Nei prossimi giorni a teatro…
Gli spettacoli in programma in Campania dal 12 al 17 marzo.
di Irene Bonadies
Petruska
Coreografie di: Virgilio Sieni
Quando: dal 12 al 14 marzo
Luogo: Teatro San Ferdinando
Orario: 12 e 13 ore 21:00; 14 ore 18:00
Interpreti: Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Andrea Palumbo
Note: Petruska si sviluppa intorno alla relazione tra marionetta e tragedia, gioco e archeologia: un ciclo di azioni sentimentali sulla natura del gesto e l’abilità di stare al mondo.
Info e prenotazioni: 081292030 | 081291878 | biglietteria@ teatrostabilenapoli.it
La Rondine (la canzone di Marta)
Di: Guillem Clua
Quando: dal 12 al 17 marzo
Luogo: Piccolo Bellini
Orario: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Interpreti: Lucia Sardo, Luigi Tabita
Regia: Francesco Randazzo
Note: La pièce prende spunto dall’attentato avvenuto nel 2016 ad Orlando, in Florida, e in scena ci sono Marta, la maestra di canto, e Matteo, l’allievo. Durante una lezione, i due protagonisti svelano il loro passato riflettendo sulle loro identità e sulla fragilità dell’amore, al punto da unirsi in un solo canto alla vita. «Questa storia – spiega il regista Francesco Randazzo – ci dice quanto sia importante l’accettazione dell’altro nella sua verità, e che questa è l’essenza pura dell’amore. In questi tempi che vedono, accanto a progressi sempre più diffusi di riconoscimento di diritti civili finalmente raggiunti, rigurgiti di oscurantismo e violente negazioni, è molto importante mettere in scena storie come quella raccontata da Clua e, attraverso le emozioni, trovare le ragioni per renderci migliori».
Info e prenotazioni: 081 5499688 | botteghino@teatrobellini.it
Il luogo del paradosso
Ideazione e Coreografie di: Gabriella Stazio
Quando: dal 13 al 16 marzo
Luogo: Ridotto del Teatro Mercadante
Orario: 13 marzo alle ore 18.00 debutto primo episodio; 14 marzo alle ore 21.00 replica primo episodio; 15 marzo alle ore 18.00 debutto secondo episodio; 16 marzo alle ore 21.30 replica secondo episodio
Interpreti: Roberta Escamilla Garrison, Joseph Fontano, Claudio Malangone, Sonia Di Gennaro, Michele Simonetti, Angela Caputo
Note: “Il corpo è il luogo di un paradosso, secondo lo storico francese, ovvero il luogo dove si incontrano peccato e martirio. Un luogo oltre la logica o un problema senza soluzione, oppure contro le regole o meglio oltre l’apparenza. Il corpo è il luogo cruciale delle tensioni dinamizzanti dell’Occidente tra esperienza quotidiana e straordinaria, ragione e contraddizione. Se da un lato la storia del corpo è una storia fatta di oblio, della rinuncia al corpo, dall’uso politico della metafora corporea fatto dalla cultura occidentale, dall’altro, come dice Le Goff, è necessario restituire un corpo alla storia. E dare una storia al corpo.
Il Ridotto del Mercadante diviene il luogo dove raccontare il corpo. La coreografia si compone di due episodi, due coreografie diverse ed allo stesso tempo parte del medesimo racconto, ognuna con una sua replica. Sarà emozionante lavorare per dare il loro posto alle avventure del corpo – Marc Bloch – scavare, dissotterrare insieme ai danzatori, per liberarlo dalla costanza dell’oblio – reprimere, interiorizzare, privatizzare – alla ricerca delle avventure che i nostri corpi hanno vissuto e quelle che stanno vivendo. Il corpo è la metamorfosi dei tempi nuovi. Di stupefacenti convergenze, come di irriducibili divergenze, in cui la storia del corpo è il non pensato della civiltà occidentale, il non detto. La rivincita del corpo è ora”.
