Nei prossimi giorni a teatro…
Gli spettacoli in programma in Campania dal 22 al 27 gennaio.
di Irene Bonadies e Gabriella Galbiati
La bohème
Di: Giacomo Puccini
Quando: ultima replica 22 gennaio
Luogo: Teatro San Carlo
Orario: 20:00
Regia: Francesco Saponaro
Note: “Ritorno con emozione al capolavoro di Puccini per il Teatro di San Carlo di Napoli, – afferma Saponaro – dopo la prima esperienza de La bohème a Vigliena del 2012, un particolare adattamento allestito nei laboratori artistici di San Giovanni a Teduccio, in cui ho cercato un legame profondo con lo spazio postindustriale degli ex stabilimenti della Cirio e la relazione con il tessuto sociale stratificato e brulicante di vita della periferia di Napoli Est. Per questa Bohème mi confronto con la versione integrale del titolo, cercando di giungere al cuore e all’essenza del racconto. In questo percorso ritrovo – per le scene e i costumi – il segno d’artista, lieve e astratto, di Lino Fiorito e la sapienza di Pasquale Mari che fa della luce il contrappunto chiaroscurale allo svolgimento drammatico”.
Sul podio il giovane ma affermato direttore Alessandro Palumbo. Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, affiancati dal Coro di Voci Bianche del Teatro San Carlo istruito da Stefania Rinaldi. Maestro del Coro Gea Garatti Ansini.
Tra gli interpreti Karen Gardeazabal che si alternerà con Lana Kos nel ruolo della protagonista, Giorgio Berrugi e Francesco Pio Galasso in quelli di Rodolfo, Hasmik Torosyan e Valentina Mastrangelo saranno Mimì, Simone Alberghini, Filippo Polinelli si alterneranno nelle vesti di Marcello, Enrico Maria Marabelli e Francesco Verna Schaunard, Giorgio Giuseppini e Vladimir Sazdovski Colline
Info e prenotazioni: 892.234 | www.teatrosancarlo.it
Nanometamorfosi
Di: Fabio Cocifoglia
Quando: 22 gennaio
Luogo: Sala Assoli
Orario: ore 20:30
Interpreti: Enzo Musicò
Regia: Fabio Cocifoglia
Note: “E arriva puntuale come un orologio lo scienziato, che mi fissa dritto negli occhi e mi dice: la parola chiave è MINIATURIZZAZIONE. Che ci ho messo più tempo a imparare a dirlo, che a capire che cos’è”.
Lasciarci affascinare dal nano significa dare dei nuovi connotati ai nostri para-metri mentali. Per questo suscitano reazioni molto diverse: c’è chi crede che rivoluzioneranno il mondo e chi le vede come foriere di catastrofi. E non ci sentiamo di dire che è un male non sapere come funzionino le applicazioni delle nanotecnologie mentre diverso è il fatto di non conoscerne l’esistenza.
Il funzionamento, il capirne il perché e il come possono essere di competenza di chi fa scienza ma le implicazioni sociali non possono essere trascurate dal cittadino di oggi..
Info e prenotazioni: 3454679142 | info@casadelcontemporaneo.it
Così è (se vi pare)
Di: Luigi Pirandello
Quando: dal 22 al 27 gennaio
Luogo: Teatro Bellini
Orario: feriali ore 21:00, mercoledì ore 17:30; sabato ore 17:30 e 21:00; domenica ore 18:00
Interpreti: Francesca Agostini, Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Ilaria Falini, Mariangela Granelli, Dario Iubatti, Orietta Notari, Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi, Giampiero Rappa
Regia: Filippo Dini
Note: In una cittadina come tante uno strano terzetto scatena curiosità e pettegolezzi: un uomo, la suocera e la moglie che nessuno vede mai sono i protagonisti di un mistero che Luigi Pirandello costruisce con maliziosa abilità. Filippo Dini è attore e regista di un nutrito cast, tra cui figura la straordinaria Maria Paiato, in questa commedia dove nulla è come appare. Le certezze sfumano inesorabilmente di fronte a una realtà, quella dei coniugi Frola e della suocera: la loro è una famiglia che esce fuori dagli schemi, che ha un comportamento anomalo, contraddice il buon senso, si prende gioco della regole codificate del vivere civile. L’ambientazione rassicurante del salotto borghese fa da sfondo all’enigma del signor Frola: è la seconda moglie, quella che tiene nascosta in casa, per evitare alla suocera lo shock di ricordare la morte della figlia, la prima consorte? Oppure questa è veramente la prima moglie, che la follia del marito scambia per un’altra donna? L’anziana donna e il genero raccontano ciascuno una versione dei fatti, mentre intorno a loro si insegue un’ipotetica Verità. A pochi anni dalla trilogia del teatro nel teatro, Luigi Pirandello consegna un’opera fintamente naturalistica, giocata sui toni della commedia ma che sfugge alla concretezza della realtà. Arte e vita si disintegrano sulle tavole del palcoscenico, e a distanza di un secolo Così è (se vi pare) è ancora una potente metafora sull’incertezza delle relazioni.
Info e prenotazioni: 081 5499688 | botteghino@teatrobellini.it
Il gabbiano
Di: Anton Čechov
Quando: dal 22 al 27 gennaio
Luogo: Teatro Mercadante
Orario: 22 e 25 ore 21:00; 23 e 24 ore 17:00; 26 ore 19:00; 27 ore 18:00
Interpreti: Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Elsa Bossi, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Stefano Santospago, Roberto Serpi, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Federico Vanni
Regia: Marco Sciaccaluga
Note: Il gabbiano di Cechov è uno dei testi teatrali più noti di sempre; i personaggi della giovane Nina, del tormentato Konstantin, di sua madre Irina Arkadina, celebre attrice, e del suo amante, lo scrittore Trigorin, sono stati portati sui palcoscenici di tutto il mondo dai maggiori attori di teatro e messi in scena dai più celebri registi.
