Positano Teatro Festival: tre serate di successo per la rassegna in costiera [VIDEOINTERVISTE]
Si è adattata alle disposizioni correnti anticontagio ma non si è fermata la kermesse diretta da Gerardo D’Andrea che da Viviani a Moscato passando per le memorie del conte Boniface de Castellane, per la sua edizione 2020, ha messo al centro della scena la parola e premiato protagonisti indiscussi del teatro italiano.
di Ileana Bonadies
Ha avuto inizio con un commosso applauso al talento di Franca Valeri la terza e ultima serata del Positano Teatro Festival, giunto alla sua XVII edizione, svoltasi domenica 9 agosto.
Diretto da Gerardo D’Andrea, instancabile curatore della rassegna sin dai suoi inizi, il Festival si è quanto mai dimostrato una scommessa vinta, non scontata, che pur se modificata nella sua abituale struttura per le esigenze imposte dalla pandemia, ha confermato la sua vocazione di finestra versatile e trasversale sul teatro e i suoi protagonisti. Con attenzione alle proposte più giovani e legate al contemporaneo, ma anche ai testi e agli autori che hanno lasciato un insindacabile segno nella storia della drammaturgia italiana.
Con una programmazione di più breve durata e non più itinerante ma interamente ospitata nell’Anfiteatro di Piazza dei Racconti, col supporto convinto dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Michele De Lucia, la rassegna ha ospitato tre spettacoli di prosa e musica, in cui rilevante è stato il ruolo assunto dalla parola, quanto mai centrale nella sua profonda essenzialità.
E così, se con Antonella Morea e “Don Rafele, ‘a Zucconas e Bammenella” sono stati i versi di Viviani a prendere forma il 7 agosto per l’inaugurazione, cuciti insieme da Delia Morea e musicati dall’ensemble musicale guidata dal maestro Mariano Bellopede al pianoforte, con Franco Ponzo alla chitarra e Gianluca Mirra alla batteria e le percussioni, è “Ritornanti” di e con Enzo Moscato, affiancato da Giuseppe Affinito, il giorno successivo, a impreziosire ancora il cartellone che a distanza di 20 anni torna a ospitare il lavoro scritto dal drammaturgo napoletano incentrato su Napoli, la sua lingua, il suo fascino carnale quanto etereo.
A chiudere la tre giorni, il monologo scritto, diretto e interpretato da Roberto Azzurro, accompagnato al piano dal M° Matteo Cocca, “L’arte di Bonì”, dal libro di memorie del conte Boniface de Castellane che a ritroso ripercorre la sua vita. Ormai vecchio e malato, colui che era stato definito il “Re di Parigi”, in frack ma su una sedia a rotelle, ricorda il lusso in cui ha vissuto, il matrimonio di convenienza con l’ereditiera americana Anna Gould, gli eventi cruciali della Storia con cui si è trovato a fare i conti, le amicizie illustri e poi la crisi, la decadenza, la fine di tutto. E nel farlo il suo alter ego Azzurro è in grado, con la maestria collaudata che lo contraddistingue, di riprodurne il sarcasmo, l’alterigia, la solitudine con semplici dettagli, legati al tono di voce pronto a modularsi diversamente di volta in volta, o a una movenza, o ancora a uno sguardo, senza che null’altro sulla scena intervenga a enfatizzare le varie fasi del racconto, ma lasciando che siano solo le note del pianoforte bianco, sullo sfondo, a tratteggiare con elegante efficacia gli stati d’animo. A dar loro colore e profondità.
Mentre le regole per diventare un “povero ad arte”, snocciolate in punti che interrompono la narrazione cronologica, sembrano lanciare richiami perfettamente adattabili anche al tempo presente, e trovare appiglio in chi pur se privo di mezzi materiali non rinuncia, oggi come allora, ad essere se stesso, qualunque sia il suo ruolo in società.
Immancabile, infine, anche in questa edizione così eccezionale, il riconoscimento dei due premi distintivi del Positano Teatro Festival, ovvero il Premio Annibale Ruccello 2020 consegnato all’attore Mariano Rigillo con la seguente motivazione “A un artista e maestro della scena nella cui carriera si sono felicemente congiunti e intrecciati la raffinata ricerca culturale, la versatilità del grande attore e l’umanità del mentore che infonde fiducia e tramanda esperienza”; e il premio Pistrice Città di Positano quest’anno assegnato ai fratelli Gabriele e Daniele Russo per il lavoro condotto su “Le cinque rose di Jennifer” di Ruccello (e pronto a tornare in scena la prossima stagione al Teatro Bellini), in qualità rispettivamente di regista – “Per aver utilizzato in maniera filologicamente appropriata testo e sottotesti di uno dei più profondi copioni concepiti dal genio di Annibale Ruccello, per un disegno registico ineccepibile ed originale, immergendolo in una inquietante e drammatica contemporaneità” –, e interprete – “Per aver espresso il dramma di Jennifer, a cui ha donato umanità, dolore, ed ironia, senza mai cadere nel facile e scontato luogo comune, riuscendo a rendere visibili i fantasmi della sua vita devastata dall’inguaribile male di vivere”.
Di seguito, le interviste – con i contributi video a cura di Salvatore De Blasio – al direttore artistico D’Andrea, al sindaco di Positano De Lucia e ai fratelli Russo.