Info e prenotazioni: 081292030 | 081291878 | biglietteria@ teatrostabilenapoli.it
Atto I – Tito
Riscrittura di: Michele Santeramo
Quando: dal 13 al 24 marzo
Luogo: Teatro Bellini
Orario: feriali ore 21:00, domenica ore 18:00, mercoledì 20 marzo h. 17:30, sabato 23 marzo h. 19:00
Interpreti: Roberto Caccioppoli, Antimo Casertano, Fabrizio Ferracane, Martina Galletta, Ernesto Lama, Daniele Marino, Francesca Piroi, Daniele Russo, Leonardo Antonio Russo, Filippo Scotti, Rosario Tedesco, Isacco Venturini/Andrea Sorrentino
Regia: Gabriele Russo
***
Atto II – Giulio Cesare
Riscrittura di: Fabrizio Sinisi
Quando: dal 13 al 24 marzo
Luogo: Teatro Bellini
Orario: feriali ore 21:00, domenica ore 18:00, mercoledì 20 marzo h. 17:30, sabato 23 marzo h. 19:00
Interpreti: Nicola Ciaffoni, Daniele Russo, Rosario Tedesco, Isacco Venturini, Andrea Sorrentino
Regia: Andrea De Rosa
Note: Tito/Giulio Cesare nasce nell’ambito del Glob(e)al Shakespeare, il progetto presentato a giugno 2017 nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, riscuotendo un enorme successo di pubblico e per la cui ideazione Gabriele Russo si è aggiudicato il Premio dell’Associazione Nazionale Critici 2017 come migliore progetto speciale. Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l’uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l’altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze, spesso drammatiche, del suo esercizio. Da una parte, il Tito di Santeramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare, realizza uno spettacolo dall’atmosfera metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti. L’opera di Shakespeare incontra i temi e i linguaggi della scena contemporanea, rivelando in maniera decisa la propria universalità e la propria essenza atemporale.
Info e prenotazioni: 081 5499688 | botteghino@teatrobellini.it
Mi abbatto e sono felice
Di: Daniele Ronco
Quando: 14 e 15 marzo
Luogo: Sala Ichos
Orario: ore 21:00
Interpreti: Daniele Ronco
Regia: Marco Cavicchioli
Note: un monologo a impatto ambientale “0”, autoironico, dissacrante, che vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno di noi ha nei confronti del Pianeta. Mi abbatto e sono felice non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta, grazie allo sforzo fisico prodotto dall’attore in scena. Non sono presenti altri elementi scenici, le musiche sono live, i costumi essenziali e recuperati dal guardaroba di nonno Michele, il vero protagonista del monologo.
Disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale, etc.. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?! La felicità dell’uomo occidentale pare essere direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma. Ma è davvero così? Mi abbatto e sono felice, rifacendosi ai principi etici della Decrescita felice, accompagna il pubblico in un viaggio che fa la spola fra un passato intriso di freschezza e genuinità e un presente frenetico e stanco di correre.
Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 335 7675 152 – 081275945 (dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20 – domenica dalle 10 alle 17)
Yerma ‘a Jetteca
Di: Fabio Di Gesto
Quando: dal 14 al 17 marzo
Luogo: Teatro TRAM
Orario: feriali ore 21:00; festivi ore 18:00
Interpreti: Chiara Vitiello, Giovanni Meola, Francesca Morgante, Maria-Grazia Di Rosa, Gennaro Davide Niglio
Regia: Silvio Fornacetti e Fabio Di Gesto
Note: Yerma è la seconda delle tre grandi Tragedie di Federico Garcìa Lorca, collocata tra “Nozze di sangue” (1933) e “La casa di Bernarda Alba”(1936). E’ il dramma di una donna sterile, scritto con un linguaggio potente, popolare e poetico. Le storie di Lorca sono popolari e molto vicine alle tradizioni del Sud Italia. Se prendiamo Yerma ad esempio, troviamo: il pellegrinaggio al santuario; Dolores la Fattucchiara; il pregiudizio del popolo; i conflitti e il rispetto di una moglie nei confronti del marito. Tutti temi che ancora oggi sono presenti nella nostra società.