Il titolo dell’opera viene da un accostamento simbolico: come l’ignara felicità di un gabbiano, in volo sulle acque di un lago, viene stroncata dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, così accade alla sorte di Nina. La ragazza sulle rive del medesimo lago, s’innamora di Trigorin, il quale, senza alcuna malvagità, approfitta della sua femminile smania di aprire le ali, la porta via con sé a fare l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore e infine, la lascia tornare a casa annientata. Ad attenderla c’è il giovane Konstantin, anch’egli scrittore in cerca di gloria, che la ama da molto tempo. La madre di lui però, Arkadina, disprezza l’inconsistenza delle sue liriche fantasie mentre l’amata Nina non vuol saperne di lui.
Primo dei quattro capolavori teatrali di Čechov, IL GABBIANO è un dramma delle illusioni perdute: nelle angosce, nei turbamenti, nelle sconfitte dei suoi protagonisti, c’è tutta la complessità dell’uomo moderno.
Info e prenotazioni: 081292030 | 081291878 | biglietteria@teatrostabilenapoli.it
Creditori
Di: August Strindberg
Quando: fino al 27 gennaio
Luogo: Piccolo Bellini
Orario: feriali ore 21:15; giovedì ore 19:00; domenica ore 18:30; lunedì riposo
Interpreti: Orlando Cinque, Arturo Muselli, Maria Pilar Pérez Aspa
Regia: Orlando Cinque
Note: Adolf si confida con il suo nuovo amico Gustav. Gli parla dell’immenso amore che nutre per la moglie Tekla e delle sue insicurezze rispetto alla relazione con lei – relazione che ha minato anche la sua salute. Dopo aver conquistato la fiducia di Adolf e aver acceso in lui la scintilla del dubbio, Gustav consiglia ad Adolf di mettere alla prova Tekla: prima osserverà l’amico nell’intimità coniugale, poi gli darà la possibilità di spiarla e di vedere com’è la sua donna quando lui non c’è. Gustav sembrerebbe avere a cuore la sorte del matrimonio di Adolf, ma non è per amicizia che ha architettato il suo piano. La trama di Creditori – capolavoro di August Strindberg del 1888, tra i meno rappresentati in Italia seppure di sconvolgente attualità – potrebbe essere vista come un tipico dramma borghese: una storia di amore coniugale, di tradimento e di vendetta. Eppure, a un livello di lettura più profondo, il testo racchiude una materia sulfurea e perturbante, che ribolle di un personale bisogno di vendetta, trasformato – con spaventosa lucidità – in una esplosiva macchina teatrale.
Costruito per “portare alla luce” la vera natura dei rapporti tra Uomo e Donna – il meccanismo di persuasione, la capacità di manipolazione e perfino il “cannibalismo” che talvolta caratterizzano questi rapporti – Creditori riesce a svelare in maniera cruda e diretta i misteriosi percorsi della psiche attraverso i quali un rapporto d’elezione può ridursi a una fredda contabilità degli affetti.
Info e prenotazioni: 081 5499688 | botteghino@teatrobellini.it
Tempi nuovi
Di: Cristina Comencini
Quando: fino al 27 gennaio
Luogo: Teatro Diana
Orario: 22, 24 e 25 ore 21:00; 27 ore 18:00; 26 ore 17:30 e ore 21:00; 23 ore 17:45
Interpreti: Roberto De Francesco, Iaia Forte
Regia: Cristina Comencini
Note: Tempi nuovi mette in scena un nucleo familiare investito dai cambiamenti veloci e sorprendenti della nostra epoca: elettronica, mutamento dei mestieri e dei saperi, nuove relazioni. Un terremoto che sconvolge comicamente la vita dei quattro personaggi: un padre, una madre e i due figli e li pone di fronte alle contraddizioni, alle difficoltà di un tempo in cui tutto ci appare troppo veloce per essere capito ma in cui siamo costretti a immergerci e a navigare a vista. Giuseppe è uno storico che vive circondato da migliaia di libri, carico di tutto ciò che ha studiato e scritto. Il figlio Antonio vola invece leggero nella sua epoca fatta di collegamenti rapidi e senza legami col passato, tranne quando deve scrivere il compito sulla resistenza e ha bisogno del sapere del padre. Sabina è la moglie di Giuseppe, una giornalista che ha seguito un corso di aggiornamento sull’elettronica, per imparare a dare una notizia in tre righe e non essere sbattuta fuori dal giornale, e si sente per questo, come ripete spesso al marito, moderna. Clementina è la figlia maggiore della coppia che vive fuori casa e che ha in serbo per i due genitori, che la credevano felicemente fidanzata con Davide, una notizia che metterà a dura prova la modernità di Sabina. Ma un grande colpo di scena prepara anche Giuseppe nel finale ai suoi familiari, perché non vuole essere l’unico a portare tutto il peso del passato e della Storia: “Volevate fare faticare solo me, portare tutto il peso di quegli oggetti con le pagine? Mentre voi tranquilli, leggeri, veloci, giovani… No, non ci sto!”
