Flo: una, cento, mille voci [INTERVISTA]
Dopo averlo calcato da attrice, il prossimo 30 novembre si appresta a fare ritorno al Teatro San Ferdinando di Napoli da cantante, col suo terzo album “La mentirosa”, sintesi di una crescita artistica che fa della ricerca di sempre nuovi suoni la sua cifra e la sua forza.
di Ileana Bonadies
Una donna gitana che parla alla luna mentre in costante viaggio canta la vita raccontando di sé. Flo è questo e forse molto altro.
Alle sue canzoni, in cui celebra l’amore, la vita, i silenzi, e anche la morte coi suoi rituali magici e superstiziosi per non averne paura, il compito di rifletterla come specchi.
Su tutto una lingua che muta di continuo, che dall’italiano al napoletano si colora di portoghese e ancora spagnolo, per una babele che non conosce limiti, supera le distanze, unisce mondi nel segno della musica. Quella appresa sin da giovanissima, studiata, perfezionata e poi contaminata da tutto ciò in cui si è imbattuta. Che i suoi occhi hanno visto, le suo orecchie udito, la sua mente immaginato. Del resto, è da sempre la vita la sua fonte di ispirazione così come canta, con splendida poesia, in Lunar, tra le canzoni del suo ultimo album, – “rallenta il passo e il tuo sguardo/moltiplica/che in ogni pezzo di mondo/ c’è una forma di vita” – e l’avere radici profonde, radicate, come le sue ha rappresentato certo, nel suo crescere d’artista, un peso importante: un porto sicuro a cui tornare e per questo in grado di invogliare il volo, per spiccare lontano assecondando curiosità vivida, vivacità intelligente e tanta caparbietà. Quella necessaria a farsi strada in una realtà affollata, in cui popolarità fa rima con talent show e il successo si misura in comparsate tv, e in cui lasciare un segno diventa più difficile e lento se si sceglie di andare controcorrente.
Ma essere donna, essere napoletana, di talento e perfezionista spiana ogni tortuoso percorso se in esso ci si crede e su di esso ci si investe. E questo Flo lo sa e lo fa, dal 2014 col primo lavoro già subito super premiato – “D’amore e di altri sguardi” –, per poi continuare nel 2016 con “Il mese del rosario” con cui ha valicato in tour i confini intercontinentali, e ora con “La mentirosa” prodotta da SoundFly, con cui dà inizio ad un nuovo percorso artistico che non intacca l’essenza del suo stile, ma semmai lo amplifica, conferendogli una maturità crescente. Apprezzata dal pubblico ma anche dalla critica che mai in questi anni ha dimenticato di tributarle prestigiosi riconoscimenti.
Ora, dopo aver attraversato l’Italia e l’Europa, è pronta a ritornare a Napoli dove sarà in concerto il prossimo 30 novembre, ma in attesa di quella che si preannuncia una data speciale, ecco come si è raccontata durante la piacevole chiacchierata che abbiamo condiviso con lei.
I tuoi 3 lavori discografici realizzati finora, si distanziano di due anni ciascuno: quanto tempo impieghi e su cosa investi per immaginarlo, entrarvi, sentirtelo addosso e quanto poi per distaccartene in previsione del successivo.
È un caso che siano passati sempre 2 anni, o forse anche non lo è: ho capito che in questa fase della mia vita, a questa velocità riesco a vivere abbastanza esperienze da mettere in un disco. Poi non so se andando avanti con l’età sarò più lenta o veloce, molto dipende dalla vita che si vive.
Investo molto nelle relazioni coi musicisti, coi viaggi che faccio, con ciò che vedo al cinema o al teatro, coi libri che leggo e questo perchè tutto ciò che vivo lo trasferisco poi nelle canzoni.
Ad esempio “La mentirosa” è uscita a maggio, ma io ho già iniziato a scrivere i brani nuovi, anche perché per me scrivere è un esercizio settimanale, per cui tutto ciò che mi viene in mente inizio a scriverlo; poi gradualmente inizio a formalizzarlo anche musicalmente. Per cui il prossimo presumo uscirà nei primi mesi 2020.
E per quanto riguarda il distaccarsene, per me una volta uscito il disco è già “vecchio”, non è più mio, ma di tutti. Naturalmente però dalla canzoni – ciascuna della quali rappresenta un periodo, una persona – non mi distacco mai, sebbene inizi subito, quasi in forma bulimica, a pensare ad altro.