In questa rivisitazione in lingua napoletana, i personaggi sono: Yerma, Giovanni e tre voci che rappresentano la proiezione del popolo. Perché tre? Il tre rappresenta per eccellenza il numero femminile. Tre sono: le maria; le grazie; tre sono anche le sorelle di Checov. Il tre è la variante. La rivisitazione si concentra sul dramma della coppia. Scende ed indaga i loro stati d’animo, la follia di Yerma, la superficialità di Giovanni, la leggerezza e l’amore di uno nei confronti dell’altro. Nella rivisitazione si è cercato di ricreare la stessa sonorità dell’originale, dando priorità al suono della frase finita, In modo che risultasse cupa e profonda da ascoltare. E’ un linguaggio particolare, ricercato, viscerale ma elegante allo stesso tempo.
Info e prenotazioni: 081 1875 2126 | info@teatrotram.it
I Cenci
Di: Antonin Artaud
Quando: dal 14 al 17 marzo
Luogo: Teatro Elicantropo
Orario: feriali ore 21:00; domenica ore 18:00
Interpreti: Roberta Aprea, Marco Aspride, Michelangelo Esposito, Simone di Meglio, Francesco Perrone, Sabrina Silvestri
Regia: Riccardo Pisani
Note: Un cubo metallico campeggia al centro della scena, dove giace una giovane donna, Beatrice, bianca come la purezza che rappresenta. Dorme, come per sfuggire ai suoi incubi popolati da bestie affamate, mentre uomini rapaci si scagliano su di lei come a dilaniarne il suo essere. Al pari di Prometeo la giovane donna non può nulla.
Quando il delitto è compiuto, non le resta che rifugiarsi all’interno di un luogo protetto dal quale può ascoltare senza essere vista. Intorno a lei si palesa un mondo in guerra: affari, potere, soprusi e congiure raccontano l’ineluttabile destino di una famiglia che si nutre di crudeltà.
La sintesi perfetta di tutto questo marciume è il conte Cenci, un padre/padrone autoritario, tronfio e beffardo. E’ un uomo disposto a sbarazzarsi della propria progenie, rinchiudere i propri familiari e soddisfare i suoi incestuosi desideri, unicamente per affermare la sua personale leggenda. Un uomo considerato troppo ingombrante dal potere costituito.
Tratto da una storia vera, I Cenci, fu scritto da Artaud per concretare la sua idea di ‘dramma crudele’. La storia della famiglia Cenci è qualcosa di molto contemporaneo e, in qualche modo, racconta con agghiacciante chiarezza le piaghe più oscure dell’animo umano. È una storia potenzialmente inesauribile, che si rigenera nel tempo e nello spazio, mostrando la grandezza dell’opera del drammaturgo francese.
Info e prenotazioni: 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)
Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth)
Di: Elettra Capuano
Quando: dal 14 al 17 marzo
Luogo: Teatro Galleria Toledo
Orario: feriali ore 20:30; festivi ore 18:00
Interpreti: Federico Antonello, Marco Celli, Paolo Faroni, Noemi Francesca, Alessandro Ienzi, Biagio Musella, Vincenzo Paolicelli
Regia: Pierpaolo Sepe
Note: “In uno spazio vuoto, scarno – lontano da tutto – sette attori, tutti oggetto e soggetto del potere, si muovono danzando e saltando, barcollando e tuffandosi l’uno contro l’altro, l’uno dentro l’altro. Colpendosi, si amano e si odiano, combattono, scherzano in un tripudio di emozioni; un palco vuoto, sul cui fondo si intravede solo un trono bianco, fa da campo di battaglia. Tutto ha inizio dall’osservazione di chi si ha di fronte: un inquietante faccia a faccia con il proprio spettatore; poi, lentamente, si dà il via alla danza, meccanica, stilizzata e pian piano sempre più forsennata. Comincia la storia: un intreccio di corpi con fisicità ostentate contro l’unica esile figura femminile, che passa dall’essere oggetto di desiderio, a centro del comando, a compagna nella vittoria, a vittima nel delirio, ma resta lì, sempre, potente anche nella sconfitta. Un crescendo di emozioni in cui si finisce per l’essere trascinati dai ritmi e dalle musiche avvincenti e ben selezionate, che scandiscono i vari momenti. Il tradimento, la violenza, la sconfitta, il dolore, la follia, il potere, il trionfo, la vendetta, il desiderio, la più carnale fisicità: tutti vengono ben narrati e somministrati ad un pubblico attento. Ed ecco il momento del trionfo: il vincitore e la sua regina vengono osannati a suon di palloncini neri: su uno di essi, diverso dagli altri, si racchiude la finta benevolenza del popolo, di cui, finito il clamore della vittoria, non resta altro che un mucchio di sabbia.”