Info e prenotazioni: 081 5567527 | 081 5784978 | diana@teatrodiana.it
E pecchè? e pecchè? e pecchè? Pulcinella in Purgatorio
Drammaturgia: Linda Dalisi
Quando: dal 22 al 27 gennaio
Luogo: Teatro San Ferdinando
Orario: 22 e 25 ore 21:00; 26 ore 19:00; 27 ore 18:00
Interpreti: Massimo Andrei, Maurizio Azzurro, Anna Coppola, Rosario Giglio, Marco Palumbo, Isacco Venturini
Regia: Andrea De Rosa
Note: Partendo da una scrittura originale di Linda Dalisi, spiega il regista napoletano, “Abbiamo immaginato un luogo di passaggio, abitato da una moltitudine di esseri uguali e diversissimi, tanti Pulcinelli, come in uno dei tanti quadri di Tiepolo, un purgatorio segnato da un “al di qua”, in cui si sta con l’orecchio teso a carpire i suoni di un “al-di-là”, una sotterranea stazione in perenne attesa di un segnale di salvezza che non arriverà mai. Di fronte a questo eterno e insensato silenzio, Pulcinella continua ostinatamente a chiedere “E pecché?”, “E pecché?”, “E pecché?”, con un misto di rabbia, di superbia, di strafottenza, di incredulità e di sfida. Il silenzio è la voce del potere alla quale Pulcinella oppone da sempre la sua stridula vocina da pulcino. Pulcinella è “sofistico”, a Napoli significa che spacca il capello in quattro, ma dopo aver spaccato le cose a metà per analizzarle non ha poi l’attitudine a ricomporre, a ricostruire. E’ filosofo sostanzialmente scettico, che per arrivare ad una ricomposizione avrebbe bisogno di un atto di fede, di una intuizione, di un atteggiamento di abbandono di cui non è capace. La sua straordinaria capacità di mettere in ridicolo il dogmatismo (memorabile “San Gennà, futtetenne” di Troisi) lo rendono un campione del popolo napoletano che in lui ritrova quella forza dionisiaca eruttiva e distruttiva, la cui massima espressione consiste nel mettere in dubbio qualsiasi cosa e il cui primo bersaglio è il dogma, il potere, in tutte le sue forme. Ma, come tutte le forze vulcaniche, quella lava è destinata presto a seppellire tutto. Lo spirito critico si ritorce contro se stessi, distrugge tutto e per questo forse, a Napoli, qualunque rivoluzione sembra destinata prima o poi a diventare un souvenir. E pecché? E pecché? E pecché? Ma Pulcinella non può fermarsi mai, muove guerra persino alla morte, e quello è uno scontro filosofico di fronte al quale non può più essere “sofistico” ma deve vincere… a suon di mazzate
Info e prenotazioni: 081292030 | 081291878 | biglietteria@teatrostabilenapoli.it
Ceneri – I corvi neri del Sonderkommando
Testo e Regia di: Maurizio D. Capuano
Quando: dal 19 al 27 gennaio
Luogo: Teatro ZTN
Orario: feriali ore 18:30; sabato ore 21:00; domenica ore 18:30
Interpreti: Rosa Andreone, Antonio Cilvelli, Emanuele Di Simone, Luigi Esposito, Arianna Festa, Emanuele Iovino, Alessandro Mastroserio, Gennaro Monforte, Enza Palumbo, Kevin Stanzione.
Note: “Si può ridere dell’Olocausto, di uno dei momenti più bui della nostra storia? La risposta è sì. In un’epoca in cui ricordare le vittime è solo l’ennesima occasione per piangere un giorno all’anno, la nostra pièce si propone di farvi ridere e riflettere sugli orrori perpetrati dal nazismo; orrori che ci sembrano ormai superati, ma che sono ancora di là dall’essere terminati, e che si ripetono ancora intorno a noi sotto altre forme, altre vesti, altre bandiere, altre miserie.
Protagonisti della vicenda, la categoria più odiata all’interno dei campi di concentramento, il famigerato gruppo dei “SONDERKOMMANDO”, gli addetti alle camere a gas e ai forni crematori, coloro che lo stesso Primo Levi definì “I corvi neri del crematorio”.
Erano scelti dai nazisti tra ebrei, prigionieri politici, di guerra per accompagnare e rassicurare coloro che sarebbero morti nelle camere a gas, tagliare capelli, estrarre denti d’oro, recuperare oggetti di valore, utili per rimpinguare le casse del Reich, e poi bruciare i corpi.
Odiati, quindi, perché parte attiva della macchina dello sterminio ideata dai nazisti.
La loro esistenza è stata messa in dubbio dai negazionisti, così come l’effettiva funzione dei campi di concentramento, ritenuti alla stregua di luoghi per famiglie, nei quali ci si dedicava ad attività ricreative.
Partendo da questi assurdi assunti, il regista ha ambientato la sua storia all’interno di un forno crematorio, per l’occasione trasformato in un circo, dove l’orrore è nascosto dietro le maschere, le risate e le pagliacciate di un gruppo di clown, ma che resta e rimarrà, in ogni caso, un orrore”.
Info e prenotazioni: 339 28 05 777 | navigantiinversi@gmail.com
L’Italia s’è desta. Un piccolo (falso) mistero italiano
Di: Rosario Mastrota
Quando: 24 e 25 gennaio
Luogo: Sala Ichos
Orario: ore 21:00
Interpreti: Dalila Cozzolino
Regia: Rosario Mastrota
Note: Il monologo che racconta è arcaicamente legato alla riflessione sociale che tutto ciò che è detto appartiene alla storia e quindi alla verità. Questa operazione gioca, invece, nel caso specifico, sul falso accaduto. Un’invenzione plausibile che rispecchia la faciloneria delle “vittime” dei mass media e l’esaltazione e manipolazione che ne deriva. Basta pensare ai casi più recenti di manomissione e celebrazione della realtà criminale italiana: Sara Scazzi, Garlasco, Cogne, Costa Concordia eccetera.
Il gioco de L’Italia s’è desta si svolge sull’idea del racconto reale di qualcosa che come al solito, successivamente, viene manomesso. Ma che nel caso specifico è già manomesso alla fonte. È un racconto metaforico-ironico di un’Italietta credulona, epiteto significativo.
Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 335 7675 152 – 081275945 (dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20 – domenica dalle 10 alle 17)
Notte e Buscie
due atti unici senza intervallo con continuità d’azione
Di: Oscarino di Maio e Gaspare Di Maio
Quando: dal 24 al 27 gennaio
Luogo: Galleria Toledo
Orario: feriali ore 20:30; festivi ore 18:00
Interpreti: Alessandra D’Ambrosio, Antonio D’Avino, Rosalba Di Girolamo, Oscarino Di Maio
Note: Sorprende ritrovare nelle antologie di autori estremamente prolifici quali Gaspare e Oscar Di Maio anche opere dai toni drammatici, che si discostano totalmente dal registro comico. Oscarino Di Maio, discendente da una delle più importanti famiglie napoletane di attori e commediografi, attraverso un’ammirevole attività di ricerca, giunge, quasi per caso, a recuperare due atti unici di due suoi antenati, autori di chiara matrice popolare ma di indubbia capacità drammatica. Questi due rapidi poemetti, proprio in virtù della propria semplicità, permettono di proporre una rilettura, allontanandoli da quella chiara matrice verista con evidente adesione alla poetica verghiana, in una dimensione dove il teatro di invenzione, nella sua forma totale, viene proposto e filtrato attraverso una realtà visionaria, concentrandosi il lavoro sulle possibilità che drammaturgicamente il testo offre, esasperandone i contenuti letterari attraverso il modo e le forme che il teatro potenzialmente attiva. Il progetto giunge, dopo un’ovvia analisi preventiva ad asciugarsi nei suoi contenuti originari poetici (forma) e strutturali (contesto temporale), a una sintesi, a volte ferocemente spiazzante, che ne decontestualizza, ponendone continuamente in discussione, i temi e gli argomenti trattati. I testi, mai come in questo caso, ruotano in una sinergia binaria sul tema dell’amore, e proporli, così come nei titoli di testa, in un’unica continuità d’azione, potrebbe creare dubbiosi interrogativi per chi osserva, ma la coraggiosa proposta è proprio nella scelta critica di fondere nel gioco speculare dei contenuti i due drammi.
Info e prenotazioni: 081425037 | 081425824 |segreteria.galleriatoledo@gmail.com
Nasza Klasa
Di: Tadeusz Slobodzianek
Quando: dal 24 al 27 gennaio
Luogo: Teatro La Giostra
Orario: feriali ore 20:30; festivi ore 19:00
Interpreti: Adele Vitale, Angela Rosa D’Auria, Margherita Romeo, Antonio Clemente, Marco Aspride, Pietro Juliano, David Power, Giuseppe Fiscariello, Nello Provenzano, Giuseppe Villa
Regia: Massimiliano Rossi
Note: E’ grazie a quest’opera che il talento dell’autore russo si sta diffondendo in Europa e nel mondo, e, per questo’llestimento, tradotto per la prima volta in Italia ad opera del Professor Alessandro Amenta.
Ambientato tra il 1925 e il 2002, la pièce racconta il tragico intrecciarsi delle vicende di dieci ragazzi, compagni di scuola, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: cinque ebrei e cinque polacchi. Mentre i ragazzi crescono, il loro paese è devastato dalle invasioni armate, prima sovietiche, poi naziste.
Con lo sviluppo del fervente nazionalismo crescono i conflitti. Gli amici si tradiscono l’un l’altro e la violenza prende il sopravvento, fino al momento in cui le persone ordinarie portano a termine un’azione straordinaria e mostruosa, la cui eco risuona ancora oggi.
Info e prenotazioni: 3492187511 | 3488100587 | lagiostrateatro@gmail.com
Una notte con Dora
Di: Marco Lanzuise
Quando: dal 24 gennaio al 3 febbraio
Luogo: Teatro Totò
Orario: 24, 25 e 26 gennaio e 1 e 2 febbraio ore 21:00, 26 gennaio e 2 febbraio ore 17:30; 27 gennaio e 3 febbraio ore 18:00
Interpreti: Mariano Bruno e Gianni Parisi
Regia: Gianni Parisi
Note: Vi è mai capitato di gustare un piatto solo leggendone la ricetta? Di gustare profumi e sapori solo elencando gli ingredienti e leggendo attentamente come siano ben amalgamati e cucinati?
Bene! Quando ho letto “Una notte con Dora” ha avuto questa esatta sensazione. Ho cominciato a divertirmi solo leggendo e seguendo con interesse la vicenda e le storie dei 3 protagonisti. Ho immaginato quante e quali situazioni comiche e grottesche sarebbero venute fuori da una commedia così divertente.
Un tourbillon di situazioni e di condizioni che avrebbero sicuramente trascinato gli spettatori in un vortice di puro divertimento. Una commedia ben scritta, con un linguaggio fresco, giovane, agile dove tutto è il contrario di tutto, dove ogni personaggio ha il suo alter ego, il quale non esita a venir fuori ogni qual volta la trama lo esige.
Una commedia che appena finita di leggere non ho esitato a dirigerla ed interpretarla. Ed ora la commedia è lì… pronta per essere messa in scena, pronta per essere recitata. A noi tocca il difficile compito di farla vivere nel migliore dei modi ed offrirla al pubblico come una gustosa pietanza. Non mi resta altro che augurare a noi “buon lavoro”…ed al pubblico “ buon divertimento”…e perché no…buon appetito!
Info e prenotazioni: 081296051 | info@teatrototo.it
Suggestioni canore di Natale Galletta
concerto in due tempi scritto e diretto da Maurizio Palumbo
Quando: dal 24 al 29 gennaio
Luogo: Teatro Trianon
Orario: feriali ore 21:00; festivi ore 18:00
Interpreti: Natale Galletta
Note: Con un titolo che riprende quello dello spettacolo di quattordici anni fa del Trianon Suggestioni sonore, al quale partecipò sotto la direzione di Peppe Vessicchio, Galletta torna quindi nel teatro del popolo con un viaggio in due tempi fra successi di repertorio, brani inediti e canzoni classiche napoletane, arricchito da alcuni monologhi e balletti.
Nato nel 1966 a Messina, Galletta è il cantautore che, in 35 anni di attività, vanta il record di 47 album incisi, l’ultimo dei quali, C’è sempre un motivo, ha venduto più di diecimila copie. Voce appassionata e intensa, le sue canzoni in dialetto napoletano prediligono l’aspetto melodico per parlare, quasi sempre, d’amore in tutte le sue sfumature. Molto popolare non solo in Campania e nel sud Italia, si esibisce da anni in molti paesi europei e d’oltreoceano con concerti che fanno registrare sempre il «tutto esaurito», come testimoniato, ad esempio, dall’ultima esibizione, nello scorso mese di aprile, che ha visto oltre tremila presenze al Palapartenope.
«Questo live vuole mettere in evidenza il talento interpretativo di un artista dalle indubbie doti vocali partito dalla scena cosiddetta “neomelodica” – spiega l’autore e regista di Suggestioni canore Maurizio Palumbo –: lo vedremo, ad esempio, nel suo modo di porgere ‘O surdato ‘nnammurato, in cui recupera il carattere struggente e doloroso originale della canzone che ormai si è perso a favore di una lettura festaiola».
