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“Fusion” come un modo di stare, come uno stile musicale, come una filosofia di vita, e col suo nuovo album il percussionista napoletano lo dimostra a gran voce, tra il suo inconfondibile sound, il ritmo e l’ironia che lo contraddistingue.

di Ileana Bonadies

Foto Cesare Abbate

Foto Cesare Abbate

Per presentare il suo nuovo album, Ciccio Merolla ci apre letteralmente le porte di casa. La sua. E con lo spirito ospitale che lo contraddistingue, riflesso – del resto – dell’animo accogliente della sua musica, che non conosce confini e attraverso il suono si fa conoscenza continua di culture e popoli, ci introduce alla scoperta di “Sto tutto fusion”, in uscita per l’etichetta indipendente Jesce Sole il prossimo 12 luglio.
Manifesto del suo inconfondibile ritmo, naturale prosecuzione della sua filosofia di vita che metaforicamente mette il tamburo al centro di tutto per il suo potenziale di immediato coinvolgimento, l’album si compone di 10 tracce e spazia da brani strumentali (“Il campanello” e Bedroom”) a pezzi cantati, prevalentemente in lingua napoletana, in cui lo sguardo si rivolge al mondo social imperante di oggi (“Followers”), così come al pensiero di Eraclito incentrato sul concetto di trasformazione e dunque cambiamento (Bolevo veggae); ma anche sull’emarginazione a cui costringe la società moderna sempre più disattenta nei confronti dei deboli e di chi non è omologato alla massa (“Stai fusion”), e sul ruolo dell’artista che rivendica la sua volontà di restare fuori per poter meglio comprendere  quello che accade nel mondo (“Fore”). Ma spazio c’è anche per l’amore, quella cosa ca move nu mutore int’o core e mette in moto n’ata dimensione con la bella “Se chiamma ammore” e l’unico testo interamente scritto in italiano, “Giorno migliore”, e ancora – giocando con l’ironia che caratterizza lo stile di Merolla – per il rito sacro legato alla preparazione del casatiello che adattando in lingua napoletana  “Mustt Mustt” di Nusrat Fateh Ali Khan, diventa pretesto per affermare quella che è la poetica del percussionista napoletano, ovvero la necessaria contaminazione tra lingue, storie, tradizioni differenti e lontane, per una totale osmosi che partendo dal vicolo si espande nel mondo e non conosce discriminazione né pregiudizio (“Mpasta”).
Infine, con “A tempo” una dedica al brasiliano Nanà Vasconcelos, suo riferimento giovanile da cui tutto ebbe inizio, prima di incontrare ulteriori maestri che rappresentarono una importante opportunità di crescita nella sua carriera, ovvero Enzo Gragnaniello, con il quale per anni ha condiviso il palco e i successi, o ancora James Senese, a cui è legato tutt’oggi da stima e amicizia insieme a molti altri rappresentanti del sound più vero e anticonformista della Napoli ombelico dell’universo.

Ora dunque non resta che ascoltarlo live, ma prima lasciamo che sia lo stesso Merolla a raccontarcelo nell’intervista che abbiamo raccolto per voi lettori di QuartaParete:

CREDITS
Composto e arrangiato da: Ciccio Merolla- Piero De Asmundis e Andrea “Oluwong” Esposito
Registrato presso: RR Sound da Piero De Asmundis e Andrea “Oluwong” Esposito
Mixato presso: Ammontone Studio- Napoli da Piero De Asmundis e Andrea “Oluwong” Esposito
Mastering a cura: di Bob Fix
Distribuzione fisica: Goodfellas Roma
Distribuzione digitale: Believe Digitale
Prodotto dalla: Jesce Sole srl
Photo: Riccardo Piccirillo
Progetto grafico: Luca Coppola

Hanno Suonato:
Ciccio Merolla: Percussioni e batteria
Piero De Asmundis: Tastiere e piano
Andrea “Oluwong” Esposito: Programming
Dario Franco: Contrabbasso (Giorno migliore)
Mario Sardella: Chitarra (Giorno migliore)
Gennaro Porcelli: Chitarra (Se chiamma ammore)

Hanno cantato:
Ciccio Merolla
Giuseppe “PeppOh” Sica
Brunella Selo, Annalisa Madonna, Fabiana Martone (Stai fusion)

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