Info e prenotazioni: 081425824 – 081425037 – segreteria.galleriatoledo@gmail.com
Docile
Di: Gianni Farina, Consuelo Battiston
Quando: 15 marzo
Luogo: Mutaverso Teatro (Salerno)
Orario: ore 21:00
Interpreti: Consuelo Battiston, Andrea Argentieri
Regia: Gianni Farina
Note: “Docile” vede protagonista una donna di umili origini che ha imparato dai suoi genitori l’arte del non lasciare traccia, dell’accontentarsi e della remissività che le permette di passare inosservata. Un giorno l’ufficio di collocamento le consiglia di frequentare un corso di empowerment e in quel contesto incontra una persona che stimola la sua sensibilità e la sua fervida fantasia, e la mette di fronte all’auspicabile possibilità di esprimere un desiderio. La vita della protagonista si tinge di coincidenze dal sapore fantastico e grottesco. La numerologia e l’alchimia contaminano la quotidianità generando equivoche superstizioni che dominano l’universo della rassegnata protagonista. “Docile” assume così i tratti di una fiaba contemporanea dove anche i desideri delle persone non troppo fortunate possono avverarsi. Una fiaba che avanza brillantemente, mostrando almeno un modo possibile di riappropriarsi di ciò che è, fuor di metafora, biologicamente proprio.
Info e prenotazioni: info@erreteatro.it | 329 4022021
Il misantropo
Di: Michele Pagano
Quando: 15 e 16 marzo
Luogo: Officina Teatro (San Leucio Caserta)
Orario: ore 21:00
Interpreti: Fabio Bisogni, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Marco Lorenzi, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca
Regia: Marco Lorenzi
Note: È stato scritto che per fare il Misantropo ci vogliono “una stanza, sei sedie, tre lettere e degli stivali”. Infatti il Misantropo non ha bisogno di forme, semplificazioni o “istruzioni per l’uso” perché la sua essenza è limpida, contemporanea e dolorosa.
Il Misantropo siamo noi con la nostra costante difficoltà di incontrare l’altro di cui, però, non possiamo fare a meno. Insomma, il Misantropo è quello che siamo. Noi siamo partiti proprio da questo, anzi da quello che avevamo a disposizione per raccontare questa storia nel modo più vivo possibile. E quello che abbiamo a disposizione è il teatro. Semplicemente il teatro. Il teatro con la sua incredibile sintesi di vero e falso, di sincerità e finzione, di emozione e convenzione. Il palcoscenico e i camerini sono così diventati il luogo della nostra “favola” e gli spazi da cui partire per raccontare questa splendida commedia sulla tragedia di vivere insieme.
Info e prenotazioni: 0823 363066 | 3491014251 (Anche tramite Whatsapp) | info@officinateatro.com
Non solo Medea
Ideazione e coreografia di: Emio Greco e Pieter C. Scholten
Quando: dal 15 al 17 marzo
Luogo: Teatro Mercadante
Orario: 15 ore 21:00; 16 ore 19:00; 17 ore 18:00
Interpreti: Ballet National de Marseille: Beatrice Cardone, Aya Sato, Florine Pegat Toquet, Maria Ribas, Hinako Maetani, Denis Bruno, Andrés Garcia Martinez, Carlos Diez Moreno, Kengo Nanjo, Nahimana Vandenbussch, Igor Prandi. Attrice Manuela Mandracchia
Note: Non solo Medea si iscrive in una dimensione atemporale e universale. Un tempo sospeso dalla voce di un’attrice per rivelare la modernità delle tragedie greche. Manuela Mandracchia incarna di volta in volta diversi personaggi del teatro greco, monologhi estratti da opere quali Antigone (Sofocle), Edipo Re (Sofocle), Medea (Euripide), Ifigenia in Aulide (Euripide) e Antigone (Jean Anouilh) che riecheggiano per la loro contemporaneità. Composta di sette parti – l’esposizione, il rifiuto, la presa di coscienza, il rimpianto, l’accettazione, la rivolta e l’esito – Non solo Medea interroga con forza la nozione di determinismo in una società in crisi e si fa portatrice, in uno slancio catartico, di un desiderio di cambiamento. Il corpo di diciotto danzatori risponde alle parole del teatro antico sul suono delle percussioni dal vivo. Il dialogo intenso che si crea sulla scena tra i danzatori, l’attrice e il percussionista aumenta la tensione drammatica nella quale amore e lotta sono riunite in questa creazione. Il passato e il presente si sfiorano e si urtano su uno sfondo musicale energico e potente, attingendo tanto al repertorio dei Pink Floyd, quanto ad alcuni estratti delle Sinfonie di Beethoven e Mahler.
