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Direttore artistico, regista, drammaturgo e con la voglia di mettersi sempre in gioco e scoprire nuovi linguaggi, Meola riceve in Spagna il prestigioso riconoscimento e si appresta a inaugurare l’ottava edizione di Teatro alla Deriva.

di Gabriella Galbiati

La consegna della pergamena

La consegna della pergamena

Pronta a prendere il via domenica 7 luglio l’ottava edizione di Teatro alla Deriva, una rassegna unica nel suo genere in cui gli spettacoli vanno in scena su di una zattera galleggiante sull’acqua costruita appositamente e posizionata all’interno del laghetto circolare delle Terme Stufe di Nerone. La manifestazione è stata ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne firma la direzione artistica per il settimo anno.
Ma proprio Meola, nell’ultimo periodo, è stato protagonista anche di un’altra importante iniziativa di cui vi raccontiamo nell’intervista che segue:
Recentemente a Barcellona le è stato conferito un prestigioso riconoscimento. Ci può spiegare di cosa si tratta e da chi lo ha ricevuto? 
Lo IAB, Institute of the Arts Barcelona, è un’università internazionale dello spettacolo con diversi corsi di laurea (recitazione, canto, danza, musical theatre, ecc.), con professori e studenti provenienti da tutte le parti del mondo. Ogni anno assegnano una o più ‘Honorary Fellowship’, una sorta di laurea Honoris Causa, che viene data a chi contribuisce alla crescita delle Arti Performative. Io sono stato invitato a tenere delle Masterclass negli ultimi due anni accademici e questo ha permesso loro di conoscere da vicino il mio modo di lavorare e di prendere visione in profondità del mio percorso artistico e professionale.
C’è qualcuno che ha proposto la sua candidatura e quale è stata la motivazione? 
La pattuglia di professori italiani allo IAB è una pattuglia tutta campana. Stefano Rosato (danza), Valentina Temussi (movimento corporeo), Mirko D’Agostino (musica) e soprattutto Armando Rotondi (che è anche il capo dipartimento dei Master di recitazione e danza), che è poi il docente che mi ha invitato a tenere le masterclass, sono tutti napoletani o comunque campani. È  molto preparata e tenuta in ottima considerazione. Il professor Rotondi mi ha proposto in una rosa di personalità che poi il board dell’Istituto ha valutato, scegliendo me ed Andrew McKinnon (grande regista e direttore artistico scozzese) per le Honorary Fellowship di quest’anno.
In Italia, in particolare a Napoli sua città natale, le hanno mai assegnato un premio dello stesso valore?
Non credo esista, in Italia, un equivalente dell’onorificenza in questione. Si può paragonarla alla laurea Honoris Causa che però, per ora, nessuno si è ancora sognato di assegnarmi.Ma mai dire mai, no?

Il discorso di ringraziamento

Il discorso di ringraziamento

Che cosa ha provato alla consegna del premio e a chi ha pensato al momento del discorso? 
È sempre molto, molto bello essere tenuto in considerazione e premiato per la propria attività e per quello che si dimostra di saper fare e io sono molto grato a chi ha questo tipo di attenzione nei miei confronti. Il mio discorso di ringraziamento è stato poi sostanzialmente rivolto ai ‘graduants’, agli appena laureati ai quali ho suggerito di puntare sempre e comunque sullo studio, sulla curiosità, sul non ritenere che esista una sola verità, sul provare ad avere una mentalità aperta e inclusiva.
Quali altri traguardi si prefigge di raggiungere nella sua carriera di drammaturgo e regista? 
I traguardi devono essere sempre tanti, non bisogna mai pensarsi arrivati. Per quanto mi riguarda, ne ho talmente tanti che è davvero difficile elencarli. Di sicuro, il traguardo principale è provare incessantemente a non ripetersi, a continuare un proprio percorso di ricerca che, nel teatro, è vitale. E allo stesso tempo guardarsi sempre attorno, percepire l’altro che nasce e vive attorno a noi.
Come regista mi interessa lavorare su registri differenti e con tipologie differenti di attori e performer. Mi interesserebbe molto collaborare da un lato con qualche grandissimo nome nazionale o anche internazionale, dall’altro mi piace immaginare l’idea di un progetto con dei danzatori e anche, in un futuro prossimo, con dei musicisti che sappiano accoppiare l’elettronica all’analogico.
Come drammaturgo, dopo l’ultimo testo quasi tutto in versi (“Il Bambino con la Bicicletta Rossa”), un esperimento che mi ha impegnato molto ma anche divertito e stimolato tanto, mi  interessa particolarmente riuscire ad esportare il mio teatro, contaminarlo con drammaturgie e regie estere.

