terra, come quella volta a Siviglia ai tempi della Santa inquisizione, verrebbe come allora, arrestato e condannato al rogo per aver concesso alle proprie creature una libertà che non potevano gestire? O verrebbe accolto amorevolmente come il salvatore? A e B, nel dramma di Michele Santeramo, affrontano tutte queste gravose domande provando disperatamente a dare delle risposte o più semplicemente, cercando, con commovente candore, di inventare un rimedio che li aiuti a sopportare la loro condizione. In un luogo preparato ad arte, come si potrebbe fare a teatro, cercano una possibilità altra, un’ occasione di salvezza. Tentano di inventare una fede a proprio uso e consumo, che renda possibile credere che l’uomo può guarire l’uomo.
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
CELESTE
Drammaturgia e regia: Fabio Pisano
Con: Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Claudio Boschi
Quando: 5 Luglio
Luogo: Cortile delle Carrozze al Palazzo Reale di Napoli
Orario: ore 21:30
Note: Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”. Di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice. Di vendere gli ebrei. I suoi correligionari. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto; coloro che venivano “salutati” con un cenno della mano da colei che era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non avevano scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.
«La storia di Celeste di Porto – scrive Fabio Pisano – nell’infinito panorama delle storie legate al periodo nazista, probabilmente rappresenta un “unicum”, una sfaccettatura totalmente differente dai canonici punti di vista da cui si racconta questo triste avvenimento storico. Celeste è una figura rara, una ebrea, una ebrea che nella sua psiche evidentemente subì lo scatto del classico “istinto di sopravvivenza” che la spinse a commettere atti orribili contro la sua gente. Spietata, sì, e questo spettacolo non ha alcuna pretesa di assolverla, ma di narrare. Di raccontare ciò che lei fece, sforzandosi di immaginare anche il perché, o inventarlo. Perché alcune storie non lasciano traccia, se non una scritta nel muro di una cella carceraria. Una scritta incisa con un chiodo. E con tutta la rabbia di chi non sa. L’inconsapevolezza di chi è allo scuro di tutto. Ebbene, facendo luce in modo coerente, seguendo quindi la voce di un personaggio scomodo ma reale, ci si pone l’obiettivo di un racconto. Di una narrazione che va, esile, ad infilarsi nell’enorme, smisurato, archivio di un periodo storico che verrà ricordato come un periodo malato».
Info e prenotazioni: Casa del Festival – Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1 – Tutti i giorni 10.00 | 19.00 – biglietteria@napoliteatrofestival.it
Il gabbiano Jonathan Livingston
Di: Richard Bach
Quando: 5 Luglio
Luogo: Real Orto Botanico di Napoli
Orario: ore 21:00
Interpreti: Nico Ciliberti, Francesco Desiato e Giacinto Piracci
Note: La storia di un gabbiano che scopre la bellezza di librarsi nel cielo, di poter volare non per procurarsi il cibo, ma per andare alla ricerca della libertà. Piccolo e anticonformista, il Gabbiano Jonathan Livingston, riesce ad intravedere una nuova via da poter seguire, una via che lo allontana dalla banalità e dal vuoto della vita del suo stormo.
Info e prenotazioni: 0815422088 | 3473607913 | www.ilpozzoeilpendolo.it