Manlio Boutique

Dal libro di Tabucchi, l’ispirazione per voce sola del monologo diretto da Eugenio Barba, in prima assoluta a Napoli al Festival internazionale “I viaggi di Capitan Matamoros”.

di Daniela Campana

Foto di Jan Rϋsz

Foto di Jan Rϋsz

«Ti ho cercato, amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell’universo. Ne ho raccolti quanti mi era possibile, nella terra, nell’aria, nel mare, negli sguardi e nei gesti degli uomini. Ti ho cercato perfino nei Kouroi […] C’era un vecchio pastore lungo la strada, e gli ho solo detto l’unica parola che importava: kouros. E nei suoi occhi è brillata una luce di complicità come se avesse capito, come se sapesse chi ero io e chi cercavo, che cercavo te».
“Salt-Sale” è la voce di una donna, implacabile e tormentata. È Arianna che in Lettera al vento – l’epistola conclusiva di Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere di Antonio Tabucchi – è alla ricerca disperata del proprio innamorato, scomparso senza lasciare alcuna traccia di sé. È scrittura viva e catartica che prende corpo.
Lo spettacolo, coprodotto dalla Fondazione Pontedera Teatro e dal Nordisk Teaterlaboratorium e ispirato al libro dell’autore di Sostiene Pereira, è stato presentato per la prima volta a Napoli all’interno dell’edizione 2018 de “I viaggi di Capitan Matamoros – Drammaturgie della scena” e messo in scena al Teatro San Ferdinando giovedì 22 novembre.
L’opera, che si inserisce perfettamente nella vision del Festival che esplora le riscritture contemporanee con particolare attenzione alle tendenze e riforme teatrali più influenti del Novecento, è un monologo accompagnato dalle musiche malinconiche e nostalgiche di Jan Ferslev (eseguite con un mandolino dell’Ottocento, acquistato dal musicista in un piccolo negozietto napoletano), che prende vita in una stanza intima, scarna e buia, in cui le geometrie dell’anima sono arginate, scenicamente, in un quadrato di sale.

Premio Matamoros alla Carriera 2018

Premio Matamoros alla Carriera 2018

Roberta Carreri illustra le parole di dolore della Lettera di Tabucchi, attraverso un climax di emozioni, mediante un corpo vivo e pulsante, quasi “bauschiano”, al quale appartiene la scoperta della verità e potenza del gesto. Le parole di Tabucchi, dunque, prendono vita sulla scena attraverso l’interpretazione dell’attrice – che penetra «lo specchio opaco della scrittura» (Tabucchi) – spinta da quella disperazione e solitudine intrinseca nel testo. Riadattato da Eugenio Barba, che ne dirige la messa in scena, quest’ultimo diviene un’odissea femminile di natura mistica/rituale, profondamente attraente e intrigante: «una storia d’ amore chiusa nella cornice d’un viaggio e d’un ricordo», come appunto afferma il regista.
Narrazione intima ma anche esplorazione profonda, “Salt – Sale” è, dunque, un viaggio poetico, dalle sfumature mitiche, e corporeo, in cui la voce dell’anima di una donna colma di nostalgia sussurra all’anima dello spettatore, congedato alla fine dello spettacolo per mezzo di un suggestivo sipario di sale.
A Napoli, oltre che a presentare lo spettacolo, Roberta Carreri ha anche incontrato il pubblico partenopeo per l’appuntamento annuale dedicato a “La maschera nella contemporaneità” (martedì 20 novembre al Teatro San Ferdinando), durante il quale ha ricevuto il “Premio Matamoros alla Carriera” 2018 – una creazione originale dello scultore napoletano Salvatore Scuotto de La Scarabattola di Napoli – e ha tenuto una lectio magistralis, in cui ha raccontato la sua esperienza con l’Odin Teatret e ripercorso le tappe fondamentali del suo lavoro: il training, la ricerca antropologica, gli spettacoli e il sodalizio artistico con Torgheir Wethal.

Print Friendly

Manlio Boutique