Guenda Goria: “Come Clara Schumann vivo per l’arte” [INTERVISTA]
Un piano a coda, il testo di Giuseppe Manfridi cucito su di lei, una regia, quella del maestro Scaparro, a tenerne le fila espressive ed emotive: tanto basta alla giovane protagonista de “La pianista perfetta” per spiccare il volo sulle note di Liszt, Beethoven e Brahms.
di Ileana Bonadies
Con il suo “La pianista perfetta” ha debuttato al Todi Festival di quest’anno riscuotendo successo non solo di critica ma anche e soprattutto di pubblico. E in felice collaborazione con il regista che l’ha diretta, Maurizio Scaparro, ha (ri)dato vita ad una donna, moglie, madre e artista sensibile e tenace come poche, tratteggiandone gli aspetti più umani: quelli legati all’amore per la musica e per suo marito (sulla scena, Lorenzo Manfridi)
Lei è Guenda Goria, perfetta per il ruolo ricoperto, perché lei stessa pianista e dunque assolutamente a suo agio nei panni di una concertista.
Figlia d’arte, non ha mai cavalcato la popolarità dei genitori per ottenere scorciatoie e visibilità, e a dimostrarlo è il percorso ad oggi compiuto, fatto di studio e preparazione costante, sul fronte teatrale così come su quello musicale. E aperto a progetti trasversali, grazie alla multidisciplinarietà che la caratterizza, si prospetta il suo futuro.
Intanto, però, a tenerla impegnata in teatro durante la prossima stagione sarà proprio il lavoro in cui interpreta Clara Schumann. Ed è proprio in merito ad esso che l’abbiamo raggiunta per saperne di più.
Musica e teatro, pianoforte e recitazione: non di frequente tutto ciò è racchiuso in un solo artista, eppure lei rappresenta l’eccezione. Come è iniziato il suo percorso?
Certamente con la musica e con gli studi al Conservatorio di Milano per poi proseguire con la danza e la recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia e con studi filosofici in Università. Un percorso vario e in continua evoluzione.
“La pianista perfetta” è dedicato a Clara Schumann, pianista di talento dal forte temperamento: come si è avvicinata ad un personaggio come lei? E quanto del suo amore per l’arte e della sua determinazione ritrova in se stessa, oggi?
Mi sono avvicinata naturalmente per la duplice passione che mi abita che è teatrale e musicale e perché scoprendo il personaggio di Clara mi sono innamorata della sua sensibilità, intelligenza e dedizione totale alla scelta artistica che è racchiusa nella frase “La mia immaginazione non può figurarsi una felicità più bella di continuare a vivere per l’arte.” Il rapporto con il marito così intenso e che oltrepassa la dimensione spazio-temporale, la dimensione di follia ed intuizione e la forza virtuosistica sono gli elementi che più ho amato in questa donna magnetica ma ancor di più ho amato il ritratto che Giuseppe Manfridi ne fa nel testo che ha scritto a seguito del nostro incontro cogliendo dei tratti rassomiglianti tra me interprete e Clara interpretata fondendoli con delicatezza e magia.
Con Maurizio Scaparro si è trattato di un felice ritorno dopo “La coscienza di Zeno”: perché ha scelto proprio lui per essere diretta in questo lavoro?
Lavorare con il Maestro è un privilegio immenso; uomo di teatro a trecentosessanta gradi è per me uno stimolo continuo. Amo il suo stile elegante, la sua essenzialità, la sua ironia; è una continua possibilità di crescita potergli stare accanto oltre ad essere piacevolissimo.
Non solo attrice e musicista, ma anche regista: in quale ruolo si sente più a suo agio? E per ciascuno quali progetti le piacerebbe realizzare?
Ritrovare la musica è stata una gioia perché è un arte che mi permette di abbandonarmi completamente.
Amo il processo organizzativo e il passaggio delle idee in progetti concreti quindi tendo a svolgere un grande lavoro dietro le quinte; sogno di poter girare il mondo con i miei spettacoli, di poter dirigere un’ orchestra ed un teatro… troppo ambiziosa?
Nonostante la giovane età, ha già una brillante carriera alle spalle a denotare il rigore con cui all’esterno si intuisce lei si approccia al suo lavoro: qualità sempre più rara. Quanto questo suo modo di essere l’ha finora ostacolata o invece avvantaggiata?
Mi ha ostacolata finchè non ne ho fatto un punto di forza. Mi sono sempre sentita inadeguata perché idealista e poco scaltra finchè non ho accettato me stessa e ho capito che il rigore e la preparazione culturale potevano essere strumenti per raggiungere qualcosa di più importante.