L’ultimo album – “La mentirosa” – segna un cambiamento drastico rispetto ai precedenti, a partire dall’etichetta che lo produce. Esaurimento di un progetto che non ha avuto gli esiti sperati, o volontà di non arrendersi all’immobilismo e dunque sperimentare sempre nuove strade?
Col mio secondo disco “Il mese del rosario” ho avuto 2 nomination al Premio Tenco nelle due maggiori categorie esistenti, ovvero miglior disco dell’anno e miglior canzone dell’anno con addirittura un testo in napoletano, cosa che negli ultimi anni credo non sia mai successo, per di più ad una donna: questo per dire che con Agualoca Records (la precedente etichetta, NdR) abbiamo fatto il massimo possibile, competendo con personaggi come Capossela, Fabi, Gazzè. Ma proprio per questo avevamo forse raggiunto il limite del fattibile e il cambio di etichetta si lega alla mia esigenza di avere sempre più il controllo totale su ciò che faccio e dunque ho cercato una etichetta che assecondasse questa mia volontà e che accettasse un ruolo di partner al 50%. E sempre di più vorrei andare in questa direzione.
I tuoi concerti, così come i tuoi dischi si avvalgono sempre di importanti collaborazioni. Come riesci ad unire queste forze, a tenerle insieme condividendo un obiettivo, alla luce della rivalità che sempre più sembra contaminare il mondo artistico?
Questa è una bella domanda. I rapporti umani sono la cosa più complicata del mondo ed effettivamente non è facile. Attualmente lavoro con i musicisti con cui ho sempre sognato di suonare, sono esattamente ciò che desidero e di loro non cambierei niente: artisti autonomi che sul palco riescono ad avere un loro linguaggio peculiare, che non lavorano per me ma con me.
Quando ho lavorato con Sepe – artista di grande esperienza, molto esigente -, è stata la prima volta che mi sono sentita ultima perché circondata da persone molto brave e da lì la mia scelta di lasciarmi circondare per il futuro sempre di persone migliori di me. È molto più gratificante. Anche perché non ho mai sofferto la competizione, ma soprattutto perché per me conta moltissimo che tutti stiano bene sul palco: le persone restano nei progetti se li sentono come propri. Marcello Giannini, ad esempio, pur essendo un chitarrista richiestissimo in pochissimi mesi ha messo il mio progetto in cima alle sue priorità e questo per me è stato profondamente lusinghiero. Non ha prezzo.
Nei libretto di accompagnamento al cd, tra i ringraziamenti si legge il nome di Daria Bignardi, come si sono incontrate le vostre strade?
Lei mi ha ascoltato a Milano durante un mio concerto al Mare culturale urbano, per cui il giorno successivo mi ha telefonato facendomi molti complimenti ma soprattutto dicendomi che Presentimento era quella che l’aveva maggiormente colpita perché la perfetta colonna sonora del romanzo che stava scrivendo. Poi sono seguiti altri incontri, una ospitata a La Feltrinelli in occasione della presentazione del suo libro, e da lì la sua decisione di fare insieme dei reading a teatro che sono in programma proprio la prossima settimana (a Bologna il 14 nov e a Sassuolo il 15 nov).
Il 30 novembre sarai in concerto al Teatro San Ferdinando, che per una sera diventerà la sintesi perfetta del tuo percorso d’artista che si divide con eguale determinazione tra teatro e musica. Cosa dovranno aspettarsi i tuoi fan e quali emozioni, ricordi, trepidazioni questo evento ti suscita?
Hai colto una cosa importante: per me il San Ferdinando non è un teatro come un altro. Nel 2008 – esattamente 10 anni fa – vi ho fatto lì ‘A sciaveca di Mimmo Borrelli, e quello spettacolo in quel teatro per me rappresenta l’inizio di tutto, l’occasione che ha trasformato il mio desiderio di essere una cantante nella concreta volontà di esserlo. Tanto più che in famiglia siamo cresciuti con le commedie di Eduardo. Pertanto, dopo aver girato l’Europa, quando ho deciso di fare un concerto in teatro nella mia città la prima scelta è caduta sul San Ferdinando che mi ha accolto – e per ciò gliene sono grata – aprendomi le porte con grande disponibilità. Tanti saranno gli ospiti attesi e sarà una occasione unica perché credo non ci saranno a breve altre opportunità del genere… dunque vi aspetto!