Info e prenotazioni: 081 225 82 85 | www.teatrotrianon.org
Janusz Korczak. L’ultima strada per Treblinka
Ideazione, progettazione e scrittura: Roberto Giordano
Quando: 24 gennaio
Luogo: Sala del Capitolo della Basilica di San Domenico Maggiore
Orario: ore 18:30
Interpreti: Federica Aiello, Chiara Esposito, Greta Giordano, Roberto Giordano, Mario Migliaccio, Fabio Sacco
Note:L’opera si propone di commemorare, con una rivisitazione storica in chiave teatrale, la vita e soprattutto l’ultima fase dell’operato, nel Ghetto di Varsavia, di un uomo esemplare, Henryk Goldszmit, entrato nella storia con il suo nome d’arte Janusz Korczak. Il noto pediatra ebreo polacco Goldszmit, noto con lo pseudonimo di Janusz Korczak (Varsavia 1878-Treblinka 1942), con i suoi scritti pedagogici, medici e letterari è stato il precursore della teoretizzazione e della messa in atto della difesa della dignità e del rispetto dei bambini. Nei suo due fondamentali scritti – Come amare il bambino e Il diritto del bambino al rispetto, ed. Varsavia 1929 – sviluppa i concetti approvati dall’Unesco solo mezzo secolo dopo. Finì, per sua scelta, con tutti i bambini della sua Casa dell’Orfano nel Ghetto (170 circa) in una camera a gas del campo di concentramento di Treblinka. Gli era stato proposto varie volte di salvarsi. Uno dei messaggi salienti per il pubblico è il richiamo a mantenere viva la memoria storica sulla Shoah e su quanti hanno fatto opere di Bene, rifiutando di piegarsi alle dittature e alla discriminazione tra esseri umani. Un messaggio attuale anche per i tempi dei rinascenti razzismi e di xenofobie dell’oggi.
Info: Ingresso libero
Il Nuovo Suona Giovane 2019 – Lelio Morra
Quando: 25 gennaio
Luogo: Teatro Nuovo
Orario: ore 21.00
Interpreti: Lelio Morra e la sua band, composta da Jessica Testa (violino), Stefano Bruno (basso), Gian Marco Libeccio (chitarra), Alberto Gravina (batteria)
Note: Il giovane cantautore napoletano, reduce da un’estate come supporter al tour di Fabrizio Moro in tutt’Italia, si è già affermato sulla scena nazionale e internazionale, pubblicando, tra il 2016 e il 2017, tre singoli con la Universal Music
Il giorno prima del concerto sarà disponibile su Spotify “Giganti”, il nuovo singolo di Lelio Morra, che anticipa l’album in uscita a breve per Luovo di iCompany, Peer Music, con Roberto Dellera (Afterhours, The Winstons) al basso e Lino Gitto (The Winstons) alla batteria. Il brano segna il ritorno alla musica e “l’inizio di un viaggio che parte da nuove consapevolezze”. Concepito a Napoli e sviluppato a Milano, il disco è stato registrato su nastro al Bach Studio di Toto Cotugno, e sarà eseguito per la prima volta dal vivo per il pubblico del Teatro Nuovo.
Classe 1986, Lelio Morra è una delle voci più interessanti del panorama cantautorale odierno. Infatti, il songwriter propone musica leggera italiana, canzoni con un piede negli anni ’70 e l’altro nel 2019, e ogni suo pezzo sfiora mondi diversi.
Restando perfettamente memore di parte della musica leggera nostrana, la linea melodica morbida e accattivante delle sue composizioni si sposa con una ritmica ironica e coinvolgente, sostenuta da assonanze, citazioni e giochi di parole lievi che rivelano un cantautorato immediato, acuto e maturo, specie in alcuni brani rivolti alla scena politico-sociale. Un’apparenza leggera d’insieme si presta a veicolare messaggi più importanti sul viver d’ogni giorno e all’esperienza umana, scortata da una timbrica sui generis, chiara e gradevole, in grado di rendere ancor più diretti i testi delle singole canzoni. Una precisa attitudine sonora contemporanea conferisce al sound di Morra una matrice e un respiro internazionali.
Info e prenotazioni: 0814976267 | botteghino@teatronuovonapoli.it
Mare Mater. La nave dei bambini
Di: Fabio Cocifoglia
Quando: dal 25 gennaio al 3 febbraio
Luogo: Sala Assoli
Orario: feriali ore 20:30; festivi ore 18:00
Interpreti: Manuela Mandracchia, Luca Iervolino, Giampiero Schiano
Regia: Fabio Cocifoglia
Note: Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli fu al centro dell’interesse pedagogico internazionale per un esperimento educativo straordinario, che si realizzò sulla Nave-Asilo “Caracciolo” – una piro-corvetta in disuso – donata, dopo anni di onorato servizio dalla Marina Militare alla città di Napoli, grazie ad una legge speciale, del 1911. A dirigere la Caracciolo fu chiamata la signora Giulia Civita Franceschi (1870-1957) figlia del noto scultore toscano Emilio Franceschi. La nave, fu ufficialmente assegnata alla sua guida solo in qualità di “delegata” da David Levi Morenos – scienziato e filantropo, primo istitutore delle “Navi-Asilo” in Italia – perché all’epoca non era consentito ad una donna di poter dirigere un’istituzione educativa pubblica. In circa quindici anni la nave accolse oltre 750 bambini e ragazzi detti “i caracciolini”, provenienti per lo più dai quartieri spagnoli, recuperati dalla loro condizione di abbandono e indirizzati ai mestieri del mare in prospettiva di una vita sana, civile e dignitosa. Il metodo educativo “sistema Civita” fu apprezzato da Maria Montessori e dai pedagoghi del tempo che visitarono la nave. La “Caracciolo” non si limitò ad essere una scuola di addestramento ai mestieri marittimi, ma fu piuttosto una “comunità”, in cui ogni fanciullo veniva rispettato, incoraggiato e valorizzato nelle proprie tendenze, “aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico”. Nel 1928, il governo fascista allontanò Giulia Civita Franceschi dal suo incarico. L’esperienza pedagogica della nave Caracciolo, della sua educatrice e dei numerosi ragazzi saliti a bordo “scugnizzi” e sbarcati uomini è il cuore del lavoro teatrale ideato da Fabio Cocifoglia, scritto e diretto con Antonio Marfella e Alfonso Postiglione: il ritratto di una donna innovativa e della sua azione educativa che ha lasciato un’impronta profonda e indelebile.
