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Il Teatro come metodo di ricerca storica nell’Universo femminile al centro del nuovo lavoro di Cora Herrendorf che partendo da “Le serve” di Jenet si espande alla poetica di Gabriela Mistral e Wisława Szymborska.

di Anna Fiorile

Foto Loredana Stendardo

Foto Loredana Stendardo

Per il suo terzo appuntamento, I viaggi di Capitan Matamoros ha ospitato, nella serata di giovedì 8 novembre, il debutto dello spettacolo di Cora Herrendorf, “Dame la mano”, già presentato in anteprima a Ferrara lo scorso 26 ottobre
Insita nel nome stesso del Festival la sua natura itinerante, che lo porta a viaggiare nei luoghi storici e monumentali di Napoli e che fa ricadere, per quest’occasione, la scelta sulla Chiesa di San Francesco delle Monache, sede del Centro di Cultura permanente Domus Ars.
Accoglie gli spettatori la scena aperta: due lumi, due sedie e un pavimento di sabbia, lo spazio in cui le due eccellenti attrici, Martina Pagliucoli e Natasha Czertok, daranno corpo alla performance, re-citando i testi liberamente tratti da “Le serve” di Jean Genet e dalle poesie di Chandra Livia Candiani, Gabriela Mistral e Wislawa Szymborska. Scelta interessante da parte della regista e assolutamente coerente con le intenzioni del Teatro Nucleo, di cui ella è co-fondatrice: un teatro utile dal punto di vista sociale, strumento d’indagine e di riflessione, di scuotimento dello spettatore attraverso i diversi linguaggi impiegati sulla scena. Parola, musica e canto accompagnano uno studio sul movimento in un’esibizione dagli effetti stranianti, senza alcuna vicinanza a moduli realistici, come del resto precisava lo stesso Genet nella prefazione al suo testo.

Foto Loredana Stendardo

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E così all’interno della pièce, dai costumi al trucco, dalla voce ai gesti, ogni elemento contribuisce all’armonico caos di denuncia, nella lotta che è una danza e nella danza che è una lotta tra le donne in scena, due disperate, due vittime di una condizione sociale che le vuole “serve”.
Una sedia di notte non può che reggere dolore”, frase che colpisce all’inizio dello spettacolo e che trova una sua soluzione sul finale, in quel “Dame la mano” pronunciato da una voce fuori campo, titolo e messaggio dell’operazione teatrale condotta. È la stessa Cora Herrendorf, infatti, nel dibattito che segue la pièce e che coinvolge attivamente il pubblico, a dichiarare la necessità e l’urgenza di abbandonare quei modelli in cui la donna è incastrata da una società maschilista e a esprimersi in una danza di naturale libertà, come spighe che ondeggiano al vento.

Prossimo spettacolo della rassegna:
Salt – sale, Odin Teatret
giovedì 22 novembre h. 21.00
Teatro San Ferdinando, Piazza Eduardo de Filippo, 20 – Napoli

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