Info e prenotazioni: 081292030 | 081291878 | biglietteria@ teatrostabilenapoli.it
Piccoli crimini coniugali
Di: Éric-Emmanuel Schmitt
Quando: 16 marzo
Luogo: salotto de Il Teatro cerca Casa – Eboli (Salerno)
Orario: ore 20:30
Interpreti: Antonio D’Avino e Gioia Miale
Regia: Antonio D’Avino
Note: Dopo aver subito un brutto incidente domestico, Lui torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticate, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non tornare. In questo giallo coniugale, in cui la verità non è mai ciò che sembra, la memoria, la menzogna e la violenza vengono completamente riviste per assumere dei significati nuovi, inaspettatamente vivificanti.
Schmitt gestisce la scrittura con grazia e freschezza, giocando briosamente tanto col metateatro quanto con oggetti ostici quali “la verità”, “la colpa” e, soprattutto, “l’amore”. Una macchina narrativa pressoché perfetta che svela impietosamente i meccanismi della coppia e i più intimi recessi dell’animo umano.
“Piccoli crimini coniugali” è un piccolo gioiello che dettaglia l’inabissamento all’inferno di Lei e Lui. Nel continuo alternarsi di dramma e commedia, tra soste sentimentali e precipitare delle emozioni, come nel jazz di Amstrong, colonna sonora della messinscena, Lui e Lei scoprono di essere fatalmente Coppia.
Info e prenotazioni: www.ilteatrocercacasa.it | 3343347090 | 081 578 24 60.
Les jumeaux
Di: Daniele Ronco
Quando: 16 e 17 marzo
Luogo: Sala Ichos
Orario: sabato ore 21:00; domenica ore 19:00
Interpreti: Davide e Mauro Borra
Note: Due fisarmonicisti gemelli raccontano con la musica e tanta magia la loro straordinaria (e vera) avventura di artisti di strada in giro per il mondo, da quando avevano appena 17 anni. Sulle spalle portavano una fisarmonica e in tasca solo un sogno: vivere di musica. Dopo quindici anni i gemelli (les jumeaux) si ritrovano, uno musicista ormai di livello internazionale (Davide), l’altro filosofo e amante del teatro (Mauro), per portare sul palco lo spezzone più bello della loro vita insieme: il viaggio come artisti di strada in giro per il mondo. Due carismi che finalmente s’incontrano sotto la regia di Daniele Ronco per suonare ancora una volta il loro sogno. Si spazia dal musette francese delle giostre in legno con i cavalli ai tanghi appassionati di Piazzolla, passando inevitabilmente per lo swing e il gitano. Uno spettacolo che non vi farà stare fermi, ricco di colpi di scena.
Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 335 7675 152 – 081275945 (dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20 – domenica dalle 10 alle 17)
Ass’ ‘e Marzo
Di: Gina Oliva e Giovanni Granatina
Quando: 16 e 17 marzo
Luogo: Nostos Teatro (Aversa)
Orario: feriali ore 21:00; domenica ore 19:00
Interpreti: Giovanni Granatina
Regia: Giovanni Granatina
Note: “Ass’ ‘e Marzo” è un racconto attraverso immagini, intessute di parole, intorno alla vita di Don Peppe Diana. Prete, scout, capo, spesso ai limiti del politicamente corretto per il suo stile fuori dagli schemi, per i suoi modi sopra le righe. “Partito con il supporto dell’associazione Libera – Nomi e numeri contro le mafie e lo sprone del Comitato Don Peppe Diana, “Ass’ ‘e Marzo” è un viaggio nei luoghi e nei giorni di don Peppe Diana, nel tentativo di ricostruirne la storia nella sua autenticità, lontano dalle mistificazioni o dalle edulcorazioni post mortem. – spiega il regista e interprete Giovanni Granatina –. Così, insieme al racconto dell’uomo, viene alla luce il profilo di una terra menomata da dinamiche malavitose, definitivamente radicate nella storia attuale. Tutte le testimonianze raccolte sono diventate amalgama a cui il teatro ha dato forma ed espressione. Un rituale tra il sacro e il profano che si celebra lungo quattro punti cardinali: l’uomo Don Peppe Diana, lo Stato, la camorra, la Chiesa”.