Info e prenotazioni: 3454679142 | info@casadelcontemporaneo.it
La natura fantastica
Da: “L’Albero vanitoso” e “La nuvola Olga” di Nicoletta Costa
Quando: 25 e 26 gennaio
Luogo: Teatro dei Piccoli
Orario: 25 ore 10:00; 26 ore 11:00
Interpreti: Anna Chiara Castellano Visaggi e Valentina Vecchio; burattini, pupazzi e scene Nicoletta Costa, Manuela Trimboli e Angela Fracchiolla
Regia: Paolo Comentale
Note: Il tema affrontato è quello di una natura fantastica di cui sono protagonisti gli alberi, le nuvole e gli animali che incarnano i pregi e i difetti degli uomini. Lo spettacolo si divide in due episodi: nel primo si racconta la storia di un giovane albero che, troppo orgoglioso del suo aspetto e delle sue magnifiche foglie, scaccia via tutti gli animaletti che vorrebbero avvicinarsi. Ma poi arriva l’autunno e … le foglie cadono… l’albero piange sconsolato fino a quando non capisce che ci sarà una nuova primavera e tutto ricomincerà, e questo è il ciclo della vita.
Nel secondo episodio la protagonista è una nuvoletta bambina che ha tanto bisogno di fare la … pipi! ma tutti la scacciano perché non vogliono bagnarsi, fino a quando Olga non si unisce alle altre nuvole e tutte insieme fanno un temporale!!
La storia colorata e giocosa vuole trasmettere ai bambini i valori della solidarietà, dell’apertura nei confronti degli altri.
Info e prenotazioni: 0812395653 (feriali 9/17) 0812397299 (orari spettacoli) – info@lenuvole.com
Una relazione per un’accademia
Da: Franz Kafka
Quando: dal 25 al 27 gennaio
Luogo: Teatro Sannazzaro
Orario: feriali ore 21:00; festivi ore 18:00
Interpreti: Marina Confalone
Regia: Marina Confalone
Note: Per evitare la fine più infausta e cioè la prossima gabbia del giardino zoologico, Peter il rosso non ha che una “via d’uscita”: imitare i comportamenti degli uomini dell’equipaggio che lo tengono prigioniero. Meritandosi così il loro rispetto, riuscirà a sottrarsi alle sevizie riservate alle bestie.
Il suo caso somiglia a quello di molti di noi costretti ad inibire le pulsioni naturali per seguire i comportamenti conformistici imposti dalla società.
Attraverso la parabola dell’apprendimento eccezionale a cui faticosamente Peter si sottopone, in questo splendido racconto del 1917 sicuramente influenzato dalle teorie darwiniane, Kafka ci mostra una salvezza raggiunta mediante un’omologazione tra le più perverse. E questa resa del più debole al potere del più forte si colora di sfumature tanto malinconiche quanto grottesche.
Info e prenotazioni: 081 411723 | 081 418824 | info@teatrosannazaro.it
Schianto
Ideazione e regia: Stefano Cordella
Di: Francesca Gemma, Dario Merlini, Umberto Terruso, Fabio Zulli
Quando: 26 e 27 gennaio
Luogo: Officina Teatro (San Leucio – Caserta)
Orario: Festivi ore 19:00; feriali ore 21:00
Interpreti: Compagnia Oyes
Note: Un viaggio surreale nell’inconscio della nostra generazione.
Lo schianto è la condizione di partenza della nostra generazione. Tutto è esploso intorno e ci sentiamo persi, senza appigli e riferimenti. Siamo immersi in un limbo confuso e inquietante in cui regna l’instabilità economica e sentimentale. Le ideologie sono crollate e la mancanza di prospettive rende indefiniti e sbiaditi gli oggetti dei nostri desideri. Ogni personaggio di Schianto dovrà fare i conti con la propria spinta vitale in equilibrio precario tra speranza e disillusione. La storia è un pretesto per far esplodere i rapporti tra i personaggi ed esplorare l’abisso del desiderio contemporaneo.
Una serie di incidenti reali e metaforici porterà i quattro protagonisti a condividere ansie, paure e quel che resta dei sogni nell’epoca della disillusione..
Info e prenotazioni: 0823 363066 | 3491014251 (Anche tramite Whatsapp) | info@officinateatro.com
Macbeth. Aut idola Theatri
Di: Dalila Cozzolino
Quando: 26 e 27 gennaio
Luogo: Sala Ichos
Orario: sabato ore 21:00; domenica ore 19:00
Interpreti: Dalila Cozzolino
Regia: Dalila Cozzolino
Note: Nel Novum Organon, Francis Bacon traccia un metodo finalizzato alla conoscenza di un fenomeno. La pars destruens è costituita dagli Idola, i pregiudizi della mente. Gli Idola Theatri, in particolare, sono le filosofie superstiziose, quelle, cioè, che hanno contribuito a creare mondi fittizi da palcoscenico, quelle che ci rendono interpreti della realtà come se essa fosse intrisa di presagi, scopi, fini, disegni. Da qui l’idea scenica di non rappresentare i personaggi in quanto personaggi, ma come “stati di coscienza”. Il mondo fittizio è quello di Macbeth, chi lo popola avrà le sembianze che Macbeth ha scelto di dargli. Tenteremo di raccontare la sua allucinazione partendo dalle visioni sui corpi esistenti, vivi, mortali. Sono prima di tutti i corpi ad apparire, sono loro i primi attori delle visioni di Macbeth, solo poi arriveranno i morti, gli spettri. È così diverso dalla realtà? Chiunque sceglie di vedere nell’altro quello che più desidera vedere, nonostante l’altro si affanna nel mostrarci solo quello che desidera. E come siamo nell’òikos? Quanto siamo diversi quando restiamo soli? Quanto possiamo essere terribili e spaventosi quando siamo soli? Cosa ci tradisce in una dimensione pubblica? Il corpo, prima di tutto, il corpo ci fa scoprire. Scegliamo, allora, talvolta, di illuminarne solo delle parti, quelle che possono essere testimoni della nostra finitezza. Perché la finitezza, alla fine, si mostra. Vogliamo presentare il personaggio di Macbeth, e il suo attraversamento nella storia, attraverso l’esperienza di essere prima di tutto persona, poi attrice.
