Quando la lettura diventa una trasgressione… [LIBRI]
Napoli, una montagna di libri e l’amicizia tra due donne al centro del romanzo di Antonella Cilento “Non leggerai”, pubblicato da Giunti.
di Luca Signorini
E pensare che proprio lui, che aveva passato una vita intera a scrivere, predicava la pericolosità del libro. Proprio lui, il Maestro Primo di tutti i filosofi e di tutti i pensatori e di tutti gli scrittori, i cui libri sono stati copiati, trascritti, tradotti per millenni dalle genti d’ogni dove e d’ogni tempo, puntava l’indice sul furto della nostra memoria perpetrato ed agito con tremendo successo dal libro.
Non partecipiamo affettivamente di ciò che facciamo o ciò che diciamo: affidiamo le nostre passioni e la nostra memoria ad un oggetto. Questo rendeva il libro, secondo Platone, pericoloso.
Oggi diciamo: la memoria del computer.
Voglio andare controcorrente. Voglio dire cose diverse da quelle che ho letto in tante belle e meritate recensioni di Non leggerai di Antonella Cilento, edito da Giunti. Voglio distinguermi, anche perché è più divertente, e dico: questo non è un libro per ragazzi. O non particolarmente pensato per loro. Questo è un libro soprattutto per gente matura e stagionata, per persone che abbiano compiuto i 60, per tutte quelle persone che, come me, hanno uno sfolgorante futuro alle spalle.
E non voglio parlare di Bulgakov, Austen e tutto il ben di Dio, nutrimento dell’anima, che si integra nella trama di Non leggerai entrando e uscendo come in un ricamo tessuto con ago e filo. Solo un nome, che scelgo io arbitrariamente e che non compare in questo splendido romanzo: Platone.
In Non leggerai c’è la caverna dell’anima, la caverna dell’ignoranza dalla quale si deve uscire. Come quella, descritta da Platone, abitata da uomini che pensavano che le ombre proiettate su una parete da un fuoco acceso fossero il mondo vero. E c’è un mondo orribile, come quello che Platone combatteva con la sua filosofia e che nel libro della Cilento viene combattuto con letture consumate di nascosto, perché leggere libri è vietato.
C’è il viaggio dentro e fuori di sé che inevitabilmente i protagonisti del romanzo affrontano con coraggio, sfidando tutto e tutti. Come il viaggio che spinse Platone, ormai anziano, ad affrontarne uno assai pericoloso a Siracusa solo perché un regnante voleva incontrarlo e lui sperava che i filosofi divenissero regnanti, e viceversa.
C’è la forza del dialogo, che nel libro della Cilento è alimentato da letture ardenti e clandestine. La letteratura provocherà i profondi interrogativi sul nostro stare al mondo, a che scopo, e perché sentiamo nell’anima ciò che sentiamo. Domande che si rimbalzano tra loro i giovanissimi protagonisti, nella loro crescita ed affrancamento dalle tenebre della spelonca nella quale vivono. C’è il fuoco dell’amore.
Perché dico che questo è un libro soprattutto per i sessantenni? Perché sono proprio loro, i cosiddetti anziani, che soffrono di più per la perdita della memoria. Non la loro memoria: quella dei giovani. Soffrono per la deriva giovanile verso l’inconsapevolezza. Oggi, quasi come nel futuro dipinto dalla Cilento, si osteggia la lettura, si osteggia la cultura. Di questa tragedia sono gli anziani a rendersi conto. Prossimi alla pensione, all’uscita silenziosa dalla produzione (di cosa?) rimangono gli unici depositari di esperienze che non sono tramandate né oralmente – non si parla più, si twitta – né attraverso i libri – non si legge, se non le poche righe di un tweet. Sono loro che soffrono, che si sentono soli. Loro che dalla caverna sono usciti tanto tempo fa e che assistono, dall’uscio petroso di quella caverna, al moltiplicarsi di uomini e donne che continuano a credere che il mondo sia fatto di ombre riflesse su una parete.
La Cilento mostra un futuro che è già presente e contro il quale bisogna resistere, come fanno le ragazze del suo libro. Le donne, in Non leggerai, sono le prime rivoluzionarie; leggono libri sfidando i governanti.
Tutto questo a Napoli, ovviamente: la città che non ha mai amato il Potere.
*Luca Signorini, scrittore, musicista e compositore, è Primo violoncello del Teatro San Carlo di Napoli e docente al Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento