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In scena, al termine di un lungo percorso-laboratorio condotto dal drammaturgo e regista torinese, gli studenti de IlFalcone Teatro Universitario di Genova, voce e corpo di una trama leggendaria.

di Angela Zinno

Foto di scena

Foto di scena

Sabato 25 maggio, nel suggestivo Albergo dei Poveri di Genova, si è tenuta la dimostrazione attiva, aperta al pubblico, del laboratorio “Stare” di Gabriele Vacis, con gli studenti de IlFalcone – Teatro Universitario di Genova, con la collaborazione della Compagnia di Piccolo Canto e le guide dell’Istituto di Pratiche Teatrali per la cura della persona.
Quattro sessioni aperte, dalle 16 alle 20 allo scoccare di ogni ora. Quattro momenti “in divenire”, fase ultima di un percorso durato dodici incontri; un progetto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco, con Carlo Cusanno, Chiara Gistri, Gios Saccotelli e diciotto studenti dell’Università di Genova che seguono attivamente le attività del nuovo Teatro Universitario.
Non uno spettacolo, ma un momento di condivisione, di scambio. Il risultato di un laboratorio sull’esserci, “Stare” appunto; stare con gli altri, essere presenti a sé stessi. “Awareness”, come lo stesso Vacis spiega al folto pubblico che assiste alla dimostrazione. Coscienza di sé e di cosa si ha intorno, attraverso una pratica di attenzione, osservazione e ascolto che il regista definisce “schiera” e attraverso cui si è sviluppato il lavoro degli studenti.
Il tema di fondo è la leggendaria “La Crociata dei Bambini” di cui si narra nell’omonimo libro di Marcel Schwob, condotta da due gruppi di bambini partiti da Francia e Germania alla volta del riscatto della Terra Santa, nel 1212, che andranno incontro ad una disastrosa fine.
Nelle quattro sessioni, gli spettatori, accompagnati a sedere nella Chiesa dell’Albergo dei Poveri dagli stessi studenti, assistono all’emergere delle tracce di questa leggenda, attraverso i racconti dei giovani guidati da Vacis in presa diretta, in una improvvisazione continua nella quale ogni atto produce il successivo.
Un fluire perenne di corpi, voci, canto. Un lavoro corale; unico il passo, unica la voce. La vocalità assume d’improvviso l’armonia del canto, improvvisato, costruito al momento, suggerito dal respiro comune, dall’attenzione e dall’ascolto, presupposto sul quale si basa lo studio e il lavoro della Compagnia di Piccolo Canto.

Gabriele Vacis

Gabriele Vacis

E quando non è voce, è corpo; non un “mucchio”, come lo stesso Vacis spiega, ma un corpo privo di superfluo; uno stormo vivo in cui ognuno sa di sé stesso e degli altri. Un movimento unisono e condiviso in simultaneità, condotto di volta in volta da una “guida” che scompare nel momento stesso in cui il respiro comune si unifica, e avviene l’espressione del concreto “Stare”.
Pochissimi gli elementi scenografici; lunghi elastici tirati da due schiere all’inverosimile, a rappresentare quel mare affrontato dai bambini crociati, che li avvolgerà inghiottendone le vite; lunghe aste, come croci alte e sintonia d’intenti; e ancora enormi, leggeri e presenti bolle bianche, palloncini giganteschi, non tanto condotti quanto sorretti dalle mani che bastano, accompagnati nel loro percorso soltanto dalle presenze necessarie, coinvolgendo tra tutte, anche quelle dei bambini presenti in sala.
Un tappeto sonoro anch’esso non programmato, guidato dalla scena e tuttavia guida stessa della scena, in continuo equilibrio di scambio, senza travalicare, restando in pieno nel concetto della dimostrazione stessa: armonia in divenire, respiro comune, attenzione e cura.

Una proposta d’ascolto, un interagire tra pubblico e noi partecipanti” Federico, 22 anni;
Un laboratorio aperto in cui siamo tutti, stiamo tutti” Alessandra, 23 anni;
Un piccolo miracolo; con questa esperienza ci stiamo abituando alla bellezza del necessario, a togliere tutto ciò che è superfluo, tutto ciò che non serve”, Ian 23 anni;

Un momento di vera condivisione, un teatro, quello di Vacis che insegna a capire dove si è, con chi si è. Una esperienza di trasmissione di consapevolezza, attraverso la pratica di chi la vive agendo sulla scena, mutuata dalla testimonianza acquisita di chi la vive assistendo al suo divenire.

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