Scegliamo di usare le luci non come dispositivo estetico o mezzo o protesi, ma come parte integrante della scrittura scenica, elemento drammaturgico, attore e testo. In scena una lucciola, una torcia, una lampada wood, una testa mobile mostreranno quello che non c’è, sceglieranno di illuminare poco, talvolta, e guideranno l’imperativo “immagina”.
Ad introdurci nell’opera sarà un personaggio minore, una “comparsa” potremo dire: un portiere che arriva nel secondo atto, quel fool immancabile nei testi di Shakespeare; è lui che apre la porta ai personaggi dell’opera, li invita ad entrare in quel mondo fittizio e a farsi stati di coscienza. Quel mondo lui lo chiama inferno. E a tutti è parso, almeno una volta, che la propria mente fosse un inferno.
Abbiamo lavorato, poi, sulla sonorità, su quei “colpi” che scandiscono, atto dopo atto, l’opera shakespeariana: colpi come presagi di qualcosa che arriva o rumori che si accompagnano a visioni, si fanno tuono, implorano di farsi aprire una porta da un morto.
Abbiamo, inoltre, scelto di provare a recuperare la bellezza del verso di cui la traduzione in prosa ci priva: nelle scene di violenza (che Shakespeare fa spesso raccontare a terzi e che quindi non “mette in scena”) abbiamo sostituito il pentametro giambico inglese con l’endecasillabo, per amplificare la narrazione e il silenzio che da essa scaturisce, come la poesia che è sempre linguaggio di respiri sospesi e spezzati. Ci siamo rivolti anche a Carmelo Bene, a quei “cretini che vedono la Madonna” in Nostra Signora dei Turchi. Ci siamo rivolti a tanti altri, necessari interlocutori della nostra ricerca: Alfred Jarry, Emily Dickinson, Albert Camus, tra gli altri, e abbiamo scritto.
Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 335 7675 152 – 081275945 (dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20 – domenica dalle 10 alle 17)
Bartleby, lo scrivano
Di: Herman Melville
Quando: 27 gennaio
Luogo: salotto de Il Teatro cerca Casa (Bagnoli)
Orario: ore 18:00
Interpreti: Enzo Salomone
Note: Chi è realmente questo enigmatico scrivano che nella New York del 1853, nel tempio del capitalismo americano in pieno decollo, Melville, contrappone ad un avvocato (io- narrante del racconto) che ha avuto la disavventura di accoglierlo nel suo studio al n.*** di Wall Street? E che dopo un primo periodo di onesto, probo, lavoro di copiatura e controllo di atti legali, si permette di rifiutare progressivamente qualsiasi altra attività con la misteriosa, sconcertante, ossessiva e tuttavia gentile espressione: “I would prefer not to”… Preferirei di no? Eppure l’avvocato a cui si contrappone non è il rappresentante di un potere autocratico e cieco. È religioso, anglicano, pieno di scrupoli “umani”, gentile, dialogante, permissivo, inclusivo, democratico, borghese. Ciononostante Bartleby gli nega ogni tentativo di dialogo. Chi è Bartleby, un anarchico, un marxista, un rivoluzionario? Un non-violento alla Thoreau? O è solo uno schizofrenico? Un autistico adulto? O un Giobbe del XIX secolo? Oppure è il risultato di una errata alimentazione alternativa? (mangia solo focaccine allo zenzero). Oppure è Melville stesso in crisi d’identità? Chissà quante fantasiose definizioni si potrebbero aggiungere ancora a queste. Ma, tralasciando l’ansia di definizione di Bartleby, quella sua solitaria, intransigente opposizione rimanda a tutte le violenze che nel secolo scorso hanno caratterizzato i tentativi di ribellione, di opporsi, di dire no, operati da uomini organizzati o da solitari oppositori, che si rifiutavano di soggiacere alla condizione del “lavoro alienato”, di “copiare” appunto, e assumendo come metafora il racconto di Melville, quella lancinante, anarchica, per quanto inutile e autolesionistica, risposta ossessiva di Bartleby, risuona oggi, in un’epoca sempre più discriminante ed esclusiva, terribilmente profetica e attuale.
Info e prenotazioni: 334 334 7090 | 081 5782460
E il sole si spense. Shoah: la voce della memoria
Di: Febo Quercia
Quando: 27 gennaio
Luogo: Nartea – Galleria Borbonica (ingresso da vico del Grottone, 4)
Orario: ore19:00 e 20:15
Interpreti: Luigi Credendino e Daniela Ioia
Regia: Febo Quercia
Note: Napoli. Una città che con gli ebrei aveva imparato a convivere da secoli. A ricordarlo non è solo il nome di una via dedicata alla vecchia Giudecca — zona dedita in epoca medievale, alla lavorazione della seta da parte della comunità ebraica residente e dove erano situate due Sinagoghe —, e l’antica toponomastica dei Decumani legata alla Cabalà, ma anche gli eventi che testimoniano un rapporto dalle radici profonde. Il censimento fascista del 22 agosto 1938, registra a Napoli 835 ebrei. Persone perfettamente integrate nel tessuto politico, sociale e culturale della città. Una città che nell’ottobre 1943, due settimane prima della retata antisemita di Roma, poteva ritenersi un rifugio sicuro per gli ebrei, anche se appena un mese prima, la polizia tedesca aveva progettato di mettervi in atto la prima retata antisemita in Italia. Di quell’intento assassino non se ne fece nulla, grazie ad un’imprevista e violenta insurrezione popolare.