Info e prenotazioni: info@nostosteatro.it | 081 19 169 357 | 389 24 714 39
Tomcat
Di: James Rushbrooke
Quando: fino al 17 marzo
Luogo: sala Assoli
Orario:
Interpreti: Rosario Sparno, Francesca de Nicolais, Luca Iervolino, Fabiana Fazio e Mirella Mazzeranghi
Regia: Rosario Sparno
Note: Il titolo fa riferimento allo stato d'animo della protagonista, la giovane Jesse, che sente di essere – e di fatto è – un animale domestico, una cavia, sia per i medici, che la studiano, che per Tom, il suo infermiere.
Le nuove tecnologie e lo screening genetico stanno spingendo più in là la linea dell’eticamente accettabile. Il traguardo a cui ambire è l’accettazione delle diversità ma il rischio di arrivare a considerare come moralmente necessaria una “pulizia” genetica che corregga già nell’embrione possibili “difetti” è dietro l’angolo.
TOMCAT esplora i labili confini etici della ricerca scientifica, ponendo allo spettatore inquietanti quesiti. Fin dove è lecito spingere la ricerca? Jesse è l’innocente nella quale sembra di scorgere una moderna Ifigenia, vittima sacrificale per il bene della collettività.
Info e prenotazioni: 3454679142 |info@casadelcontemporaneo.it
Nerium Park
Di: Josep Maria Miró
Quando: 16 e 17 marzo
Luogo: Teatro Civico 14 (Caserta)
Orario: sabato ore 20:00; domenica ore 19:00
Interpreti: Chiara Baffi e Alessandro Palladino
Regia: Mario Gelardi
Note: Il titolo dell’opera richiama l’ambientazione della storia, che muove in uno dei tanti complessi abitativi appena fuori città, circondati, spesso, da alti oleandri, nome comune del Nerium Oleander. Qui, la giovane coppia, Bruno e Marta, decide di acquistare, con mutuo trentennale, un prestigioso appartamento di nuova costruzione: un’oasi di felicità immersa tra i nerium, un arbusto con foglie sempreverdi lisce e larghe, che produce fiori rosa o bianchi molto abbondanti e aromatici.
Col passare dei mesi, però, i due si accorgono di essere gli unici abitanti del parco, nascosto all’ombra di quel fiore, che ora non sembra più così incantevole, ma quasi ossessivo. Lo spettacolo attraversa dodici mesi della loro vita, in cui i due non hanno modo di liberarsi di quella casa, cui più nessuno ambisce.
“Ho lavorato sull’attesa – spiega il regista Mario Gelardi – che la vita cambi, che la persona amata torni a casa, l’attesa di un lavoro e sull’attesa regina: quella di un figlio. Dodici mesi e dodici inizi, come quadri e spaccati di vita, in un ambiente che, da elegantemente essenziale, diventa freddo e ostile, man mano che i suoi abitanti perdono l’amore. Ho cercato di trasporre in scena la progressiva perdita d’intimità, che corrisponde a un affondo sempre più diretto del pubblico nella vita privata della coppia”.
A rendere più complicato la situazione contribuiscono il licenziamento di Bruno e l’irruzione di una strana presenza che alberga nel caseggiato abbandonato, come una sorta di fantasma della coscienza. Lo strano individuo ossessiona la vita della coppia, generando, tra loro, profondi contrasti emotivi, e trasformando quel che sembrava una storia d’amore, allietata anche dalla notizia dell’arrivo di un figlio, in un crescendo di tensioni e suspense.
