I libri: lenti che mettono a fuoco il mondo
Partendo da Pennac, una riflessione sul rapporto che si instaura tra libro e lettore, a tal punto libero e aperto da poter anche essere interrotto improvvisamente senza per questo arrecare danni (né all’uno né all’altro).
di Giuseppe Carotenuto
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni verbi: il verbo amare, il verbo sognare…”
Così ci dice Daniel Pennac nel suo Come un romanzo. E basterebbe questa analogia a capire cosa dovrebbe rappresentare la lettura. Eppure Pennac sente la necessità di spiegarlo ulteriormente con i suoi dieci diritti del lettore.
Vorrei partire da un aneddoto personale, in realtà è più che altro la stessa scena che si ripete: bambini con famiglie che entrano nella mia libreria e si dirigono al reparto bambini. I piccoli spesso entusiasti, cominciano a tirare fuori dagli scaffali ogni genere di libro che attira la loro attenzione, salvo scegliere poi quello che per i genitori è immancabilmente il “libro sbagliato”. Quante volte ho sentito la frase «posa quel coso, prendi un libro vero». I bambini delusi posano le loro scelte e finiscono spesso per uscire dalla libreria, mezz’ora dopo, senza un libro.
Fin qui penso che saremo tutti d’accordo che non c’è miglior modo per allontanare un bambino dalla lettura (in realtà ce ne sono molti come quella di presentare il libro come alternativa alla tv/pc/tablet oppure dare la colpa ai bambini se non amano la lettura ecc.) Ma siamo sicuri che il discorso cambi poi molto per gli adulti?
Abbiamo tutti ascoltato o letto almeno una volta commenti quali “la letteratura rosa è per femminucce”; “nei gialli è bella solo la trama”; “non leggerai mica Fabio Volo?”; “gli unici libri belli sono i classici”. Oppure il modo in cui dobbiamo leggere i libri: “solo cartacei”; “rigorosamente seduti in poltrona” ecc. Questi giudizi finiscono per farci sentire un po’ come quei bambini i cui genitori tentano di imporre le letture.
La lettura (ed ogni lettore lo sa) è un momento troppo personale e intimo, ognuno di noi ha un rapporto con le storie troppo esclusivo per poter essere giudicato. I libri sono come delle lenti che mettono a fuoco il mondo ed ognuno ha bisogno della propria gradazione. Nessuno saprà mai la magia e l’alchimia che avviene tra il lettore e il libro che sta leggendo. Tutto questo non rende solo inutile giudicare le letture altrui ma lo rende profondamente sbagliato.
Richiamando dunque i primi tre diritti del lettore che sono:
- Il diritto di non leggere
- Il diritto di saltare le pagine
- Il diritto di non finire un libro
Scopriamo che per Pennac la relazione con la lettura è una relazione aperta e libera, talmente libera da poter essere interrotta da parte nostra senza nessuna conseguenza.
Spesso si dà troppa importanza ai libri e troppa poca ai lettori, questo è il motivo per cui tante campagne dedicate alla lettura non funzionano. Sono infarcite di paroloni come “la lettura rende liberi”, come se fosse una cosa da fare una sola volta nella vita. Danno la sensazione di celare l’invito ad un club esclusivo di menti eccelse e odore di snobismo.
“Se non ti piace leggere è perché non hai ancora trovato il libro giusto” (J. K. Rowling).
Troppo spesso la distanza tra un lettore ed un non lettore e quella che intercorre tra la mano e il libro giusto sullo scaffale e invece spesso sembra sia quel vuoto incolmabile tra colui che legge i libri giusti e colui che legge i libri sbagliati, tra il bambino che legge il fumetto o quello che legge il classico per ragazzi.
È necessaria una critica serena, pacata, che non contenga livore o sberleffi, che eviti di schernire o di provocare. In una società più che mai polarizzata da tifoserie in ogni campo, dalla politica alla scienza, è necessaria una critica pacifica, che spieghi più che ammonire, che indichi una strada diversa dalle sperticate lodi o dalle brutali bocciature delle recensioni online. Bisogna imparare a parlare della lettura con leggerezza, con gioia e con amore. Il rischio è che i potenziali lettori cerchino interessi altrove, in campi di più facile accesso dove non ci siano persone pronte a giudicare ogni minimo interesse diverso dal loro.
Nessun libro che è stato letto potrà mai considerarsi inutile.