SPICEUP, le Spice Girls in mostra
Approda a Londra l’eposizione itinerante che conta più di 7.000 pezzi appartenuti alle cinque ragazze che hanno fatto del girl power uno stile di vita.
di Stefania Sarrubba
Quando, nel 2012, cinque taxi neri si fermarono nel centro del palco della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra e ne uscirono le Spice Girls, anche il mondo si fermò.
Twitter fu preso d’assalto di fronte alla reunion delle cinque ragazze inglesi, tornate insieme dopo quattro anni. Un momento più iconico della riunione vera e propria perché esibirsi alle Olimpiadi ha fatto entrare di diritto le Spice Girls nella storia del Regno Unito, quella tradizionale, accanto alla famiglia reale, Churchill e Shakespeare, tutti parte di quella stessa cerimonia. Non male per una band formatasi a tavolino e destinata a durare lo spazio di un singolo.
“Appena” sedici anni prima, infatti, le cinque avevano dato il via alla commercializzazione del girl power, al rebranding della sorellanza e avevano cambiato per sempre il concetto di band al femminile.
Chiunque sia nato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta sa di cosa stiamo parlando. E a distanza di ventidue anni da Wannabe, quel primo storico singolo, schizzato al #1 delle classifiche in 37 paesi, Londra ha deciso di celebrare Emma, Geri, Mel B, Mel C e Victoria con una mostra di memorabilia che è come una macchina del tempo.
SPICEUP London, in mostra al Business Design Centre di Angel, nel nord della capitale inglese, è un paradiso per i fan storici della band.
Settemila oggetti di merchandising e oltre 300 costumi e gioielli indossati dalle Spice per una mostra un po’ casereccia, ma irrinunciabile per chiunque sia stato iniziato al femminismo attraverso il girl power.
SPICEUP London è curata dal collezionista privato Alan Smith-Allison, che ha iniziato a custodire memorabilia delle Spice Girls dal 2007, anno in cui Melanie Brown, Scary Spice, ha messo all’asta alcuni suoi costumi.
Insieme ad altri cinque collezionisti – tra i quali c’è un italiano, Andrea Consiglio – Smith-Allison ha messo in piedi la più grande mostra su una delle band femminili più amate di tutti i tempi.
Che varcare la soglia di SPICEUP sia un po’ come una passeggiata lungo il viale dei ricordi lo si capisce subito.
In effetti, i guardiani dell’area di esposizione e quelli che lavorano in reception hanno tutti lo stesso sorriso e le stesse parole per i visitatori, per la maggior parte ragazze, in gruppo, ma più spesso da sole.
«Immagino debba essere come tornare indietro nel tempo», dice uno di loro sulla sessantina, con un sorriso da padre che avrebbe accompagnato la figlia ad un loro concerto, e chissà che non l’abbia fatto davvero.
La mostra va in ordine cronologico in accordo con i singoli e gli album della band. Si inizia, quindi, con Wannabe e con l’iconico vestitino nero di Victoria Beckham, all’epoca Adams, ancora una sconosciuta ventenne inglese e non una delle stiliste più apprezzate a livello internazionale, sposata a David Beckham.
La storia del vestito nero, che tutti credevano di Gucci, è in realtà molto più in linea con quel femminismo cameratesco di cui la band si è sempre fatta promotrice, anche al tempo dell’allontanamento di Geri Halliwell nel 1998. Il vestito nero era stato prestato a Victoria proprio da Geri, che ancora non l’aveva mai indossato. Ginger Spice, così, aveva rinunciato a fare del little black dress il suo marchio di fabbrica, come sarebbe diventato poi per Victoria, Posh Spice.
Ancora Victoria è protagonista di un altro aneddoto sconosciuto ai più. La collana con la croce donatale da Beckham per il fidanzamento, in realtà, era troppo costosa per essere indossata durante il tour mondiale. Quindi, Easy V ne aveva fatta fare una copia da poter portare costantemente da Academy Costumes, la compagnia che si occupava dei costumi della band e che è esposta alla mostra.
Ancora, la zona riservata ai costumi di scena della doppia data di Istanbul, durante lo Spiceworld tour del 1998, è strabiliante, Zeppe, mantelli, perline, lustrini, velluto e minuscoli crop top: difficile immaginare qualcosa di più profondamente anni Novanta di questi outfit.
La sezione dedicata a Spice World, il film con protagoniste le Spice uscito nelle sale nel dicembre 1997, è forse ancora più emozionante per chi era troppo giovane per andare o ricordare un loro concerto. Tra i pezzi esposti, il completo con cui Melanie Chisholm, ovvero Sporty Spice, omaggia David Bowie. Per i più nostalgici, c’è persino il bus con la bandiera inglese dipinta, parcheggiato fuori al Business Design Centre.
Tornando ai costumi, Emma Bunton aka Baby Spice è l’unica ad aver conservato gran parte dei suoi, quindi sono pochi i pezzi da lei indossati presenti alla mostra. Buon per lei, visto che i Novanta stanno tornando in auge.
Se la fascinazione per il periodo si sta facendo prepotentemente sentire ora che ci si avvicina allo scoccare dei trent’anni dall’inizio di quella decade – che pare sia l’intervallo di tempo convenzionale per risentire a tutti gli effetti della canonica nostalgia del passato – anche il femminismo scanzonato delle Spice pare intatto e, anzi, rafforzato.
Quindi, sì ai top cortissimi, ma anche sì al potere femminile che non è una prevaricazione sull’altro genere, bensì una reazione che ancora serve e che le Spice Girls ci hanno lasciato in eredità.
Come dimostra la cover di Wannabe rifatta per promuovere una campagna di uguaglianza dei generi nel 2016, che riprende come slogan proprio un verso della canzone, ossia ‘What I really, really want’.
Perché sì, gli anni passano, e pure in fretta, ma il girl power resta.
SPICEUP è al Business Design Centre di Londra dal 28 luglio fino al 24 agosto, data in cui si sposterà a Manchester. Dopo aver girato undici città inglesi, la mostra itinerante lascerà l’isola alla conquista del resto del mondo.