“Leonardo e la colomba”: in scena il sogno di volare
Nell’anniversario della morte del genio di Leonardo da Vinci, debutta al Napoli Teatro Festival Italia 2019 il nuovo lavoro firmato da Ted Keijser, che unisce linguaggi molteplici in una dimensione onirica sospesa tra sogno e realtà.
di Ileana Bonadies
La poesia, portata a teatro, è una cosa semplice.
Semplice come lo stupore che sprigiona, come la magia che crea tutt’intorno, come il divertimento che infonde.
Del resto, di cosa sono fatti i sogni se non di tutto ciò? Che allora la fantasia abbia spazio, che le parole cedano il posto alle acrobazie, che il circo si faccia largo sul palcoscenico e che lo spirito clownesco pervada attori e spettatori.
Signori e signore, è di scena “Leonardo e la colomba”!
A 500 ani dalla scomparsa del più grande genio italiano, studioso e inventore lungimirante, Ted Keijser dirige il lavoro prodotto da Pantakin CircoTeatro, Baracca dei Buffoni, Operaestate Festival di Bassano con il sostegno di Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival, e affida a Laura Bernocchi, Orazio de Rosa, Benoit Roland, Simone Romanò ed Emanuele Pasqualini il compito di incarnare il più longevo desiderio dell’uomo: quello di volare.
E così, sulla scia degli studi e delle emulazioni compiute da Leonardo da Vinci per trasformare l’utopia in realtà, il regista olandese mette in scena per la prima volta, nell’ambito del NTFI 2019 (che lo ha ospitato il 30 giugno e il 1 luglio al Teatro Trianon-Viviani), una storia bizzarra quanto felice, che senza distinzione si rivolge a un pubblico di ogni età, regalando emozioni non scontate. Emozioni “leggere” come il battito d’ali di una colomba, colorate come un tendone circense sotto il quale tutto può accadere, da fiato sospeso come gli acrobatici volteggi sollevati da terra fatti attraverso l’ausilio di tendaggi elastici, mentre col naso all’insù si perde ogni cognizione del tempo e per un’ora e più ci si ritrova come in una bolla magica, a seguire le imprese del testardo Leonardo da Mirano (si, proprio da vicino Venezia) che col sostegno della sua prima fan, sua madre, di suo zio Orazio da Napoli e del migliore amico Simone riuscirà, finalmente, a portare a termine quanto intensamente auspicato dal suo celebre omonimo.
Frutto, dunque, di una riuscitissima commistione che unisce teatro, tecniche acrobatiche, manipolazione, “Leonardo e la colomba” è si un omaggio a all’ingegno dell’uomo e dello scienziato, volto emblematico del Rinascimento, ma anche la prova che a teatro vale ancora la pena sognare e far sognare, con la bravura di chi è maestro nel campo e che al disincanto lascia il compito, non banale, di raccontare una storia. Di celebrare un anniversario in nessuna forma didascalica, ma cogliendone l’essenza; di giocare con la creatività attraverso l’ausilio di strumenti di uso quotidiano pronti ad assumere nuove sembianze e finalità. Mentre l’equilibrio apparentemente precario su cui tutto poggia (e a cui la stessa scenografia in costruzione allude, tra drappi che pendono e oggetti posizionati a prima vista alla rinfusa), in realtà è specchio di forza e precisione, di abilità e allenamento, di esperienza e ricerca.
Qualità possedute ed esplorate da Pantakin CircoTeatro da oltre 20 anni e, per l’occasione, condivise con la compagnia di Arzano – esperta di teatro di strada e popolare – per il supporto logistico e organizzativo.
Perché se è vero che alzandosi in cielo è più facile farsi male cadendo, è altrettanto vero che provarci ne varrà la pena sempre. E che, si sia sognatori a Vinci, Mirano o ovunque nel mondo, ciò che conta davvero è non smettere di credere nell’impossibile; così come uno spettacolo brillante come quello di Keijser insegna bene, raccogliendo meritati consensi e applausi.