Maximilian Nisi: “Porto in scena il mio folle amore per Shakespeare” [INTERVISTA]
Con lo spettacolo di cui è autore e interprete assoluto, in prima napoletana venerdì 24 maggio, il poliedrico attore si prepara a condurre gli spettatori in un viaggio emozionante lungo i tortuosi percorsi esistenziali dei personaggi nati dalla penna del più grande drammaturgo esistente.
di Ileana Bonadies
Il prossimo 24 maggio, a chiusura della rassegna dedicata al Bardo, “Tutto il mondo è palcoscenico”, curata da Gianmarco Cesario, sarà per la prima volta a Napoli, all’interno dello storico Succorpo della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, il lavoro di Maximilian Nisi che molto sta girando l’Italia. Una vera e propria dichiarazione d’amore per l’autore inglese caposaldo della drammaturgia internazionale, “Shakespeare amore mio” – che vedrà in scena lo stesso Nisi accompagnato all’arpa da Gianluca Rovinello – si prefigge di raccontare non i personaggi delle principali opere shakespiriane, ma le loro personalità, le emozioni che li attraversano, i sentimenti che li scuotono, per un viaggio introspettivo dedicato all’essere umano nella sua caleidoscopica vitalità.
Impegnato nelle prove, abbiamo raggiunto l’attore e regista originario di Faenza, formatosi sotto la guida di due maestri d’eccezione come Giorgio Strehler e Luca Ronconi, per farci raccontare di più sullo spettacolo, la sua poetica e la città che fra qualche giorno lo accoglierà.
Con “Shakespeare amore mio” ha scelto di raccontare l’aspetto emozionale ed esistenziale dei personaggi del Bardo. Da dove è partito e quale filo conduttore ha seguito?
Nessun filo conduttore né riferimenti cronologici. Nessuno conosce con precisione l’ordine con cui il grande Bardo scrisse, pubblicò e rappresentò le sue opere. La mia scelta è stata casuale. Ho preso però ispirazione dalle parole di Jaques, il malinconico ed enigmatico Jaques del ‘Come vi piace’, che nel suo famoso monologo racconta l’intero arco della vicenda umana, dividendola in sette età: infanzia, giovinezza, diverse fasi della maturità e vecchiaia.
Ho privilegiato alcune opere a scapito di altre, non meno belle, che a malincuore ho dovuto per il momento tralasciare. Shakespeare è un autore immenso, non solo per la qualità della sua incomparabile opera ma anche per l’ingente quantità di drammi che scrisse, drammi che fortunatamente, quasi tutti, sono giunti a noi. È un autore ricco, sontuoso, vario ed è per questo che potrò raccontarne solo una parte, ma sto già lavorando ad un secondo recital, perché considero Shakespeare il più grande drammaturgo di tutti i tempi e voglio continuare a studiarlo.
Da attore quali di loro l’affascina maggiormente e per quale aspetto della personalità di entrambi (sua e del personaggio)?
Trovo affascinanti moltissimi suoi personaggi. Ci sono quasi cento protagonisti e seicento personaggi secondari nelle sue opere, tutti molto intriganti dal punto di vista interpretativo. Re, mendicanti, matti, eroi, mostri, spiriti dell’aria e molto, molto di più. Sono tutte creature vive, reali, compatte. Personalità forti, definite, sempre dinamiche, con passioni travolgenti e coscienze in divenire. Non personaggi ma persone. Mi ritrovo certamente in Amleto, in Mercuzio, in Otello, in Romeo, in Macbeth, persino nel vecchio Prospero. Ho le loro ansie, le stesse aspettative, le medesime malinconie.
La modernità del drammaturgo inglese in tre parole-chiave?
Vivacità. Libertà. Potenza.
La vivacità è culturale. Il teatro di Shakespeare è ricco di conoscenze. Pensa ai riferimenti politici, medici, militari, giuridici. Ha raccontato gli usi e costumi di popoli stranieri, di civiltà antiche. Ha celebrato perfettamente la vita di corti sconosciute. La sua immaginazione è ricca, esuberante.
La libertà è del pensiero. La lettura della sue opere sollazza la mente e spalanca il cevello.
La potenza è nella sua straordinaria capacità di osservazione.
È stato un fenomeno, un poeta dalla parola intensa, a volte complessa, ma sempre autorevole. Un filosofo dal pensiero cangiante. Un narratore di vita. Uno specchio che ha riflesso non solo la superficie, ma anche la profondità di cose e persone.
Quando si appresta alla lettura/scrittura di un testo, quale la prima cosa che ricerca e che cerca di preservare fino alla fine?
La comprensibilità, ma mai a scapito della poesia. Mi spiego: teatralmente sono democratico, credo che il pubblico debba capire ed essere parte integrante ed attiva di un dialogo. Ma credo anche che il teatro non debba essere cattedratico, non è una lezione insomma e sinceramente non penso che sia necessario comprendere sempre tutto. Ci sono immagini, sensazioni, colori, passioni impalpabili molto affascinanti da raccontare.
Quello del 24 maggio a Napoli sarà un debutto assoluto: artisticamente cosa rappresenta la città e quali suggestioni le suggerisce?
Napoli è una città magica, misteriosa, frivola, nevrotica, raffinata, eccitante, incantevole. È il luogo giusto per accogliere un autore come Shakespeare. Napoli e il grande Bardo un po’ si assomigliano. Entrambi sono unici, irripetibili e colmi di vita.
Chi è Shakespeare per Lei?
Un amico fedele che sa come consolarmi. Adoro la sua compagnia.
“Shakespeare amore mio”
Venerdì 24 maggio, ore 20.30
Real Casa dell’Annunziata Maggiore, Succorpo Vanvitelliano, via Annunziata 34 – Napoli
Ingresso: € 12,00
Info e prenotazioni: 3518208559