Il pubblico dei Teatro alla deriva

Il pubblico dei Teatro alla deriva

Prossimamente sarà impegnato come direttore artistico per Teatro alla Deriva. Quale la sua particolarità e come nasce? 
La rassegna – unica in Italia perché gli attori recitano su una zattera galleggiante posta all’interno di un laghetto circolare all’interno della struttura- nasce da uno scambio di opinioni tra me ed Ernesto Colutta, uno dei gestori della struttura. Si discuteva di una scenografia di uno spettacolo che stavo per dirigere e di come immaginavo, per quei personaggi, una sorta di isolamento, spirituale e materiale. Ernesto portò questo scambio di opinioni alle estreme conseguenze, creando materialmente la zattera e mettendola in acqua.
Ho il privilegio di poterla dirigere da sette anni e ne sono molto felice perché ho programmato tante compagnie in ascesa e tanti artisti affermati ma pronti a misurarsi anche in contesti più contenuti e questo fa di TEATRO alla DERIVA una rassegna ambita, per la quale si propongono in tanti.
Quali sono le novità e gli spettacoli di quest’anno?
La novità principale è che per la prima volta in sette anni ho inserito un mio spettacolo nel cartellone. Ma “TRE. Le Sorelle Prozorov”, il mio/nostro Cechov rivisto e rivisitato con tre sole attrici in scena e nessun oggetto di scenografia (in scena il 21 Luglio), si prestava davvero troppo al senso di isolamento, e scollegamento da tutto, che la zattera promana, per non essere preso in considerazione. Gli altri spettacoli non sono da meno. Andiamo da ‘Chiromantica Ode Telefonica agli Abbandonati Amori‘ (7 Luglio, diretto e interpretato da Roberto Solofria e Sergio Del Prete), ambientato in un non-luogo nel quale le parole di Patroni Griffi, Ruccello, Moscato e altri si alternano e risuonano in maniera ambigua ma viva a ‘Il Viaggio di Nabil‘ (14 Luglio, regia Stefano Amatucci, con Ivan Boragine, Rosario D’Angelo, Francesco Manisi, Gianluca Pugliese), nel quale abbiamo un’ambientazione praticamente perfetta per la nostra location perché il protagonista affronta un viaggio su uno dei barconi della speranza per arrivare in Europa.
Per finire, il 28 Luglio, avremo ‘L’Ammore nun è Ammore’ con Lino Musella (attore pluripremiato, recentemente diretto da Jan Fabre) e i sonetti di Shakespeare tradotti, e traditi, in napoletano da Dario Jacobelli, scomparso prematuramente. Si tratta di un lavoro ipnotico durante il quale avverrà un qualcosa mai avveratosi prima sulla nostra zattera. Ma questo lo scopriranno solo le persone che saranno con noi quella sera.
In base a quale criterio sceglie gli spettacoli? 
Devo vederli di persona e mi devono piacere, mi devono colpire. Oltre ad avere, chiaramente, delle caratteristiche tali da permetterne la messinscena su una zattera di 6 metri per 4.
Perché consiglia al pubblico di seguire Teatro alla Deriva? 
Si tratta di una location davvero particolare e unica che regala suggestioni. E gli spettacoli che invito hanno tutti un’anima altrettanto particolare e unica.
Il fatto che il pubblico sia costantemente aumentato negli anni ci ha fatto capire che siamo stati in grado, finora, di creare una piccola magia che, ci auguriamo, continuerà ad essere premiata dall’attenzione e dalla presenza di un pubblico attento e curioso.

 
Terme Stufe di Nerone
via Stufe di Nerone n. 37, Bacoli – NA
giorni e orari: 7 luglio | 14 luglio | 21 luglio | 28 luglio – ore 21:30
Info e prenotazioni: infoteatroalladeriva@gmail.com – 081 868 8006
Per maggiori info: https://www.termestufedinerone.it/it/teatro-alla-deriva.html

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