NarteA rievoca la tragedia dell’Olocausto, per far rivivere il passato di quei ricoveri bellici dove milioni di ebrei hanno provato a salvarsi dalla più grande persecuzione della storia umana. All’interno degli antichi sotterranei della Galleria Borbonica, il pubblico incontrerà la storia di Milo Koen, un violinista ebreo che si ritrova a fare i conti con la sua memoria, perpetua fonte di struggenti ricordi e dolori. Saranno le note del violino di Milo ad accompagnarne la “fuga”, provando a ricoprire quella “voce” del passato. Ma dimenticare gli orrori della persecuzione ebraica non è solo desiderio del triste ebreo, bensì lo sforzo quotidiano di tutti i sopravvissuti. «Eppure ricordare è fondamentale — spiega Febo Quercia —, storia e memoria sono risorse fondamentali per l’umanità. Soluzione finale, genocidio, olocausto, non bastano, non dicono abbastanza. Ricordare deve servire a trovare altri codici, più diretti e reali, come appunto il teatro, per proseguire con più consapevolezza il viaggio dell’umanità verso la vita».
Info e prenotazioni: 3397020849 | 333315241
La testa sott’acqua
Di: Helena Tornero
Quando: 27 gennaio
Luogo: Teatro Don Peppe Diana (Portici)
Orario: ore 18:00
Interpreti: Ciro Burzo, Mariano Coletti, Arianna Cozzi e Giampiero De Concilio
Regia: Riccardo Ciccarelli
Note: Il lavoro teatrale prende le mosse da un vero episodio di bullismo, per raccontare la violenza che nasce dal disagio interiore vissuto dagli adolescenti nel momento in cui passano dall’essere bambini, dal mondo protetto e vellutato di innocenti, a quello degli adulti. Così in un’estate qualunque, un gruppo di ragazzi, Sara, Stefan, Josué e Thomas, che frequentano la piscina del loro quartiere — luogo di incontro, risate, di amori che nascono, ma a volte anche di forti scontri — si trovano ad affrontare le delusioni date dai desideri e dalla vita da adulti. Stefan è un ragazzo debole e influenzabile, a cui fa da contraltare Thomas, un bullo sicuro di sé che odia tutto e tutti, i due potrebbero in un primo momento apparire chiusi rispettivamente nel ruolo della vittima e del carnefice, ma si instaura tra loro un’insana complicità. Quando Stefan vede Josué baciare Sara, la sua Sara, di cui è perdutamente innamorato, e racconta l’accaduto a Thomas, lui ha già in mente un piano per aiutare l’amico. E da abile manipolatore convince Stefan a mettere in atto quel piano radicale e crudele, un piano per convincere Sara a dimenticare definitivamente Josué. Un piano per far restare Josuè, per sempre, immerso sott’acqua.
Info e prenotazioni: 3470473498 – 3470963808
Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra
Di: Eleonora Pippo
Quando: 27 gennaio
Luogo: Nuovo Teatro Sanità
Orario: ore 18:00
Regia: Eleonora Pippo
Note: Il progetto teatrale si fonda sulla formazione di compagnie locali temporanee composte da ragazze tra i 13 e i 18 anni, che nel tempo record di sette giorni lavorano insieme alla regista alla creazione di una performance originale. La rappresentazione, che va in scena una sola volta, si basa sulle peculiarità delle giovani interpreti e si avvale della partecipazione attiva del pubblico che viene coinvolto e guidato dalle ragazze durante la messa in scena. «Le ragazzine che partecipano a questo progetto si assumono una grande responsabilità – afferma la regista- si mettono in gioco affrontando e raccontando temi assoluti ed eterni come l’individuazione di sé e la morte… in soli sette giorni! Lo spettacolo sta proprio lì, nell’accettare la sfida ed esporre l’imperfezione. È questo il vero significato del titolo… La perdita di controllo di cui si parla».
Filo conduttore è la storia del graphic novel di Ratigher, che narra attraverso le due protagoniste la paura, il conflitto e la ricerca della prova materiale della propria esistenza attraverso l’indagine medica sul proprio corpo. Ma in questa traduzione, la trama si arricchisce del vissuto delle ragazzine in scena. Una narrazione parallela fatta di brevi interviste, canzoni live scelte dalle stesse ragazze e lettere indirizzate ad una sé del futuro rivela le risorse delle Post-Millennial Girls intrecciando finzione e realtà che si avvalorano a vicenda. Ogni spettacolo è unico, diverso e imprevedibile, fortemente legato all’umanità delle giovani interpreti e della comunità alla quale appartengono. «Questo dispositivo di messa in scena è come un gioco in scatola. Io sono un po’ come la banca nel Monopoli! C’è un percorso da fare, delle tappe, delle regole e ogni giocatrice gioca a modo suo. Interpreta, appunto» spiega Eleonora Pippo.
Parte integrante della messa in scena è l’installazione “La fine azzurra” ad opera della stessa Eleonora Pippo, una scultura gonfiabile raffigurante la mastodontica ragazzina-cartoon azzurra del fumetto, accompagnata da un cameo sonoro del gruppo musicale Pop X, in cui Davide Panizza e Niccolò Di Gregorio interpretano le due protagoniste tredicenni. Dopo il musical lo-fi sulla saga cult a fumetti di Davide Toffolo Cinque allegri ragazzi morti, Eleonora Pippo racconta la storia delle ragazzine con una regia scarnificata e priva di estetismi, che parte dal presupposto che nell’imperfezione si manifesti la vita lasciando spazio ad un’esperienza di autentico confronto e condivisione dei contenuti e dei sentimenti adolescenziali delle protagoniste, di quel vissuto passionale, estremista e doloroso che tutti hanno sperimentato e delle emozioni legate al controllo ma soprattutto alla sua assenza.
Info e prenotazioni: 3396666426 | info@nuovoteatrosanita.it