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Con lo spettacolo-concerto “La più lunga ora”, atteso il prossimo sabato e domenica al Nest di San Giovanni a Teduccio, l’attore romano porta in scena i versi del poeta fiorentino, raccontandone l’animo folle e lo spirito viaggiatore.

di Ileana Bonadies

Vinicio Marchioni

Vinicio Marchioni

Con disinvoltura si divide tra cinema, teatro e serie cult, ricoprendo il ruolo di attore e in alcuni casi di regista, ma “La più lunga ora – memorie di Dino Campana” è il primo spettacolo che lo vede impegnato in prima persona anche nel ruolo di autore.
Scritto nel 2018, da allora Vinicio Marchioni lo mette in scena con parsimonia ricavando parentesi preziose in contemporanea con altri lavori (domenica scorsa, ad esempio, è terminata la tournèe di “Uno zio Vanja”), e adesso è pronto a presentarlo agli spettatori del Teatro Nest, che lo ospiterà sabato 23 (ore 21) e domenica 24 marzo (ore 18).
Raggiunto telefonicamente sul set in cui sarà impegnato nelle prossime settimane, ci siamo fatti raccontare la scelta, non banale, di raccontare, accompagnato dalle musiche originali “composte da Rubens Rigillo, il poeta “folle e visionario” Dino Campana, autore dei “Canti Orfici” che pur se rappresentarono il suo unico componimento, molto segnarono la letteratura europea del ‘900.
Da dove nasce l’idea di scrivere, dirigere e quindi interpretare uno spettacolo dedicato ad un  intellettuale come Campana?
Nasce dall’amore per questo poeta, che ho studiato e frequentato moltissimo. E leggendo le varie biografie che sono state scritte su di lui e sulla sua poetica, mi sono reso conto che era molto difficile intuire da dove venisse, quando finisse la realtà sulla sua vita, terminata in manicomio dopo una reclusione di 14 anni, e dove, invece cominciasse la leggenda – si dice sia arrivato fino a Costantinopoli a piedi con una tribù di zingari, si dice di viaggi mitologici in Sud America di cui però, ad un certo punto, si perdono le tracce…  Per cui ciò che mi sono chiesto è come fa un uomo qualsiasi, che ha viaggiato tanto, autore delle pagine più alte della poesia italiana, a sopravvivere e sulla scorta di questi interrogativi ho pensato che la cosa migliore fosse che io provassi a raccontare la sua esistenza se non per altro per non dimenticarlo.
A tal proposito mi piace moltissimo la dichiarazione di Beckett a cui lei a un certo punto ricorre: “Essere è essere percepiti”. L’idea che esistiamo solo se otteniamo il riconoscimento altrui, che valore o disvalore contiene?
La frase di Beckett, secondo me, riguarda proprio il fatto di essere percepiti nel senso di essere guardati da qualcuno: noi esistiamo solo se esistiamo per qualcun altro, ma se quel qualcun altro non ci guarda, non ci chiama, non parla mai con noi è come se non esistessimo. E questa cosa ci dice tantissimo su quanto sia importante l’incontro con un’altra persona, qualsiasi essa sia; quanto sia importante il dialogo, l‘incontro con un altro da sé… e di questi tempi qui bisognerebbe sicuramente ricordarselo.
Dalle memorie di Dino Campana emergerà con forza anche il suo legame, non a lieto fine, con Sibilla Aleramo. Come ha trasposto in scena il loro rapporto tormentato?
Ho cercato di uscire fuori dal cliché che li voleva uniti da un carteggio epistolare meraviglioso da cui è tratto anche il film di Michele Placido con Stefano Accorsi protagonista, perché proprio entrando dentro quel carteggio e studiandolo più approfonditamente, è stato più interessante notare come  in realtà questa storia d’amore si è consumata in soli 4 mesi con una fiammata enorme. In particolare con Milena Mancini abbiamo scoperto che, in realtà, la Aleramo rinunciandovi si è, in qualche modo, salvata la vita sebbene per Campana abbia rappresentato un abbandono enorme. Dunque, nello spettacolo, abbiamo cercato di rievocarlo concentrandoci sul punto di vista esclusivamente di Sibilla.
Leggendo le sue note di regia, c’è un passaggio in cui afferma che non c’è nulla che possa far morire l’istinto alla poesia… come si coniugano questi due concetti: l’istinto e la poesia, appunto?
C’era un mio insegnante all’università che diceva che la poesia è l’unica cosa che rimane ad un essere umano quando ha perduto tutto quanto e questa cosa mi ha sempre colpito perché dimostra che anche nei periodi più oscuri, pensiamo all’Olocausto, al Medioevo o a qualsiasi altra cosa orribile come quelle che stanno succedendo in giro per il mondo, l’essere umano riesce comunque a conservare un’aspirazione verso l’alto. Ed è proprio questo istinto, secondo me, che non farà mai morire la poesia né farà mai dimenticare all’essere umano che ci si può sempre elevare dagli egoismi, dalle brutture, dalla violenza, da tutto quello che mette un essere umano contro un altro essere umano.
Come attore, la scelta di affrontare uno spettacolo del genere come la fa sentire?
Non lo so in realtà, ognuno fa questo mestiere per come lo sente e lo percepisce, per come gli rimbalza sul cuore. Non mi sento coraggioso. Su questo poeta, su questo artista ho studiato tantissimo pertanto mi è venuto naturale portarlo in scena in questa maniera. Gli spettacoli sono sempre il risultato di un processo: questo è uscito fuori così e adesso lo presento sotto forma di lettura interpretata. Del resto è uno spettacolo che negli anni si è trasformato moltissimo e sono anche molto contento di portarlo al pubblico napoletano in un teatro meraviglioso come il Nest che sta facendo un lavoro incredibile sul territorio.
Quindi sui risvolti finali di una messinscena incide molto il luogo ospitante…
Assolutamente si; questo è uno spettacolo che si presta moltissimo ai luoghi più raccolti perché se si ricreasse veramente quella atmosfera di chiusura anche per chi vi assiste, credo ne gioverebbe positivamente la sua fruizione.

Nest – Napoli Est Teatro
Via Bernardino Martirano 17 – San Giovanni a Teduccio, Napoli
contatti: 3208681011 – info.teatronest@gmail.com

SERVIZIO NAVETTA
Partenza da piazza Bovio (Napoli)
Orari: sabato ore 20 – domenica ore 17
ritorno a fine spettacolo a piazza Bovio
prenotazione obbligatoria al numero 333 322 3780
Info: teatronestt@gmail.com – www.compagniateatronest.it

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