L’opera di Miró rivela, in tutta la sua forza, quanto si cela dietro la cortina fiorita del perbenismo di questi anni, caratterizzati da un profondo distacco umano in ambito professionale e, di riflesso, nei rapporti personali, quasi a congelarli.
Bruno e Marta hanno tutto per essere felici, ma il mondo intorno a loro, improvvisamente, si rabbuia, e la loro vita, come infestata da quella strana presenza, disvela, in realtà, le loro assenze di empatia, etica e lucidità.
Info e prenotazioni: 0823 441399 | info@teatrocivico14.it
Sira
Di: Tino Caspanello
Quando: 16 e 17 marzo
Luogo: Nuovo Teatro Sanità
Orario: 16 ore ore 21:00; 17 ore 18:00
Interpreti: Tino Caspanello e Tino Calabrò
Regia: Cinzia Muscolino
Note: “Sira” è un atto unico che si costruisce come un dialogo tra i due protagonisti, il professore e il suo ex allievo Salvatore ‘o scuru, punteggiato da lunghi silenzi, come spesso accade nella drammaturgia dell’attesa di Caspanello. A prendere la parola sono soprattutto la suspense, le allusioni e i sottintesi, che raccontano una storia calata nell’ombra. Il professore rivela di essere un uomo solo, senza una casa e una famiglia, di non avere figli né parenti e neppure un cane, e di vivere in una pensione: se ad un tratto dovesse venire a mancare non ci sarebbe nessuno al suo funerale. Mentre il giovane Salvatore viene presentato dal suo insegnante come un allievo profondo e riflessivo: di lui sappiamo solo che lavora col padre che fa il camionista. Nei minuti finali la storia si svela, il motivo dell’incontro è in una brutale confessione: il professore rivela al giovane d’essersi recato una mattina per un suo articolo in un luogo dove, in un attentato dinamitardo, sono morti moglie e figli e di aver scoperto che fra i responsabili poteva esserci il padre di Salvatore. Le parole orchestrate con le pause lasciano intendere che padre e figlio potevano far parte del gruppo armato, che potevano avercela col professore perché testimone di qualcosa di cui non si doveva sapere.
Info e prenotazioni: 339 666 64 26 | info@nuovoteatrosanita.it
Lady Macbeth. Scena da un matrimonio
Testo e regia: Michele De Vita Conti
Quando: 16 e 17 marzo
Luogo: Teatro Nest
Orario: Sabato 16 marzo h 21.00 e domenica 17 marzo h 18.00<
Interpreti: Maria Alberta Navello
Note: Lady Macbeth – scene da un matrimonio è la storia di una delle coppie shakespeariane più raccontata sui palcoscenici del mondo: i Macbeth . Il regista, Michele De Vita Conti, traccia una drammaturgia che ha al suo centro il racconto della storia d’amore analizzata accuratamente da parte della protagonista, interpretata da Maria Alberta Navello, che con spietata freddezza espone al pubblico che l’ascolta, i meccanismi della tragedia che vedono lei e il marito protagonisti. Quello tra Lady Macbeth e suo marito è l’unico matrimonio davvero funzionante in Shakespeare, dice con ragione molta della critica ufficiale. Un’unione fatta di amore, ambizione, attrazione e certamente, complicità. Fino ad un certo punto, fino a quando lei, come potrebbe capitare e capita in molti matrimoni, non vede un lato di lui che la delude profondamente. Fino a quando Shakespeare smette di mostrarceli in scena assieme. Fino a quando lei si suicida. La protagonista spiega e analizza con macabra ironia tutto questo ed altro, come una ricercatrice di laboratorio, costretta in una sorta di limbo, forse quello cui sono condannati i suicidi, dove rivive la sua storia d’amore e la scompone per il pubblico. Lo fa in modo crudo e crudele Prima di tutto con sé stessa. Più che scene da un matrimonio, autopsia di un matrimonio. Dopo aver provato a far rivivere Orson Welles, Mia Martini e Poe, Michele De Vita Conti propone ora un esperimento un po’ differente con un arcinoto personaggio shakespeariano, trattandolo come fosse realmente esistito. In fondo i personaggi di Shakespeare sono talmente radicati nel nostro immaginario e nella cultura che non è troppo azzardato dire che sono, a tutti gli effetti, parte della nostra storia.ù
Info e prenotazioni: 3208681011 – info.teatronest@gmail.com
E primme vase tuoie l’aggia avute io
Quando: 17 marzo
Luogo: Ethnos club (Torre del Greco)
Orario: ore 19:00
Interpreti: Lalla Esposito e Antonio Ottaviano, piano
Regia: Lalla Esposito
Note: L’amore di una donna a Viviani attraverso le canzoni, il teatro, la poetica di un genio del 900. Uno spettacolo interamente dedicato ai suoi testi e alle sue composizioni. Un viaggio tra le parole e la vita di Raffaele Viviani. Attore, commediografo, compositore, poeta e scrittore italiano, egli intendeva portare in scena la verità, la miseria, l’ingiustizia, e marchiò le sue sceneggiature e le sue canzoni con una lingua scarna, aspra e tagliente, ben lontana dallo stile che faceva del teatro colto un’esclusiva delle classi più agiate, riuscendo perciò a coniugare contenuti profondi ad una possibilità di fruibilità da parte di tutti.
