“Recensione impossibile” di uno spettacolo che non esiste #2
In risposta alla chiusura dei teatri in tempo di epidemia, grazie alla penna arguta di Giulio Baffi, continua la rubrica dedicata alla scrittura di critiche a messinscene che non ci sono. Ad ognuno la possibilità di immaginarne i dettagli e di sostituire le XXXXX con i nomi di chi si preferisce.
di Giulio Baffi
L’arena multicolore che XXXXX ha realizzato per dare spazio al gioco velocissimo degli attori, ricorda e dilata la memoria di un circo o sembra l’abside di una grande chiesa pronta per una cerimonia importante. Niente di tutto questo. Dentro lo spazio della scena il pubblico si colloca in una distribuzione asimmetrica, forse illogica, che non tiene in alcun conto l’abituale rapporto ordinato, per molti necessario, tra attore e spettatore. Salta la logica, saltano fin dall’ingresso nel teatro XXXXX, le “regole” perché ci si spingerà in un impensabile territorio d’imprevedibile comicità. La scrittura di XXXXX questa volta porterà lo spettatore in un percorso che lega impensabilmente un passato remoto del teatro con temperature più recenti ed irresistibilmente comiche del nostro oggi.
C’è modo e modo di fare ridere, il tempo del teatro è stato segnato con forza dai “comici” che di epoca in epoca hanno fatto della loro difficile scelta un percorso a volte raffinato e “di testa”, a volte più popolare per qualcuno che ha preferito lasciarsi andare scivolando anche verso il lazzo plebeo che può anche funzionare bene come presa immediata ed applauso senza sorpresa. La barzelletta ha dato forza e celebrità a grandi comici consacrati da quello che un tempo si chiamava il “piccolo schermo”. Il gesto indovinato e inconsueto ha dato carattere mitico a qualche comico “di razza”. Lo spettacolo che XXXXX ha presentato con la sua compagnia di giovani attori al Teatro XXXXX ha il gusto per me straordinario del paradosso e contemporaneamente ha l’importanza di una grande lezione di teatro della comicità, costruita non sullo sberleffo ma sullo smontaggio e rimontaggio, in inconsuete soluzioni di sintassi, delle cronache parlamentari di giorni piuttosto recenti. Niente è tanto comico come il percorso impossibile della logica che s’impenna per rompere ogni regola codificata e si precipita invece a capofitto verso un esercizio della parola e del gesto non combacianti o paralleli, ma che invece procedono per percorsi differenti, eppure si sommano creando una situazione impensabile per fare vivere i personaggi coinvolti nella messa in scena. Così alla prima napoletana di XXXXX, ieri sera il pubblico che rimaneva spiazzato dallo spettacolo di XXXXX ha ritrovato il gusto antico della farsa di derivazione plautina, inventata però e collocata in una situazione del tutto originale. Il meccanismo della scrittura di XXXXX è efficace nella sostituzione degli interventi delle “divinità” più impertinenti con quelli di politici dei nostri giorni come per un puzzle paradossale ricostruito a casaccio. A loro XXXXX affida gli impicci da sommare ai danni provocati non più da un popolo impertinente nel disobbedire all’ordine di un Olimpo in subbuglio per impreviste ed incontrollate passioni “terrene”. Solo che quegli impicci XXXXX li colloca nel bel mezzo del “palazzo”, tra le aule di Montecitorio e gli uffici dei vari capigruppo o capicorrente. C’è da ridere, e molto, ascoltando come battute scaricate a raffica, come in un delirio da “fuorionda” televisivo, le cronache impertinenti di verità tenute nemmeno troppo nascoste nel quotidiano impazzare del dispettoso procedere politico dei partiti. XXXXX domina la scena con una nevrastenica deformazione di realtà portate all’eccesso e nemmeno troppo nascoste nella cronaca delle “sconvenienze” parlamentari. Con gli altri cinque protagonisti, tre attrici XXXXX, XXXXXX e XXXXXXX, dotate di grazia e vivacità in perfetto equilibrio con la solidità delle invenzioni degli altri due attori, XXXXXX e XXXXX in triplice coppia a giocare le sorprendenti partite paradossali che, nei ritmi e nelle situazioni, ricordano il teatro del primo Dario Fo quando, in coppia con la sublime e bellissima Franca Rame, costruiva impossibili inseguimenti mozzafiato logici e fisici. Così è stato travolgente il successo alla “prima nazionale assoluta”.
Cosa che in questi giorni di opprimenti percorsi “malati” è sembrata a tutti una occasione eccellente di riconquista, almeno mentale, degli spazi forzatamente, e necessariamente, occupati dalle cronache mediche internazionali.