Dedicare uno spettacolo all’arte di Viviani non è cosa semplice. Può ingannare il fatto che i suoi testi e le sue musiche siano un patrimonio immenso e “popolare”. Nel caso di Viviani, popolare non deve essere considerato un aggettivo che sminuisce la sua genialità, che sta proprio nel trasformare “il popolare in una materia preziosa”. È una materia che Viviani conosce per appartenenza, e attraverso questa restituisce la dignità al popolo. Proprio rispettando questa dignità, l’idea di rappresentazione dello spettacolo sarà essenziale nella sua semplicità, predisposta ad evocare e rivivere i personaggi-anime tratteggiati da Viviani. E così gli scugnizzi-diavoli, i guappi-principi, le prostitute-angeli prenderanno vita.
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Meretrices – Tra le pieghe dell’ipocrisia
Di: Febo Quercia
Quando: 17 marzo
Luogo: Club55 di via Toledo 55
Orario: ore 18:30
Interpreti: Annalisa Direttore, Thayla Orefece, Peppe Romano, Katia Tannoia
Regia: Febo Quercia
Note: A Napoli, oltre alla casa del famosissimo Domenico Mondragone, altri luoghi antichi nascondono, tra le lenzuola dall’antica arte della seduzione, la storia partenopea: Nartea condurrà il pubblico in un antico appartamento sito in un palazzo storico di fine ‘600, per molti anni dimora dell’illustre famiglia dei Medici e tra quelle stanze si animeranno storie e personaggi di una Napoli scabrosa e dimenticata, occultata dai veli delle veneri operanti nel periodo precedente la legge Marlin. Nel 1860, il governo Cavour pubblicò un regolamento sulla prostituzione, che fu esteso a tutte le province annesse al Regno. Emanato per prevenire la riacutizzazione della sifilide nell’esercito piemontese in guerra, questa norma non fu applicata solo a scopi sanitari, tale regolamento rappresentava infatti uno strumento di controllo sulle donne da parte della società. Si autorizzava l’apertura di postriboli di Stato divisi in categorie, tassando il meretricio con imposte da versare nelle casse statali.
«Dopo 61 anni dall’emanazione della legge che stabiliva la chiusura di tutte le case di piacere — racconta l’autore e regista Quercia —, oggi la tematica torna alla ribalta delle cronache, ne ha parlato anche il presidente della Repubblica Mattarella, nel suo intervenuto al Quirinale in occasione della celebrazione della Giornata internazionale della donna, sottolineando con forza il suo no al ripristino delle case chiuse. Ma l’opinione pubblica su questo tema è ancora molto divisa, anche per questo motivo abbiamo deciso di riprendere questo lavoro teatrale, che indaga la Napoli degli anni ’50, dove si trovavano circa 900 case di tolleranza, tra umili lupanare dei Quartieri Spagnoli e bordelli lussuosi di via Toledo. Attraverso la nostra ricostruzione storica, abbiamo scoperto non solo storie di donne di postriboli e meretrici tesserate, ma le storie di Napoli e il volto di un paese che ancora oggi si nasconde tra le lenzuola stropicciate dell’ipocrisia».
Info e prenotazioni: 339 7020849 | 333 3152415